Insulti e discriminazioni. Storie da social network, che ad oggi diventano un luogo non solo dove esprimere il proprio pensiero, ma anche un’arena dove spesso scontrarsi, usando parole ed espressioni inadeguate non solo al mezzo, ma alla vita reale in generale. Espressioni e insulti come “se te piace la pialla al (…), sei tu il malato non io”, o “te pio e te sbatto alla camera a gas”, o ancora “donna schiava zitta e lava”. Frasi in questo caso anche omofobe, che hanno scatenato lo sdegno e la reazione non solo di chi le ha ricevute, pur non direttamente, ma anche del popolo di Facebook più in generale.
E’ accaduto a seguito della manifestazione di Perugia, il Pride organizzato da Omphalos e da altre associazioni del territorio per la difesa dei diritti della comunità LGBTI. Un evento, quello di sabato 30 giugno, che ha colorato le piazze non solo di Perugia, ma anche di tutta Italia, dei colori dell’arcobaleno e ha riscosso, nel solo capoluogo umbro, la presenza di circa 5mila persone.
E’ così che lunedì pomeriggio, alcuni giovani ragazzi dello spoletino hanno commentato con frasi postate come commenti (del tenore di quelle riportate più su in questo articolo) subito sotto le foto del Perugia Pride la manifestazione colorata. Insulti che hanno scatenato forti reazioni, fino ad arrivare all’ipotesi, ventilata da parte di Omphalos, di sporgere denuncia. Che però non è mai stata presentata, perché l’associazione è convinta che sia meglio parlare e spiegare a questi giovani ragazzi, invece che demandare alla legge il compito di prendere provvedimenti.
Niente denuncia, quindi. In serata però sono giunte le scuse, pubblicate nuovamente su Facebook. Un post che recita così: “questo è il post pubblico di scuse riguardo le azioni portate a termine da me e dai miei amici ieri pomeriggio, come già spiegato in altra sede vorremmo ribadire che tutti i nostri commenti non erano assolutamente finalizzati a ferire o colpire nessuno, ma bensì a lanciare una semplice provocazione.
Ovviamente non pensavamo che le nostre parole potessero ferire nel profondo e per questo chiediamo scusa, anche perché rileggendo i commenti da un altro punto di vista ci siamo accorti di quanto possano essere stati offensivi e brutali, con questo post inoltre abbiamo intenzione di condannare ogni tipo di omofobia e discriminazione verso ciò che è diverso. Sappiamo di aver offeso molte persone magari anche più piccole di noi. Quindi chiediamo scusa”.
“Posso aggiungere – ha detto a Tuttoggi Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos a seguito della pubblicazione del commento su Facebook degli autori degli insulti – che siamo soddisfatti dalle scuse dei ragazzi, che sembrano aver capito il peso delle parole che hanno scritto. Abbiamo quindi scelto di non sporgere denuncia. La nostra associazione non si è mai risparmiata nel segnalare alla giustizia episodi di discriminazione e omo-transfobia, ma crediamo fermamente anche nel lavoro culturale ed educativo, soprattutto quando si tratta di giovani. Questo episodio dimostra – ha concluso Bucaioni – quanto ci sia bisogno di educazione contro l’omo-transfobia nelle scuole, che al momento sono completamente sprovviste di strumenti per incidere realmente”.
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