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PopSpoleto/Scs, Mef sana commissariamento dopo sentenza CdS / Il decreto,ft

Il Ministro dell’economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha firmato due provvedimenti che ‘sanano’ definitivamente il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto e della Spoleto Credito e Servizi decretato il 8 febbraio 2013 e terminati rispettivamente il 31 luglio 2014 (con la cessione dell’istituto al Banco Desio  e della Brianza) e il 31 dicembre scorso (con la restituzione della cooperativa al nuovo board guidato dall’avvocato Marcucci). La notizia, come anticipato nell’edizione di ieri da Tuttoggi.info, era già nell’aria ma se ne è avuta certezza solo questo pomeriggio con il comunicato ufficiale della banca guidata dal presidente Lado. Si chiude così una vicenda che aveva visto gli ex amministratori di Scs e alcuni consiglieri ex Bps impugnare il commissariamento. Ricorsi dapprima respinti dal Tar Lazio, poi parzialmente accolti dal Consiglio di Stato con una clamorosa sentenza che aveva ravvisato un “difetto di istruttoria” in capo allo stesso Mef. In pratica i vertici del dicastero, allora retto dal ministro Fabrizio Saccomanni, avevano deciso di mettere in sicurezza piazza Pianciani affidandosi solo alle puntuali e rigorose relazioni di Banca d’Italia, senza provvedere con una analisi autonoma sulle carenze gestionali e patrimoniali della Banca.

I due decreti potevano quindi essere sanati essendo questi annullabili, non nulli: ipotesi che, ne silenzio generale,  Tuttoggi aveva avanzato sin da subito richiamando solo un po’ di buon senso e di qualche elemento base del  diritto amministrativo in tema di procedimento. Anche contro quanti andavano già urlando, ospitati dalla stampa di parte, che il dispositivo azzerava il commissariamento, la nomina degli stessi commissari, la vendita di PopSpoleto a Banco Desio e persino la nomina del nuovo board della Scs.

Il decreto per Scs – TuttOggi è in grado di mostrare in anteprima (nella photogallery) il decreto del ministro Padoan che, dopo aver acquisito un nuovo parere dalla Banca d’Italia e alla luce degli “elementi derivati dall’istruttoria effettuata”, conferma lo “scioglimento degli organi con funzione di amministrazione e di controllo della Scs” con effetto a partire “dall’8 febbraio”. Dal provvedimento si evince qualcosa di più. La relazione di Bankit datata 19 marzo 2015, infatti, oltre a confermare la proposta di commissariamento “del 30 gennaio 2013” respinge anche la difesa di Antonini & Co. che al Consiglio di Stato avevano  rappresentato “il giudizio positivo della Lega Nazionale Cooperative e Mutue” la quale “nel biennio 2011-2012 non aveva evidenziato alcun rilievo in merito all’operato ed al corretto funzionamento della società cooperativa”: Bankit ha tenuto a ricordare che “un giudizio non negativo rilasciato da parte di un tale ente privatistico, che non dispone di alcun potere di vigilanza prudenziale, non può assumere alcun rilievo, considerata l’attività  di capogruppo di gruppo bancario svolta dalla Scs e la conseguente necessità di rispettare i canoni della sana e prudente gestione” e che il “T.u.b. assegna la vigilanza in via esclusiva alla Banca d’Italia”.

Utile a 32 milioni – Intanto questa mattina si è riunita l’assemblea dei soci della capogruppo Desio che hanno approvato il bilancio d’esercizio 2014 che ha sfiorato i 33 milioni di euro (32.986.004,82 per la precisione). Approvata anche la proposta del Cda circa la distribuzione dell’utile: 20% del totale a riserva legale e statutaria; una ulteriore assegnazione alla riserva statutaria di 16.385.244,02; 8.810.100 euro ai soci detentori delle azioni ordinarie (0,0753€ per ciascuna delle n. 117milioni di azioni), 1.193.460,80 euro ai soci deterntori delle azioni di risparmio (0,0904€ per ciascuna delle n. 13,2 milioni di azioni).

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