Carlo Ceraso
Chi aiutò Giovannino Antonini nel riottenere i 180mila euro che lo stesso presidente della holding che controlla Bps aveva pagato a fronte della fattura emessa dalla Baronci Costruzioni Srl in quanto anticipata dall’Istituto di credito? L’inchiesta avviata dalla procura della repubblica di Spoleto – coordinata dai pm Riggio e Albano – punta a chiarire anche questo aspetto della delicata vicenda che ha acceso ancora una volta i riflettori su piazza Pianciani. Una restituzione ‘anomala’ quella avallata dal Cda di Nazzareno D’Atanasio, concretizzatasi materialmente nelle prime settimane di gennaio 2012. Gli inquirenti vogliono vederci chiaro per capire come mai quella delibera non è stata comunicata da Bps alla Vigilanza di Bankit che l’aveva invece messa, fra gli altri rilievi, al centro dell’indagine ispettiva dello scorso 2010. Sarà per questo che la governance e lo stesso management mostrano in questi giorni un certo nervosismo. Certo è che se le ipotesi di accusa formulate dai magistrati inquirenti trovassero conferme, la PopSpoleto ne uscirebbe con le ossa rotte sotto il profilo dell’immagine. Perché i reati contestati al dominus e agli altri 16 indagati dimostrerebbero, per dirla concertisticamente, che la banda era cambiata ma la musica era sempre la stessa. Perché le ipotesi di reato di appropriazione indebita sarebbero maturate nel lasso di tempo che va da dicembre 2011 fino allo scorso mese di maggio. Insomma il defenestramento di Antonini dalla Bps, imposto da palazzo Kock lo scorso febbraio 2011, non sarebbe servito a molto se verrà dimostrato che lo stesso era ancora capace di fare “pressioni” su dirigenti e funzionari d’area della Banca affinché agevolassero alcune pratiche creditizie in favore di imprenditori in difficoltà disposti – sempre secondo gli inquirenti – a elargirgli denaro per ricompensare il suo “interessamento”. Non solo. Il quadro abbozzato finora dalla Procura della Repubblica dimostra, va da sé, che sarebbero venuti meno quei controlli interni che proprio la Vigilanza aveva chiesto di aumentare e sui quali era stata prontamente rassicurata. Perché quei finanziamenti e quelle aperture di credito erogate ad imprese e professonisti (5 i casi al vaglio del Nucleo antiriciclaggio della Finanza di Roma) sarebbero state concesse “in contrasto con le norme creditizie”. Come nel caso di una immobiliare, siamo allo scorso mese di aprile, che, grazie alle pressioni del n. 1 di Scs, avrebbe ricevuto un raddoppio dell’apertura di credito su sconto fatture (da mezzo milioni di euro a 1 milione) nonostante che la società avesse un contenzioso aperto con l’intendenza di finanza per 26 milioni di euro. A venire annebbiata è la stessa immagine del Cda e della direzione generale: possibile mai che nessuno dei funzionari indagati abbia informato i vertici?
La difesa di Tuccari… – a scendere in campo è stato il d.g. Francesco Tuccari che già mercoledì mattina aveva tenuto un meeting staff dove, parlando dei dirigenti indagati (Siena e Quartucci), li aveva descritti come dei veri e propri “esempi” al punto, dicono i bene informati, da essersi commosso. La voce trapelata dal Pianciani ha trovato conferma alle telecamere del Tg3 (qui) alle quali il d.g. ha commentato la vicenda: “Ho un rispetto sacrale del lavoro della Vigilanza e della Magistratura – ha detto Tuccari -; sono serenissimo sulla qualità delle persone oggetto di questa indagine perché queste rappresentano il cuore decisionale pulsante della Banca; ci vuole sempre una contestualizzazione della vicenda rispetto al fenomeno economico in cui la stessa vicenda si inserisce”. Insomma per Tuccari non ci sono dubbi sull’operato dei propri collaboratori, alcuni dei quali promossi pochi mesi fa di grado e di responsabilità (anche mediante accorpamento di uffici strategici) dal Cda proprio su sua proposta. L’alto dirigente ha comunque confermato al Tg3 che è stata avviata una indagine interna (Bps, che nell’inchiesta risulta “parte offesa”, a 5 giorni dall’avvio del bliz della Finanza non ha ancora nominato un proprio legale di fiducia) i cui risultati saranno disponibili solo nelle prossime settimane.
…e quella di Antonini – al lavoro gli avvocati del presidentissimo, capitanati dal principe del foro ternano Manlio Morcella, che ieri l’altro ha incassato la totale fiducia del proprio Cda che ha bollato come “insussistenti” le accuse mosse dai 2 magistrati. Antonini continua a dirsi sereno, disponibile a mettersi a disposizione della magistratura e pronto a dimostrare che quegli assegni circolari ricevuti dagli imprenditori sono dei prestiti personali che avrebbe già in parte restituito. Questa almeno la sua difesa ad alcuni organi di stampa locale.
Titolo su, ok Mps – a Piazza Affari, a dimostrazione che l’attenzione del mercato sulle vicende di questi giorni non è poi così elevata come qualche amministratore tenta di far credere, il titolo ha ripreso quota guadagnando lo 0,74% (1,76 € l’ultimo prezzo contrattato ieri). Ma a rasserenare gli animi è arrivata ieri sera la notizia che Rocca Salimbeni (detiene il 26% del pacchetto Bps) è disponibile a sostenere l’aumento di capitale della PopSpoleto. Leggiamo la nota battuta dall’autorevole Sole 24 Ore: “Il Monte dei Paschi di Siena, irrobustito dall’aiuto pubblico, corre in soccorso della partecipata Bps che chiama i suoi soci a una ricapitalizzazione fino a 30 milioni. Mps è disponibile a sottoscrivere pro quota l’aumento di capitale, secondo quanto risulta dai documenti societari consultati da Radiocor, che la banca umbra conta di realizzare sicuramente entro l’anno”.
Cena Festival – al lavoro anche il cerimoniale di Scs e Bps per il grande evento dell’anno, la cena di fine festival che domenica prossima si terrà alla terrazza dell’Inpdap. 700 gli invitati, tra autorità locali e di fuori regione. Smentita quindi la voce che voleva un ripensamento dei due istituti di credito.
Media – intanto la notizia dell’inchiesta ha svegliato la stampa regionale, anche quella rimasta fin qui più distratta. Neanche a dirlo c’è chi la notizia non se la sente di trattare per niente, chi si limita ai comunicati stampa per paura di prendere una qualche posizione, chi usa panegirici di parole per cercare di annacquare le ipotesi di reato. Da menzionare l’errore di un quotidiano cartaceo che, nella versione on line, alla ricezione del comunicato del procuratore Riggio che indicava nel Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza l’istituzione che partecipava alle indagini, ha corredato la notizia con la foto di una volante del Commissariato, scambiando così la Polizia valutaria con quella di Stato. Inquietante però il caso di un quotidiano on line che da un paio di giorni sembra ridicolizzare, neanche tanto velatamente, il lavoro della Procura della repubblica.
“Coinvolto per errore” – arriva a metà mattina la precisazione del dottor Dante Cerbella, revisore Scs, che ha nominato quale legale di fiducia l’avvocato Luca Maori del foro di Perugia. “In merito agli articoli circa le vicende della Bps – scrive Cerbella – mi corre l’obbligo di precisare di essere assolutamente estraneo ai fatti oggetto degli avvisi di garanzia concentrati su alcune vicende di finanziamento effetuate dalla Bps. L’unico addebito che mi è stato mosso è quello di aver presentato un legale al quale è stato poi conferito dall’amministrazione un incarico professionale che mi risulta essere stato poi regolarmente effettuato e regolarmente pagato dalla società. Aggiungo, nella mia qualità di membro effettivo del collegio sindacale della Scs, di aver sempre operato con la massima correttezza a tutela della società e dei terzi, e di non essere mai stato oggetto o soggetto di utilità personali. Il cda e gli altri membri del collegio sindacale della Scs nell’ultima seduta mi hanno riconfermato all’unanimità, piena fiducia. Sono a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, di cui ho la massima fiducia e stima, unitamente al mio legale Avv. Luca Maori per chiarire, se necessario, gli aspetti di questa triste vicenda”. Il chiarimento sembra smontare l’ipotesi accusatoria: i pm hanno infatti contestato al revisore di essersi prestato ad aiutare Antonini, che si trovava “in difficoltà economica”, versando alla compagna del figlio maggiore di Antonini, la somma di 50mila euro giustificata, secondo l’accusa, da una falsa fattura emessa dalla professionista per “presunta attività di consulenza”. Somma che l’avvocatessa avrebbe successivamente ‘girato’ con assegno circolare al presidente.
La precisazione di Rocca Salimbeni – a metà pomeriggio arriva invece la precisazione di Rocca Salimbeni sul prossimo aumento di capitale. DA Siena infatti si fa sapere che non è stata presa ancora nessuna decisione. Mps ”precisa che, in merito all’operazione di aumento di capitale sociale di Banca Popolare di Spoleto Spa, i propri organi deliberanti non hanno al momento ancora preso alcuna decisione” si legge nel comunicato.
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Aggiornato alle 12.50 da Redazione on line
Ultimo aggiornamento alle 23.50 da Redazione on line
Modificato il 2 novembre 2016