Il centrosinistra umbro bersaniano, poi ritrovatosi renziano più per opportunità che per adesione al turbo-riformismo del rottamatore toscano, svolta ancora a sinistra, premiando la linea di Nicola Zingaretti. Il governatore del Lazio ha raccolto il 65% dei voti degli oltre 30mila elettori e simpatizzanti che si sono recati alle urne. Con il suo più accreditato avversario, l’ex segretario Maurizio Martina, che si è fermato intorno al 21%. Staccando non di molto il duo Giachetti-Ascani, a quota 15%.
Un risultato che nella lista di Zingaretti consente di portare all’Assemblea nazionale 11 delegati sui 17 posti riservati all’Umbria. Sulla scia del nuovo segretario nazionale promossi Tommaso Bori, Valeria Cardinali, Stefano Coppetti e Cristina Tufo (Perugia 1), Giovanni Patriarchi, Catia Massetti, Daniele Benedetti e Morena Bigini (Perugia 2), Fabio Paparelli, Martina Mescolini e Francesco De Rebotti nel Ternano. A Terni città, poi, Zingaretti è andato oltre la media regionale, superando il 69% dei consensi. Due punti percentuali in meno rispetto a Perugia città.
E intorno al capoluogo regionale si è giocato il derby fra due generazioni (non solo per l’età) di martiniani: il renziano doc Marco Vinicio Guasticchi e la pasionaria del Trasimeno, fedelissima di Martina non da ieri, Alessia Dorillo. L’ha spuntata quest’ultima, che va a Roma come capolista di “Fianco a fianco. Martina segretario”. Un segnale di cui ricordarsi tra un anno, considerando che con Martina si sono schierati i big del partito umbro, a cominciare dalla governatrice Catiuscia Marini.
Con lei, sponda Martina, l’assessore regionale Luca Barberini e Wladimiro Orsini a Terni. Secondo posto per la lista di Giachetti nel collegio Perugia 2, da dove partiranno Andrea Vannini e Francesca Vagniluca. A loro si aggiunge Ilaria Pula dal collegio Perugia 1, mentre nel Ternano i seguaci del romano Giachetti non sono pervenuti. Anna Ascani ha raccolto poco nella sua Umbria, dove tra i compagni di partito sono più le invidie per la sua folgorante ascesa nell’era renziana che gli apprezzamenti per il lavoro svolto a Roma.
A dicembre era stato detto che sulle primarie per la scelta del segretario regionale non avrebbero influito le correnti nazionali. Concetto ripetuto, all’inverso, domenica scorsa, prima della chiusura delle urne ed ancor di più quando il risultato è apparso ormai chiaro. Certo, l’elettorato dem appare volatile (e questa è una buona cosa per il Pd, pensando a quello che è successo un anno fa anche in Umbria): in due mesi, prima si sceglie l’usato sicuro per risollevare un partito che appare allo sbando e poi non ci si fida delle raccomandazioni che da lì arrivano quando si tratta di indicare la guida nazionale.
Ma tutti, anche gli sconfitti, guardano a quei 30mila elettori mobilitati dal Pd, in modo inspirato, e tornano a sperare di riconquistare una regione data ormai per persa.