L’esposto e il ricorso
L’iscrizione nel registro degli indagati è del 3 agosto del 2015, conferma la Procura, e le ipotesi di reato di “corruzione, abuso d’ufficio, truffa , infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità, contestate a vario titolo” nei confronti di Visco, dei commissari straordinari (Gianluca Brancadoro, Nicola Stabile e Giovanni Boccolini), del presidente della Bps e Vice di Desio, Stefano Lado, e i tre componenti del comitato di Sorveglianza (Silvano Corbella, Giovanni Domenichini e Giuliana Scognamiglio), sulla base di quanto prospettato in una denuncia, “sono quelle che esprimono la qualificazione giuridica di una ipotesi investigativa proposta da privati – scrive il Procuratore Alessandro Cannevale – tutta da verificare e da valutare”. E ancora “Inoltre i fatti rappresentati nella denuncia degli esponenti coincidono parzialmente o sono in rapporto di connessione con quelli che formano oggetto di altri procedimenti penali in carico all’ufficio, si è resa pertanto necessaria l’acquisizione degli atti rilevanti di quei procedimenti e un’analisi congiunta di tutte le fonti di prova disponibili”. insomma al momento un atto dovuto. La prossima fase quindi si baserà tutta sull’osservazione di carte e documenti che la Procura chiederà anche alla stessa Bankit.
Dare voce ai 21 mila soci
“Ritengo necessario alla luce delle notizie uscite ieri e nei giorni precedenti fare un plauso alla Procura di Spoleto”, esordisce così Carlo Ugolini, presidente della Aspocredit “che pur nella scarsità dei mezzi sta svolgendo un lavoro ottimo. Non tanto per la notorietà degli indagati ma perchè con questa indagine ha riacceso un faro su Scs e Bps, dando speranza a quei soci che sono cuore e anima di questa banca”. Ma prima di lui ad attirare l’attenzione della stampa era stato proprio Giovannino Antonini il quale, accerchiato da microfoni e telecamere, ha dichiarato: “Hanno distrutto una banca fondata 120 anni fa, facendone di tutti i colori, ora sta venendo fuori quel grande complotto di cui io parlo da tempo. Ventuno mila soci devono tornare proprietari della banca fondata qui con i soldi dei nostri nonni e dei nostri genitori. Ci hanno rubato la banca, ce l’hanno estorta. La banca deve tornare in Umbria”. Ma alla domanda se questa serie di iniziative legali che di fatto puntano, come detto, a spostare il calendario a prima del 14 febbraio 2013, preveda anche in qualche modo proprio la “riabilitazione” della figura di Antonini, Ugolini risponde: “Non rinneghiamo nulla. Possiamo dire che la vicenda personale di Antonini ha subito un excursus che dal punto di vista umano nessuno vorrebbe provare. Pensiamo ai 21 mila soci, non è che bisogna guardare alla cooperativa e alla banca come ad un uomo solo al comando. Per noi conta solo il bene sono i soci. Il valore della cooperativa e della banca lo hanno fatto i soci”. Nessuno parla della voragine apertasi dagli ultimi 3 bilanci, dove le perdite hanno portato a superare la considerevole cifra di 150 milioni di euro. Come nessuno fa accenno a quanto Banco Desio ha finora ‘immesso’ per riportare piazza Pianciani verso mari meno agitati: piu o meno 410 milioni di euro, una 80ina circa dal conferimento degli sportelli della Desio Lazio (inglobata ora sotto il marchio PopSpoleto), il resto cash.
La Questione Nit
Uno tra i punti centrali messi nero su bianco nell’esposto per penna dell’avvocato Rizziero Angeletti c’è quello cardine della presunta mancata valutazione della proposta di acquisto presentata dalla Nit Holding di Honk Kong, (presunta) società di investimenti internazionali, offerta respinta il giorno stesso dai commissari ma indicata invece dai soci della ASpoCredit come “vantaggiosa”. Qui da un lato oggi c’è Angeletti che la definisce “migliorativa”, e dice “ci sarebbe stato un guadagno per tutti i soci che avrebbero beneficiato di un utile oltre ai 25 milioni cash che la società era pronta a versare al momento della sottoscrizione. Qualcuno ci dovrà spiegare perchè non è stata valutata visto che è stata rigettata lo stesso giorno in cui è stata presentata.” E’ l’avvocato Puma, legale di Aspocredit a sostenere che “E’ stata fatta confusione apposita su questa questione tra Nit Holding di Hong Kong aveva presentato offerta migliorativa e che non ha nulla a che vedere con la Nit Italia che è indagata per reati minimi, sottolinea i l legale. E’ stata creata questa confusione per motivare il diniego per motivare ust’at che non aveva motivi. Sono due società diverse, con due sedi diverse, con due legali rappresentanti diversi. Hanno in comune solo un pezzo di nome”. Diametralmente opposta l’opinione di Bankitalia e sono gli stessi commissari dall’altro lato, in una nota stampa emessa oggi, a ricordare di aver presentato 3 esposti contro la Nit Holding e ribadiscono che quell’offerta era “una patacca”.
La questione Nit Italia la riassume con sintesi impeccabile la penna di Simone Filippetti sul Sole24Ore in edicola oggi: “A luglio dell’anno scorso, bussa alla porta della Bps la fantomatica Nit Holding, finanziaria di Hong Kong già salita alle cronache perché tempo prima che si era candidata a investire in Mps. A Siena aveva promesso la cifra monstre di 10 miliardi di euro ma tutto si rivelò un bluff. Poi il procuratore di Nit in Italia, il duca Rodoldo Varano di Camerino, compare a Spoleto: 100 milioni per comprare la Scs e altri 140 per salvare la banca. A garanzia si mostrano estratti conto di fondi presso la Zao Bank di Mosca, del gruppo Unicredit. Esultano i soci della Scs che minacciano pure querela quando i commissari osano rifiutare una cosi prodigiosa offerta. Peccato che, si scoprirà poi, quelle carte fossero falsificate e i soldi inesistenti. Le uniche due offerte serie per salvare la PopSpoleto sono del brianzolo Banco Desio e della Clitumnus, newco di imprenditori locali . Ma in Via Nazionale, dopo i casi Banca Marche e Tercas, preferiscono evitare o ridurre al minimo gli incroci banche-imprese. E la banca umbra finisce al Desio”.
Che la Nit Italia sia riconducibile alla Nit Holding lo dimostrano però le tante dichiarazioni ufficiali, mai smentite, del Duca Varano di Camerino, sbarcato a Spoleto con l’intenzione di investire 150 milioni di euro (che diventeranno, a chiacchiere, ben 800 durante un incontro ufficiale con l’ex sindaco Daniele Benedetti) ma incredibilmente incapace di salvare la Panetto & Petrelli per poco piu di 350mila euro: una vicenda che lasció l’amaro in bocca alle maestranze che avevano creduto fin troppo ai fantasmagorici progetti del nobile presentato loro proprio dal Sig. Ugolini che della P&P era dipendente e sindacalista. Sulla Nit Italia pende un procedimento in seguito ai 2 bond ‘patacca’ in cruzeiros brasiliani valutati 150milioni di euro ma che una perizia del Tribunale di Spoleto ha valutato in poco piu di 0,49 euro. Si, quarananove centesimi. Chi ha conferito alla Nit Italia quei 2 bond è ancora da chiarire, ma su questo se ne saprà di piu il prossimo anno quando si aprirà il processo che vede indagati alcuni personaggi della costellazione del Duca. C’è poi in piedi l’inchiesta aperta dalla Consob dopo l’annuncio dell’acquisto nientepopodimenochè di Rocca Salimbeni per la cifra monstre di 10 miliardi.
La denuncia del sindaco Cardarelli
Al quotidiano La Nazione il sindaco di Spoleto Cardarelli ieri aveva detto: “Sono stato io il primo nel 2009 a presentare un esposto alle autorità, per segnalare alcuni fatti riguardanti la gestione della Bps. Purtroppo dagli inquirenti non sono stato mai contattato né interrogato…Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni, fiducia che rinnovo ancora ora”. “Sulle dichiarazioni del sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli, lo abbiamo detto fin dall’inizio, noi non nasciamo contro nessuno – ha spiegato oggi Ugolini – noi siamo per aggregare. Tra gli ospiti in sala c’è anche il vicepresidente del consiglio comunale (Sandro Cretoni, n.d.r.) che ci ha dato il suo sostegno. Fatti personali non c’entrano nulla con quelli che sono i 21 mila soci. Siamo qui perchè dobbiamo difendere loro. Vogliamo che ci si a unione e comunione nello stesso obiettivo. Vogliamo ridare all’Umbria, alla città, ai 21 mila soci la Banca, quello che di diritto è nostro”.