“L’Italia di mezzo non è un territorio di risulta tra il Nord e il Sud. È, anzi, un pezzo dell’Italia che ha una sua forte ed anche antica identità, basata sul suo alto grado di coesione sociale, su di un comune tessuto economico fatto di piccole e medie imprese, una ricchezza architettonica, paesaggistica ed ambientale. Dunque un pezzo dell’Italia che può rappresentare un vero e proprio modello e che può contribuire alla crescita di tutto il Paese”. È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta ai lavori del convegno organizzato a Firenze dall’associazione “Bruno Trentin” e Cgil nazionale sul tema “Europa-Italia: Italia di mezzo, quale modello di sviluppo”. Presenti, tra gli altri, il presidente dell’associazione “Trentin”, Guglielmo Epifani, e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso.
“Un modello virtuoso” – Tra i principali caratteri comuni dell’identità delle regioni dell’Italia di mezzo, quello del modello socio-economico, “fortemente incentrato su un alto livello dello sviluppo economico – ha proseguito la presidente Marini, sottolineando che tale aspetto vale un po’ meno per l’Umbria -, un alto livello dei servizi pubblici, un alto senso di solidarietà sociale e quindi di coesione sociale, un welfare ormai patrimonio diffuso, ed un basso grado di egoismo territoriale”.
C’è, inoltre, l’antica presenza delle Università, che in questa parte dell’Italia è particolarmente diffusa, dalle quali è venuta anche di recente una analoga iniziativa di riflessione, proprio sull’Italia mediana ed il ruolo degli atenei. Insomma, per la presidente Marini, il modello dell'Italia mediana ha origini antiche e nasce e si fortifica nel corso del tempo proprio in quella parte di Paese “dove l’Italia è più Italia”.
La presidente della Regione Umbria ha quindi ricordato anche l’esperienza del regionalismo che in proprio in queste regioni, all’inizio degli anni ‘70 quando furono istituite, ebbe caratteri molto forti e partecipati, e contribuì a costruire quel sistema economico che ne ha garantito crescita e sviluppo.
“Noi, Italia di mezzo – ha detto – abbiamo le carte in regola per poter ambire ad essere un modello virtuoso per l’Italia e l’Europa. Un modello che possiamo rafforzare e far crescere guardando alle sfide che l’Europa ci pone, più che per una sorta di omogeneità politica. Certamente il tema delle infrastrutture ci unisce, se si pensa alla Quadrilatero o alla E78, ma dobbiamo andare oltre. Dobbiamo soprattutto saper costruire una comune strategia di sviluppo economico, immaginando di essere già una macro regione d’Europa”.
Una ipotesi di lavoro, questa, che la presidente Marini lega alla attuale fase di negoziati a livello europeo per la definizione della nuova programmazione delle risorse comunitarie per il periodo 2014-2020: “Insieme – ha detto la presidente – dobbiamo saper elaborare, con ‘pensieri lunghi’, una strategia che sappia affermare in ambito europeo e nazionale la nostra identità, e contrastare i processi di marginalizzazione che, per effetto dei percorsi di globalizzazione e dei centri di potere politico ed economico di aree emergenti del centro e nord Europa, tendono ad acuirsi”.