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“PRIMA SPOLETO” PRESENTA INTERPELLANZA SUL DESTINO DEL “CENTRO PER LA DIAGNOSTICA DEI BENI CULTURALI”

di Sergio Grifoni (*)

Signor Sindaco, la scorsa settimana si è chiuso a Foligno il Corso di Formazione per Operatori per la Protezione e Salvaguardia dei Beni Culturali, al quale hanno partecipato circa cinquanta soggetti.

Il corso aveva il patrocinio della Regione dell'Umbria, della Legambiente e del centro studi “Città di Foligno”, ed ha affrontato aspetti teorici della tutela del patrimonio storico artistico e lo studio delle migliori tecniche di messa in sicurezza dei beni artistici.

Allora mi sono chiesto: ma questo corso, in base ad accordi del passato recente e remoto, non avrebbe dovuto farsi a Spoleto? Spiego il perché.

Nella nostra città esiste il Centro per la diagnostica dei beni culturali, nato a seguito di una convenzione (16 maggio 1996) tra il Ministero dei Beni Culturali, la Regione dell'Umbria ed il Comune di Spoleto.

Nel 1999 fu stipulato un ulteriore protocollo d'intesa, tra i suddetti soggetti ed i comuni di Foligno e di Narni, con il quale, raccogliendo l'esperienza della prima fase post-sisma, si avviava un Sistema articolato in poli contraddistinti: a Foligno il pronto intervento di Protezione Civile; a Spoleto la Conservazione Programmata (centro operativo per i beni culturali) e la diagnostica-prevenzione (Laboratorio e Centro di Eccellenza).

Il 28 dicembre 2005, infatti, fu redatto l'atto costitutivo del laboratorio che, quale Centro d'Eccellenza, è stato riconosciuto ufficialmente dal Ministero nel 2007 che, come rafforzamento di volontà, ha previsto anche la partecipazione dell'Università attraverso il Dipartimento di Chimica.

Per questo Centro di Alta Formazione dei Beni Culturali, oltre alla sede naturale della Rocca, furono individuate due strutture:

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1) l'area dell'Anfiteatro, da ristrutturare e per la quale furono stanziati circa 15 milioni di euro, nella quale si sarebbero dovuti tenere i corsi di formazione pratici e teorici;
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2) il Laboratorio di Diagnostica dei Beni Culturali e Centro Specializzato per il loro ricovero, in un apposito capannone di S. Chiodo.

Tant'è vero questo che l'allora Consigliere Regionale Giancarlo Cintioli, super Assessore comunale di oggi, espresse la sua soddisfazione, affermando tra l'altro che: “la città di Spoleto rafforza la propria centralità relativamente al tema dei beni culturali, perno determinante dell'entità regionale e nazionale, attorno al quale possono sorgere professionalità ed occupazioni altamente qualificate”.

Di tutto questo non è stato fatto nulla!

Solo una cosa è certa: che i corsi si fanno a Foligno, e non sono corsi che parlano di protezione civile, ma di recupero e salvaguardia dei beni culturali. Il Capannone di S. Chiodo è abbandonato a se stesso, circondato da erbacce e rovi, mentre i quindici milioni per l'Anfiteatro sono praticamente spariti, ovvero sono rimasti di competenza e non di cassa (ovvero ci sono solo sulla carta e non dentro al cassetto).

Per questi motivi vorrei conoscere:

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1) quali azioni ed operazioni l'Amministrazione Comunale sta realmente attivando per realizzare tutte le finalità contenute nei protocolli d'intesa su esposti
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2) Quale sarà in un prossimo futuro la destinazione del capannone di S. Chiodo;
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3) Quali saranno i tempi per il completamento delle opere previste nell'Anfiteatro.

(*) Capogruppo Prima Spoleto