C’è preoccupazione a Spoleto per le sorti della Banca Popolare dopo la notizia che il Cda ha approvato una proposta di modifica allo Statuto (da sottoporre all’assemblea dei soci) che potrebbe comportare anche il trasferimento della sede sociale e della stessa direzione generale. Al monito dei sindacati – che fra poco più di un’ora incontreranno il dg Tuccari e, pare, il presidente D’Atanasio – si aggiunge quello altrettanto forte dell’intero consiglio comunale che, con l’astensione del solo Pdl, ieri ha approvato un ordine del giorno attraverso il quale impegnare il sindaco Daniele Benedetti ad intervenire sulla Spoleto Credito e Servizi e la sua controllata Bps.
E' evidente che la proposta di cambiare lo Statuto fa ipotizzare che il futuro dell'istituto di credito potrebbe passare per una nuova proprietà (clicca qui).
Una volta tanto i gruppi politici, incluso il Terzo Polo (meno Spedalieri, Udc), gruppo rimasto finora in silenzio sulle vicende che da due anni stanno travolgendo piazza Pianciani, hanno trovato l’intesa in pochi minuti sul documento predisposto dal capogruppo di Rinnovamento, Fabrizio Cardarelli. I berlusconiani, da sempre fedeli seguaci del dominus Antonini, si sono astenuti in blocco pur dicendosi d’accordo con l’iniziativa. C’è da comprenderli: tre di loro (Militoni e Cretoni per il Pdl, Spedalieri per l’Udc) si dichiarano ‘incompatibili’ in quanto dipendenti della banca. Un po’ meno chiara la posizione del capogruppo azzurro, Carlo Petrini, che ha evitato la firma appellandosi al fatto che la moglie è una dipendente di piazza Pianciani.
E’ davvero strano come il ‘conflitto di interessi’ venga invocato dalla politica alla bisogna, quando sembra far più comodo. Militoni e Spedalieri, ad esempio, vestono anche i panni di sindacalisti Bps e fra 1 ora si presenteranno al tavolo con Tuccari per dire la loro: ma non sia mai in qualità di consiglieri comunali, portatori cioè degli interessi della città. Comunque 26 firme su 30 rappresentano quasi il 90% del consesso e un mandato fin troppo forte consegnato nelle mani del primo cittadino. Ecco di seguito il testo:
“Il Consiglio comunale di Spoleto
– venuto a conoscenza dell'ultimo comunicato del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Spoleto, nel quale si fa esplicito riferimento alla volontà di ridurre il quorum previsto attualmente per modificare l'art. 4 dello Statuto della società, che testualmente recita: “L'assemblea si costituisce e delibera con le maggioranze previste dalla legge. Le deliberazioni relative al trasferimento della sede sociale e degli uffici della direzione generale fuori del Comune di Spoleto, ovvero relative allo scioglimento anticipato ed al mutamento dell'oggetto sociale della società, dovranno in ogni caso essere assunte con la maggioranza di quattro quinti del capitale sociale. Per la modificazione degli articoli 9 e 11 e per la delibera riguardante fusione per incorporazione della società sarà necessario, tanto in prima che in seconda convocazione, nonché in terza ove del caso, il voto favorevole di tanti soci che rappresentino almeno i due terzi del capitale sociale. La maggioranza dei quattro quinti è invece richiesta per la modificazione del secondo periodo del comma precedente e di questa disposizione”
– dissentendo assolutamente da ogni eventuale iniziativa che possa in qualche modo favorire la riduzione della presenza e dell'importanza dell'istituto di credito citato, quale potrebbe essere il trasferimento della sede sociale, ritenendolo supporto essenziale dell'economia del territorio
– esprimendo preoccupazione verso le possibili deprecabili ripercussioni che tale decisione potrebbe comportare in futuro sia sui livelli occupazionali che sulle condizioni lavorative dei dipendenti dell'istituto
Chiede
con forza al sindaco ed alla giunta comunale di intraprendere ogni utile iniziativa intervenendo presso i Consigli di Amministrazione della Banca Popolare di Spoleto e della Spoleto Credito e Servizi affinché sia scongiurata l'eventualità del trasferimento della sede sociale e della direzione dell'istituto di credito stesso”.
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