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Prete a Spoleto, ricettatore a Perugia / Nel garage la refurtiva della banda di “Pit Bull”

Sara Minciaroni

Di giorno prete. Di notte complice di una banda esperta in furti. Nelle oltre mille pagine dell'inchiesta relativa all’operazione “Pit Bull” ci sarebbe anche il nome di un ecclesiastico molto noto a Spoleto. Un prete ortodosso che proprio nella città del festival svolge la sua attività religiosa. Il particolare è emerso in mattinata, a margine della conferenza stampa che il capo della Mobile di Perugia Marco Chiacchiera ha tenuto in Questura per spiegare le modalità dell’operazione che ha portato all’emissione di 11 ordinanze di custodia cautelare per il reato di associazione a delinquere finalizzata a furti, ricettazione e spaccio di droga.

Un “tesoro” nel garage. Ma tra i 19 indagati dell’inchiesta risulterebbe appunto anche il pope, domiciliato a Perugia ma operante nello spoletino. Nel suo garage alle porte del capoluogo, a di Ferro di Cavallo, gli agenti dell’Antirapina avrebbero rinvenuto gran parte della refurtiva accumulata dalla banda, in particolare attrezzi agricoli poi risultati sottratti ad una cooperativa di giardinaggio.

Factotum della banda. Il ruolo dell’ecclesiastico secondo gli inquirenti sarebbe quello di fiancheggiatore dell’organizzazione criminale. Una sorta di “fidato custode” della merce e di procacciatore di clienti per la ricettazione. Non solo, sarebbe stato lui stesso ad organizzare, nei fine settimana, delle spedizioni di refurtiva in Moldavia (suo paese natale). La logistica insomma sarebbe stato il suo “ramo” di competenza, in cambio di premi in denaro. Nei corposi verbali degli inquirenti sarebbero ricostruite le sue relazioni telefoniche con clienti o presunti tali e principalmente con quello che è stato definito “il braccio destro” del giovane capo della banda.

Un “lavoretto” redditizio. Proprio durante una di queste telefonate il prete avrebbe spiegato quanto per lui fosse redditizio aver prestato opera per l’organizzazione e di come, prima di associarsi ai malviventi, fosse riuscito a “mandare qualcosa (inteso come piccole somme di denaro ndr) a casa” solo per le feste e di aver invece aumentato le somme spedite ai familiari dall'inizio di questo “lavoretto”. Una telefonata chesarebbe contenuta tra le carte dell'inchiesta e che spiegherebbe come il tenore di vita dell’ecclesiastico sarebbe migliorato dal momento del suo avvicinamento alla banda.