Chi ha disegnato e fatto realizzare l’insegna dedicata al Maestro Menotti che campeggia sulla facciata del Teatro Nuovo? E’ quanto si domandando coloro che, alzando lo sguardo sul Teatro, non possono non accorgersi dell’orribile scritta. La straordinaria idea si compone di due righe e del volto stilizzato del compianto fondatore del Festival. Sulla prima riga campeggia la scritta “Teatro Nuovo”, sulla seconda “Gian Carlo Menotti”. Ora passi pure (ma non troppo) che le due righe siano praticamente attaccate. E, godi popolo, che il cameo non assomigli molto al profilo del Duca di Spoleto (fra l'altro ripreso a mezzo busto, quando è celebre quello del solo volto). E che le lettere siano pure un pò storte.
Ma a scatenare l’orrore è l’asta che tiene il tutto e che, udite, udite, finisce incredibilmente in bocca al Maestro per uscirne dietro la nuca. Da far venir in mente il sempre sfigato pollo allo spiedo o compare maialino. Meno male che non c’hanno disegnato il limone e la carota.
Nessuno finora sembra essersene accorto. Anche in Comune cadono dalla nuvole sul macabro dettaglio. A realizzare questa ‘opera’ è stato nientepopodimenoche uno studio di architettura spoletino il cui progetto ha ricevuto l’avallo sia della Commissione edilizia integrata (composta di tecnici), sia della Soprintendenza di Perugia. Che se solo si fossero affidati ad una agenzia di pompe funebri, da sempre specializzate nell’apporre le lettere dei nomi dei defunti sulle lastre marmoree, tanto sarebbe venuto meglio. Ovviamente la straordinaria intuizione ha comportato anche dei costi: 1.280 euro per la realizzazione e installazione della scritta, mentre non è quantificabile l’importo della progettazione in quanto facente parte di una commessa per cinque piccoli interventi fra cui l’orribile disegno (il costo complessivo è di 3.000 euro). Forse, forse, non c’era neanche bisogno di apporre quella “dedica”, issata una quindicina di giorni. Di sicuro però si impone che qualcuno, a cominciare proprio dal Comune e dalla Soprintendenza, ci metta una pezza. E al più presto. (Carlo Ceraso)
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