Spoleto

Premio Castagner, entra a teatro il calcio diventato arte

Un omaggio a Ilario Castagner, l’indimenticato allenatore del Perugia dei Miracoli. Ai valori espressi da quella squadra, anche fuori dal campo. E all’Umbria, terreno dove hanno potuto radicarsi e dare frutti, anche sportivi, consentendo ad una squadra di provincia, prima in Italia, di terminare il campionato di Serie A imbattuta, sfiorando la conquista dello Scudetto.

E la scelta del Teatro Caio Melisso, uno dei templi del Festival dei Due Mondi, per ospitare la prima edizione del Premio Ilario Castagner, testimonia che il calcio è anche cultura, e che l’Umbria, da Perugia a Spoleto, può rappresentare al meglio questo modo sano di vivere la pratica e la passione sportiva.

Una iniziativa che è stata lodata anche dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, che ha inviato un messaggio agli organizzatori dell’evento – i giornalisti Massimo Boccucci, Mario Mariano e Roberto Barbacci, insieme alla famiglia Castagner – e all’amministrazione comunale, rappresentata sul palco dal sindaco Andrea Sisti e dall’assessore allo Sport Stefano Lisci, lasciando al presidente del Coni Umbria, Domenico Ignozza, il ruolo di rappresentante delle istituzioni sportive.

“Quel Perugia dei Miracoli rappresentava l’Umbria” ha ricordato il sindaco Sisti, manifestando l’auspicio che il Premio Castagner possa diventare il Gala dello sport.

Sul palco, chiamati dalla giornalista Rai Giulia Bianconi, tra divertenti aneddoti e commozione per i protagonisti scomparsi, a cominciare proprio da Ilario Castagner, si sono succeduti alcuni dei pilastri di quella squadra, come Paolo Dal Fiume (“eravamo un meraviglioso gruppo, in un ambiente sereno”) e Franco Vannini (“senza il mio infortunio, sfruttando il gioco aereo, forse avremmo vinto quelle due partite in più che ci avrebbero dato lo Scudetto”). Un’istituzione del Perugia calcio come Renzo Luchini (“ricordo la briscola con Ilario”). E poi il figlio di Castagner, Federico, e le famiglie dei compianti Renato Curi e Antonio Ceccarini. Testimonianze di una favola in un calcio d’altri tempi, quando una società ambiziosa di provincia e l’allenatore che ha scelto hanno saputo far crescere un gruppo, fino a sfidare i grandi e ricchi club italiani. Un miracolo reso possibile, oltre che dalla qualità dei calciatori e dall’acume tattico di mister Castagner, da quell’amalgama magico che si era creato tra la squadra, i tifosi e la città.

Uno spirito che la giuria ha riconosciuto nei premiati, i giornalisti Lia Capizzi e Antonello Brughini, e nella bandiera di un Perugia più recente, Fabrizio Ravanelli.