Un presidio silenzioso, per ricordare, oltre a rettore e professori anche a sindaco di Perugia e membri delle istituzioni umbre presenti, che la loro condizione di precari non è cambiata, e che al momento nulla è stato fatto per cambiarla. Il teatro è l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Perugia, dove, nella mattinata di oggi si è tenuta l‘inaugurazione del nuovo anno accademico. Gli attori sono invece i dipendenti amministrativi dell’Ateneo, circa 90, i cui contratti sono in scadenza a fine 2016, o, al peggio, già scaduti. Per loro, è in piedi una mancata concessione delle proroghe che ha causato l’interruzione di molti contratti di lavoro a partire dal 28 ottobre scorso.
Una rappresentanza dei precari ha incontrato, prima dell’inizio della cerimonia, il rettore Franco Moriconi, chiedendogli di poter intervenire con un proprio discorso. Permesso ‘negato’, seppur non del tutto, in quanto è stato Adriano Ferranti, rappresentante del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario, a prendere in carico la testimonianza del personale precario e a leggere le parole dei dipendenti amministrativi.
Il nodo della faccenda è la decurtazione del Fondo di Finanziamento Ordinario, anche a causa dello sforamento dell’indicatore ministeriale fissato all’80%, giunto, per l’Unipg, all’81,6%. “Tra le cause primarie di tale sforamento – ha detto il rettore Moriconi durante il suo discorso di stamani – vi è sicuramente la contrazione degli introiti relativi alle tasse, causato dalla progressiva e consistente diminuzione degli studenti, a fronte di spese fisse non ulteriormente contraibili“.
“Conosciamo le leggi – hanno detto i precari attraverso la voce di Ferranti -, conosciamo i problemi che l’Ateneo si è trovato ad affrontare con un Direttore generale dimissionario e con l’attuale Direttore Generale, nominato da pochi mesi, come anche sappiamo che la sacca di precariato così consistente che oggi vi trovate di fronte è stata ereditata da una passata amministrazione, ma non crediamo che basti questo per concludere la storia di tutti noi precari che da anni lavoriamo con dedizione per questo Ateneo. L’appello che vi rivolgiamo è quello di non rinunciare all’esercizio del vostro ruolo chiedendovi di assumervi tutte le responsabilità che tale ruolo comporta, vale a dire cercare tutte le soluzioni possibili per garantire al personale precario la continuazione del rapporto di lavoro, di riassorbire il personale già uscito da dicembre ad oggi e lo chiediamo con la forza e la determinazione che ci derivano da tutti gli anni di precariato che rappresentiamo oggi”.
E ancora: “molti di noi fanno parte di uffici che erogano servizi primari agli studenti, spesso siamo noi il biglietto da visita dell’Ateneo e in tanti anni nessuno si è mai lamentato del nostro operato. Ma anzi spesso ci sono state rivolte parole di apprezzamento, molti altri di noi svolgono mansioni importanti in uffici dove vengono trattati dati sensibili e di grande importanza per altri uffici dell’Ateneo, altri operano in laboratori di ricerca sviluppando progetti per i quali l’Università riceve fondi nazionali ed internazionali con importanti ricadute anche in ambito assistenziale. Per non parlare dei collaboratori esperti linguistici che svolgono di fatto un ruolo di docenza. Magnifico Rettore, abbiamo seguito con attenzione la sua campagna elettorale e siamo rimasti entusiasti nel sentirla esporre le sue idee di rinnovamento e di rilancio del nostro Ateneo. Abbiamo riposto su di Lei la speranza che finalmente sarebbe giunta un’era illuminata e di rinnovamento, dove i veri bisogni sarebbero stati ascoltati e accolti. L’abbiamo ascoltata pronunciare tanti discorsi dai quali è trapelata la passione con la quale svolge il suo operato e l’amore con il quale parla del nostro Ateneo ed è la stessa passione che ha permesso a noi precari di arrivare fino a qui oggi. Lei crede in un futuro migliore per l’Ateneo e per tutti noi. Vogliamo ancora credere che sia così e per questo speriamo fortemente che lei ascolti il nostro appello“. Un messaggio condiviso anche dalla rappresentante degli studenti, Martina Domina.
Ma Moriconi rimanda tutte le criticità al mittente: dice che la posizione dell’università italiana, dunque non solo di quella perugina, è il risultato di una “cattiva politica” e di una “cattiva amministrazione” attuata negli ultimi anni, anche tra gli uffici e ai “piani alti” dello Studium perugino. Non solo: al momento non esiste una programmazione, da parte di Palazzo Murena, del piano del personale per il prossimo triennio. Tradotto, non si sa di quante unità amministrative l’Ateneo avrà bisogno. E tutto ciò nonostante, fanno sapere i precari, “le immatricolazioni negli ultime tre anni siano aumentate, seppur non abbiano raggiunto i livelli di dieci anni fa“, e nonostante Palazzo Murena, per far fronte alle esigenze didattiche, anche a seguito dell’accreditamento con l’Anvur, “per quest’anno abbia assunto 92 docenti“, dicono i precari a Tuttoggi.info, facendo riferimento anche ai ricercatori e professori a contratto divenuti associati. A riguardo è necessario specificare che ogni Ateneo ha fissati dei punti organico, ripartiti tra personale amministrativo e accademici. La percentuale per gli amministrativi, dunque, a fronte dei professori assunti, diminuisce.
Delle necessità e degli aspetti del precariato dell’Università degli Studi di Perugia se ne dovrebbe discutere tra due giorni, durante la prossima seduta del Consiglio di Amministrazione. I precari fanno sapere che “noi abbiamo cominciato a far presente il problema al Rettore già a gennaio, in tempo per provare a risolvere la situazione. Eppure siamo ad aprile, il tempo scorre e non c’è alcun segnale, al momento, che qualcosa cambierà“. I riflettori, insomma, restano puntati su Palazzo Murena.
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