A poche ore dal termine ultimo per ottenere il parere dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) obbligatorio, anche se non vincolante nel merito, per il via libera al Calendario venatorio così come modificato dalla Giunta regionale, appare chiaro che le due giornate di preapertura previste in Umbria l’1 e l’8 settembre sono saltate. Timori che sono stati confermati dalle parole dell’assessore regionale Fernanda Cecchini.
“Si tratta – tuona il presidente umbro dell’Associazione Nazionale Libera Caccia, Lando Loretoni – del risultato di una serie di errori condotti dalla politica in Umbria, che ha affrontato il tema dell’attività venatoria e della tutela ambientale in modo errato, sin dall’inizio, nonostante i consigli e le sollecitazioni che arrivavano dal mondo venatorio”.
“I problemi legati alla conclusione anticipata della legislatura non sarebbero sorti qualora si fosse agito per tempo come richiesto dai cacciatori” prosegue Loretoni, ricordando come già in inverno, di fronte ai ritardi nei lavori per la definizione del Piano faunistico venatorio, la Libera Caccia avesse messo a disposizione i propri esperti nazionali e regionali per velocizzare i tempi, nell’interesse del mondo venatorio e della corretta salvaguardia ambientale.
I tanti errori compiuti dalla politica regionale in materia venatoria, per Lando Loretoni, sono del resto dimostrati anche dai contenuti del Calendario venatorio 2019/20, al di là della singola vicenda delle preaperture.
“Quando la Regione ci inviò la bozza del nuovo Calendario Venatorio – ricorda Loretoni – la Libera Caccia presentò una serie di osservazioni, basate sulle valutazioni scientifiche dei nostri esperti. E voglio brevemente ricordare le nostre proposte. In merito alla preapertura, per la quale consigliavamo un apposito atto amministrativo, si indicavano tra le specie di prelievo la tortora africana, i corvidi e il colombaccio. Per la specie colombaccio, in particolare, sulla base delle valutazioni fatte dai cacciatori, si invitava la Regione a valutare la possibilità di abdicare alla preapertura per permettere di usufruire delle 10 giornate a febbraio come previsto dalle legge 157/92 e sue modifiche. In particolare, anche alla luce dell’esperienza toscana, Anlc proponeva di autorizzare il prelievo del colombaccio nei giorni 15 e 21 settembre, dal 1° ottobre al 31 gennaio e dal 1° al 10 febbraio. Per il cinghiale, Anlc chiedeva di valutare lo spostamento dell’attività venatoria al 1° novembre. Le altre proposte riguardavano la quaglia, chiedendo la possibilità del prelievo per almeno mezza giornata nei giorni 11, 14 e 15 settembre e, infine, di allungare di 15 minuti l’orario del termine della giornata venatoria, almeno per la caccia agli acquatici. Proposte ragionevoli e basate, ripetiamo, su studi scientifici. Ma che non sono state accolte. Dire quindi oggi, di fronte alla beffa delle preaperture, pur con troppe limitazioni, saltate a causa del ritardo dell’Ispra, che la politica regionale ha fatto la propria parte, come detto dall’assessore Cecchini, ci sembra un volersi lavare le mani. Perché in realtà i ritardi di queste ultime settimane legati anche alla crisi politica – conclude Lando Loretoni – sono la conseguenza di una mancanza di reale interesse ai temi venatori che si è protratta nei mesi passati”.