“La Regione è disponibile a mettere a disposizione anche il proprio patrimonio immobiliare pur di scongiurare la chiusura degli uffici periferici di Poste Italiane in Umbria”: lo ha annunciato l’assessore regionale al patrimonio e riforme, Fabio Paparelli.
“Condivido pienamente e faccio mie – ha detto Paparelli – le preoccupazioni espresse dall’Anci regionale e da alcuni parlamentari, oltre che dai sindacati, sulla drammatica situazione che si sta verificando in alcune zone rurali e montane a causa dell’imminente chiusura di uffici postali ritenuti ‘non produttivi’. Al fine di rivalutare alcune situazioni della provincia di Terni (Collestatte, Porchiano, Schifanoia e Capitone, Sugano, Melezzole) e della Provincia di Perugia (Castel Ritaldi, Annifo e Capodacqua, Perugia Piazza Partigiani, Sant’Egidio e Ripa, Villastrada e Gioiella, Collazzone) è necessario che, sulla base delle sollecitazioni ricevute da più parti, Anci e Regioni si attivino per chiedere un incontro urgente con gli amministratori di Poste Italiane, affinché riconsiderino una scelta che impoverisce il tessuto socio-economico di tante realtà territoriali, in cui il presidio dei servizi postali rappresenta una necessità reale e sentita”.
“In tal senso – ha concluso l’assessore –, affiancando l’iniziativa intrapresa oggi dal presidente dell’Anci regionale per aprire un confronto con la direzione generale del Centro Italia di Firenze, la Regione Umbria si dichiara pronta a fare la propria parte, anche rendendo disponibile a tal fine il proprio patrimonio immobiliare”.
Nevi all’attacco – “Mentre in Toscana il Governatore Enrico Rossi si mobilita ed esprime un secco no alla chiusura di alcuni uffici postali programmata da Poste Italiane, in Umbria il silenzio della presidente Marini sta diventando sempre più assordante”. Lo ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Cesaroni, Raffaele Nevi. Il consigliere regionale di opposizione evidenzia che “anche in Umbria il piano di tagli predisposti da Poste Italiane mette a rischio la sopravvivenza di molti uffici postali e prevede di ridurre gli orari degli altri. È del tutto evidente che la chiusura degli sportelli, così come la riduzione dei loro orari, causerà gravi disagi ai cittadini delle frazioni minori e contribuirà al rischio di spopolamento di queste realtà”. Nevi annuncia dunque la presentazione di una “interrogazione urgente in Consiglio regionale per sapere quali misure intende intraprendere la Giunta e per chiedere che si convochi subito un tavolo di confronto tra Regione, Poste Italiane ed enti locali per scongiurare le chiusure e costruire un percorso che possa portare a scelte diverse da quelle che si potrebbero profilare”.
La replica – In riferimento alle affermazione del consigliere Raffaele Nevi la giunta regionale dell’Umbria ha voluto precisare che “è invece concretamente impegnata a contrastare la chiusura degli uffici postali sul territorio regionale. Non solo la Regione ha condiviso con l’Anci le forti perplessità sul piano di riorganizzazione presentato da Poste Italiane ma si è attivata con il presidente della Conferenza delle regioni Sergio Chiamparino affinchè la questione venga posta sul Tavolo nazionale. Nessun silenzio dunque da parte della giunta, come ha dimostrato anche l’intervento odierno dell’assessore Paparelli. E’ questo il modo più serio e concreto per affrontare questioni così delicate, importanti e di forte rilievo sociale, senza non limitarsi ai soli comunicati stampa“.
La chiosa – “L‘unilaterale e inaccettabile decisione di Poste italiane di chiudere in Umbria 15 uffici postali e diminuire giorni e orari di apertura in altri 17, tutti situati in aree marginali, colpisce migliaia di cittadini socialmente più deboli, imprese e istituzioni locali”. Così i consiglieri regionali Manlio Mariotti e Fausto Galanello (PD) i quali annunciano la presentazione di una interrogazione urgente con la quale si chiederà all’Esecutivo regionale di sollecitare il Governo nazionale ad intervenire nei confronti di Poste italiane perché “sia rivista la politica irrazionale di tagli e ‘pseudo’ razionalizzazioni di servizi essenziali per le comunità”.
Mariotti e Galanello rilevano inoltre che le logiche che hanno ispirato Poste italiane ad operare tali scelte sono di carattere “superficialmente economicistico e assolutamente estranee a un criterio che, nel caso di servizi essenziali quali quelli postali, deve essere di ottimale equilibrio tra efficienza ed economicità, e benefici per la collettività di cittadini e imprese. Soprattutto – sottolineano – per quelle fasce di popolazione o gruppi di imprese che vivono ed operano in aree deboli. La politica di Poste italiane, infine – concludono Mariotti e Galanello -, è in netta e stridente contraddizione con gli indirizzi europei, nazionali e regionali che ispirano l’utilizzo dei fondi europei nella programmazione comunitaria 2014-2020 che hanno tra gli altri obiettivi qualificanti anche lo sviluppo e la qualificazione delle aree interne, marginali e meno strutturate da un punto di vista socio-economico, e dei servizi alle persone”.
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