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Pressione tributaria, Umbria maglia nera “Comuni a rischio default collettivo”

Entrate tributarie in aumento del 3,8% rispetto al 2012 con in testa IMU, TASI, TARI e addizionale IRPEF. Incassi complessivi per 36 miliardi di euro. L’Umbria tra le regioni sopra la media nazionale pressione tributaria con 658 euro pro capite, preceduta solo dalla Liguria, Valle d’Aosta, Lazio e Toscana. E’ questo il quadro che emerge dalla ricerca di Domoskopika pubblicata ieri e dal titolo “Il borsino dei Comuni italiani”. In Sardegna, Sicilia, Calabria e Molise la più contenuta. A picco i trasferimenti per ben 2 miliardi di euro. In calo le spese per il personale, stabile il welfare locale. E, intanto, la rappresentanza politica e le spese per liti e sentenze sfavorevoli continuano a generare costi per oltre 800 milioni di euro.

Tagli ai Comuni e i Comuni tagliano. Nel 2015, secondo la ricerca – il taglio dei trasferimenti sui Comuni italiani supera la soglia dei 2 miliardi di euro con una riduzione pari al 19,5% rispetto al 2012. In direzione opposta, come meccanismo compensativo, le sole entrate tributarie, hanno fatto registrare, nel medesimo arco temporale, una crescita del 3,8% generando un gettito complessivo di 36,3 miliardi di euro. Un quadro evolutivo “al ribasso” che ha costretto sindaci ed amministratori locali ad una significativa spending review locale. In discesa principalmente le spese per il personale con una contrazione di 1,1 miliardi di euro. Toccati anche i costi della politica che, nonostante tutto, continuano a produrre spese per ben 533 milioni di euro. Sul versante opposto, con ben 8,4 miliardi di euro, lievitano del 31,8% le spese per lo smaltimento dei rifiuti. Fermi al palo i trasferimenti ai principali stakeholders locali (famiglie, imprese e associazioni) che subiscono un riduzione, seppur lieve, quantificabile in 13,3 milioni di euro stabilizzandosi sulla soglia dei 3 miliardi di euro.

É quanto emerge dalla Nota scientifica di Demoskopika che ha analizzato l’andamento delle principali risorse comunali nel periodo 2012-2015. «Siamo sull’orlo di un default collettivo locale – dichiara il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – con vittime predestinate cittadini, sindaci e imprese. E come se i sindaci avessero una disponibilità ridotta di sei milioni di euro al giorno per amministrare. La situazione finanziaria e contabile all’interno dei palazzi di città rischia di alimentare una situazione già allarmante. Lo Stato taglia ai Comuni e loro tagliano ai cittadini innescando una guerra tra poveri che alimenta tra gli amministratori locali il peso di operare scelte impopolari per mantenere in piedi le casse comunali. In questo quadro desolante, – ha concluso Raffaele Rio – l’incremento delle principali imposte locali va assumendo il segnale di un percorso obbligato dei governi comunali anche per poter garantire i servizi essenziali alla collettività».

Entrate: boom della IUC. Gettito per 24 miliardi di euro, +29,9% in tre anni. Nel 2015 nelle casse dei Comuni italiani si è originato un gettito di ben 5,5 miliardi di euro in più rispetto al 2012 per merito della IUC, acronimo dell’imposta unica comunale, istituita con la legge di Stabilità 2014, che ha racchiuso tre distinti tributi: l’imposta municipale unica (Imu), la tassa sui servizi indivisibili (Tasi) e la tassa sui rifiuti (Tari ex Tares): nel 2015, la somma di tributi ed imposte locali, racchiuse successivamente nella IUC, ammonta a 23.979 milioni di euro a fronte dei 18.455 milioni di euro nel 2012, con un incremento complessivo, quindi, pari al 29,9%. L’analisi in valore assoluto, nel dettaglio, dei principali tributi e imposte comunali pone in vetta l’IMU e TASI, con un gettito pari a 15.132 milioni di euro, con un +22,7% rispetto al 2012. A seguire la TARI con 8.847 milioni di euro (+44,5%) e l’addizionale IRPEF con 4.458 milioni di euro (+22,1%). Ulteriore e significativo incasso arriva dal pagamento dell’imposta sulla pubblicità (ICP) pari a poco più di 331 milioni di euro (+1,8%) e dalla tassa per l’occupazione degli spazi e delle aree pubbliche (TOSAP) con un gettito di 204 milioni di euro (+2,1%).

Pressione tributaria: ogni italiano vessato per 611 euro. Crescita del 3,8%. Ciascun cittadino ha versato mediamente nelle casse degli oltre ottomila comuni italiani circa 611 euro per coprire le scadenze legate alle imposte e ai tributi locali. Un “dovere fiscale” che ha subìto una crescita del 3,8% rispetto al 2012 quando la pressione tributaria procapite era ferma a 589 euro. Sono i liguri i più vessati d’Italia con una pressione tributaria comunale procapite pari a 877 euro, immediatamente seguiti dai cittadini della Valle d’Aosta (814 euro), del Lazio (766 euro), della Toscana (729 euro) e dell’Emilia Romagna (718 euro). Sempre al di sopra del dato medio italiano si collocano i residenti in Piemonte e Umbria rispettivamente con 653 euro e 658 euro pro capite. Tredici le rimanenti regioni la cui pressione tributaria comunale si posiziona al di sotto della media italiana: Lombardia (607 euro), Abruzzo (595 euro), Marche (589 euro), Campania (561 euro), Veneto (552 euro), Puglia (552 euro), Friuli Venezia Giulia (524 euro), Basilicata (510 euro) e Trentino Alto Adige (503 euro). A chiudere la classifica dei cittadini meno vessati d’Italia, il Molise (492 euro), la Calabria (486 euro), la Sicilia (479 euro) e la Sardegna (471 euro).

Il borsino della spesa: in calo i costi del personale. Stabile il welfare. Boom per i rifiuti. Circa 1.142 milioni di euro in meno per il personale e 138 milioni di euro in meno per per telefonia, energia elettrica, acqua e riscaldamento ma incrementi rilevanti di ben 2.018 milioni di euro per lo smaltimento rifiuti. E, ancora, le spese legali per le liti e gli esborsi da contenzioso sono costati ai Comuni italiani poco meno di 300 milioni di euro. In oltre mezzo miliardo di euro, inoltre, è quantificabile la spesa per la rappresentanza locale e per gli organi istituzionali. È quanto emerge dal borsino della spesa comunale ideato dall’Istituto Demoskopika che ha aggregato, in dieci aree funzionali e tematiche, i numerosi codici rilevati dal Siope confrontando l’andamento delle spese nel periodo che va dal 2012 al 2015. Sono tre su dieci, le voci che hanno fatto registrare nel 2015 una contrazione rispetto al 2012: la spesa per il personale che ha generato costi per 14.077 milioni di euro, in calo del 7,5%; i costi della politica con quantificabili in 533 milioni di euro (-11,9%); le spese, inoltre, per il patrocinio legale e per le sentenze sfavoevoli che hanno originato ben 276 milioni di euro (-7%). Sul versante opposto, il confronto temporale della spesa comunale risultante dai pagamenti effettuati presenta un incremento addirittura del 31,8% della spesa della voce relativa allo smaltimento dei rifiuti, con costi complessivi pari a 8.365 milioni di euro. A seguire l’area legata al trasporto locale con una spesa complessiva di 2.648 milioni di euro (+8,1%) e alla voce “istruzione” con uscite per 1.264 milioni di euro (+5,2%). Pressocché stabili tutte le altre rimanenti voci: contratti per utenze e canoni, costati ai Comuni ben 3.070 milioni di euro (-3,3%); cultura, sport e tempo libero con uscite per 1.178 milioni di euro (- 2,5%); trasferimenti a famiglie, imprese e associazioni (stakeholders) con uscite per 2.102 milioni di euro (-0,7%); welfare, infine, con una spese pari a 3.308 milioni (-1,1%).