PopSpoleto, 'la carica dei 100'| AspoCredit 'Ci hanno rubato la Banca' - Tuttoggi.info

PopSpoleto, ‘la carica dei 100’| AspoCredit ‘Ci hanno rubato la Banca’

Sara Minciaroni

PopSpoleto, ‘la carica dei 100’| AspoCredit ‘Ci hanno rubato la Banca’

L'associazione a tutela dei soci SCS spiega l'esposto contro Bankit| L'intervento dell'on Rampelli (FdI) 'Quale indagine è valida?'
Gio, 22/10/2015 - 00:00

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Riportare indietro le lancette dell’orologio al giorno del commissariamento della Banca Popolare di Spoleto. E’ questo in astratto lo scopo di tutte le azioni che in questi mesi (meglio, ultimi 2 anni)  hanno intrapreso i soci di ASpoCredit. Quattrocento soggetti che detenevano azioni della cooperativa che controllava il 51 per cento delle azioni dell’istituto di Credito di piazza Pianciani: un numero piccolo se si pensa che la coop ne vanta piú di 21mila, ancor piú piccolo se si pensa che solo 100 di loro hanno firmato l’esposto che oggi è alla base dell’indagine d ella Procura di Spoleto che vede iscritti nel registro degli indagati il presidente di Bankitalia Ignazio Visco e i commissari che misero in sicurezza l’istituto e  ne seguirono la cessione al Banco Desio e della Brianza

L’esposto e il ricorso

Questa mattina, mercoledì 21 ottobre, dopo la bomba, l’ennesima, esplosa probabilmente ad hoc ieri con la notizia degli indagati, la ASpoCredit ha indetto una conferenza stampa per illustrare le ragioni dell’esposto presentato il 28 luglio e che mette nero su bianco alcuni dubbi (che al momento dubbi sono e dubbi restano perché l’indagine è agli inizi) degli stessi soci dell’associazione sulle operazioni che hanno portato prima al commissariamento e poi alla cessione della Bps, che non è che una delle tante azioni ‘di fuoco’ intraprese dagli irriducibili. Sempre nella mattinata di oggi Ugolini & Co. hanno annunciato di avere depositato un ricorso al Tribunale delle imprese di Perugia per l’annullamento di quella assemblea dei soci di Scs che ha visto la nomina del nuovo consiglio di amministrazione in capo all’avvocato Massimo Marcucci, subentrato alla gestione commissariale.

L’iscrizione nel registro degli indagati è del 3 agosto del 2015, conferma la Procura, e le ipotesi di reato di “corruzione, abuso d’ufficio, truffa , infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità, contestate a vario titolo” nei confronti di Visco, dei commissari straordinari (Gianluca Brancadoro, Nicola Stabile e Giovanni Boccolini), del presidente della Bps e Vice di Desio, Stefano Lado, e i tre componenti del comitato di Sorveglianza (Silvano Corbella, Giovanni Domenichini e Giuliana Scognamiglio), sulla base di quanto prospettato in una denuncia, “sono quelle che esprimono la qualificazione giuridica di una ipotesi investigativa proposta da privati – scrive il Procuratore Alessandro Cannevale – tutta da verificare e da valutare”. E ancora “Inoltre i fatti rappresentati nella denuncia degli esponenti coincidono parzialmente o sono in rapporto di connessione con quelli che formano oggetto di altri procedimenti penali in carico all’ufficio, si è resa pertanto necessaria l’acquisizione degli atti rilevanti di quei procedimenti e un’analisi congiunta di tutte le fonti di prova disponibili”. insomma al momento un atto dovuto. La prossima fase quindi si baserà tutta sull’osservazione di carte e documenti che la Procura chiederà anche alla stessa Bankit.

esposto bps scs

Dare voce ai 21 mila soci

“Ritengo necessario alla luce delle notizie uscite ieri e nei giorni precedenti fare un plauso alla Procura di Spoleto”, esordisce così Carlo Ugolini, presidente della Aspocredit “che pur nella scarsità dei mezzi sta svolgendo un lavoro ottimo. Non tanto per la notorietà degli indagati ma perchè con questa indagine ha riacceso un faro su Scs e Bps, dando speranza a quei soci che sono cuore e anima di questa banca”. Ma prima di lui ad attirare l’attenzione della stampa era stato proprio Giovannino Antonini il quale, accerchiato da microfoni e telecamere, ha dichiarato: “Hanno distrutto una banca fondata 120 anni fa, facendone di tutti i colori, ora sta venendo fuori quel grande complotto di cui io parlo da tempo. Ventuno mila soci devono tornare proprietari della banca fondata qui con i soldi dei nostri nonni e dei nostri genitori. Ci hanno rubato la banca, ce l’hanno estorta. La banca deve tornare in Umbria”. Ma alla domanda se questa serie di iniziative legali che di fatto puntano, come detto, a spostare il calendario a prima del 14 febbraio 2013, preveda anche in qualche modo proprio la “riabilitazione” della figura di Antonini, Ugolini risponde: “Non rinneghiamo nulla. Possiamo dire che la vicenda personale di Antonini ha subito un excursus che dal punto di vista umano nessuno vorrebbe provare. Pensiamo ai 21 mila soci, non è che bisogna guardare alla cooperativa e alla banca come ad un uomo solo al comando. Per noi conta solo il bene sono i soci. Il valore della cooperativa e della banca lo hanno fatto i soci”. Nessuno parla della voragine apertasi dagli ultimi 3 bilanci, dove le perdite hanno portato a superare la considerevole cifra di 150 milioni di euro. Come nessuno fa accenno a quanto Banco Desio ha finora ‘immesso’ per riportare piazza Pianciani verso mari meno agitati: piu o meno 410 milioni di euro, una 80ina circa dal conferimento degli sportelli della Desio Lazio (inglobata ora sotto il marchio PopSpoleto), il resto cash.


La Questione Nit

Uno tra i punti centrali messi nero su bianco nell’esposto per penna dell’avvocato Rizziero Angeletti c’è quello cardine della presunta mancata valutazione della proposta di acquisto presentata dalla Nit Holding di Honk Kong, (presunta) società di investimenti internazionali, offerta respinta il giorno stesso dai commissari ma indicata invece dai soci della ASpoCredit come “vantaggiosa”. Qui da un lato oggi c’è Angeletti che la definisce “migliorativa”, e dice “ci sarebbe stato un guadagno per tutti i soci che avrebbero beneficiato di un utile oltre ai 25 milioni cash che la società era pronta a versare al momento della sottoscrizione. Qualcuno ci dovrà spiegare perchè non è stata valutata visto che è stata rigettata lo stesso giorno in cui è stata presentata.” E’ l’avvocato Puma, legale di Aspocredit a sostenere che “E’ stata fatta confusione apposita su questa questione tra Nit Holding di Hong Kong aveva presentato offerta migliorativa e che non ha nulla a che vedere con la Nit Italia che è indagata per reati minimi, sottolinea i l legale. E’ stata creata questa confusione per motivare il diniego per motivare ust’at che non aveva motivi. Sono due società diverse, con due sedi diverse, con due legali rappresentanti diversi. Hanno in comune solo un pezzo di nome”. Diametralmente opposta l’opinione di Bankitalia e sono gli stessi commissari dall’altro lato, in una nota stampa emessa oggi, a ricordare di aver presentato 3 esposti contro la Nit Holding e ribadiscono che quell’offerta era “una patacca”.

La questione Nit Italia la riassume con sintesi impeccabile la penna di Simone Filippetti sul Sole24Ore in edicola oggi: “A luglio dell’anno scorso, bussa alla porta della Bps la fantomatica Nit Holding, finanziaria di Hong Kong già salita alle cronache perché tempo prima che si era candidata a investire in Mps. A Siena aveva promesso la cifra monstre di 10 miliardi di euro ma tutto si rivelò un bluff. Poi il procuratore di Nit in Italia, il duca Rodoldo Varano di Camerino, compare a Spoleto: 100 milioni per comprare la Scs e altri 140 per salvare la banca. A garanzia si mostrano estratti conto di fondi presso la Zao Bank di Mosca, del gruppo Unicredit. Esultano i soci della Scs che minacciano pure querela quando i commissari osano rifiutare una cosi prodigiosa offerta. Peccato che, si scoprirà poi, quelle carte fossero falsificate e i soldi inesistenti. Le uniche due offerte serie per salvare la PopSpoleto sono del brianzolo Banco Desio e della Clitumnus, newco di imprenditori locali . Ma in Via Nazionale, dopo i casi Banca Marche e Tercas, preferiscono evitare o ridurre al minimo gli incroci banche-imprese. E la banca umbra finisce al Desio”.

Che la Nit Italia sia riconducibile alla Nit Holding lo dimostrano però le tante dichiarazioni ufficiali, mai smentite, del Duca Varano di Camerino, sbarcato a Spoleto con l’intenzione di investire 150 milioni di euro (che diventeranno, a chiacchiere, ben 800 durante un incontro ufficiale con l’ex sindaco Daniele Benedetti) ma incredibilmente incapace di salvare la Panetto & Petrelli per poco piu di 350mila euro: una vicenda che lasció l’amaro in bocca alle maestranze che avevano creduto fin troppo ai fantasmagorici progetti del nobile presentato loro proprio dal Sig. Ugolini che della P&P era dipendente e sindacalista. Sulla Nit Italia pende un procedimento in seguito ai 2 bond ‘patacca’ in cruzeiros brasiliani valutati 150milioni di euro ma che una perizia del Tribunale di Spoleto ha valutato in poco piu di 0,49 euro. Si, quarananove centesimi. Chi ha conferito alla Nit Italia quei 2 bond è ancora da chiarire, ma su questo se ne saprà di piu il prossimo anno quando si aprirà il processo che vede indagati alcuni personaggi della costellazione del Duca. C’è poi in piedi l’inchiesta aperta dalla Consob dopo l’annuncio dell’acquisto nientepopodimenochè di Rocca Salimbeni per la cifra monstre di 10 miliardi.


La denuncia del sindaco Cardarelli

Al quotidiano La Nazione il sindaco di Spoleto Cardarelli ieri aveva detto: “Sono stato io il primo nel 2009 a presentare un esposto alle autorità, per segnalare alcuni fatti riguardanti la gestione della Bps. Purtroppo dagli inquirenti non sono stato mai contattato né interrogato…Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni, fiducia che rinnovo ancora ora”. “Sulle dichiarazioni del sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli, lo abbiamo detto fin dall’inizio, noi non nasciamo contro nessuno – ha spiegato oggi Ugolini – noi siamo per aggregare. Tra gli ospiti in sala c’è anche il vicepresidente del consiglio comunale (Sandro Cretoni, n.d.r.) che ci ha dato il suo sostegno. Fatti personali non c’entrano nulla con quelli che sono i 21 mila soci. Siamo qui perchè dobbiamo difendere loro. Vogliamo che ci si a unione e comunione nello stesso obiettivo. Vogliamo ridare all’Umbria, alla città, ai 21 mila soci la Banca, quello che di diritto è nostro”.

Le accuse nell’esposto

L’ASpoCredit non nasconde le sue carte, anzi, con una operazione piu mediatica che di sostanza (per chi ha seguito da vicino le tristi vicende di questi ultimi 4 anni), consegna ai giornalisti copia dell’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Spoleto. 8 pagine con cui si accusa di tutto: dall’illegittimo commissariamenti di Bankit ai (presunti) rapporti che uno dei Commissari avrebbe in passato intrattenuto con Desio, alla cessione dello sportello di Torino alla Popolare Vicenza (concorrente di Desio nella corsa alla scalata di piazza Pianciani), fino alla presunta cessione di “crediti pari a 95 mln ottenendo la perdita di 5 mln”. Accuse pesantissime che, a quanto trapela da Roma, non resteranno senza replica, aldilà della nota odierna emessa dagli stessi Commissari che stanno affilando le armi. Da evidenziare ancora una volta che nessuno ha ricevuto un avviso di garanzia.

Interrogazione in Parlamento 

Sulla vicenda è intervenuto oggi il capogruppo di Fratelli d’Italia, l’onorevole Fabio Rampelli che aveva già presentato una interrogazione lamentando come l’inchiesta sulla Bps fosse di fatto ferma.
Rampelli oggi e tornato a parlare della vicenda rilasciando una dichiarazione che Tuttoggi pubblica in anteprima e che chiama in causa direttamente il Ministro della Giustizia Orlando. “Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria che vede protagonista la Banca di Spoleto, segnalo che già tempo addietro abbiamo fatto un’interrogazione al ministro dell’economia Padoan. Siamo ancora in attesa di una risposta. Troviamo davvero singolare che oggi una Procura, con nuovi magistrati, ribalti completamente le indagini fatte dallo stesso Ufficio arrivando a indagare i controllori, la Banca d’Italia con il Governatore Ignazio Visco. Delle due l’una: o è valida l’imdagine di 3 anni fa, o è valida quella di oggi. Una cosa e’ certa: esisteva una banca florida con 100 sportelli e 700 dipendenti, fiore all’occhiello del territorio spoletino e umbro. Oggi quella banca non esiste più. Di chi e’ la colpa? Ci auguriamo che il ministro Padoan e il ministro Orlando facciano chiarezza, per quanto di loro competenza, rispondendo cioè alle nostre interrogazioni e, ci auguriamo, inviando ispettori dei rispettivi ministeri” conclude il capogruppo Rampelli.
Hanno collaborato Carlo Ceraso e Sara Cipriani
©Riproduzione riservata
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