Carlo Ceraso
“Pervasivo, dominante e poco trasparente”. Così la Vigilanza di Banca d’Italia liquida l’operato di Giovannino Antonini – l’ex padre-padrone della Banca Popolare di Spoleto, oggi in sella, ironia della sorte, alla controllante Spoleto Credito e Servizi – nella Relazione rimasta finora blindatissima nelle stanze dei bottoni della “Spoleto”. Un documento dal quale emergono comportamenti e atti “non consoni alla delicatezza dell’incarico ricoperto” dal dominus senza il quale, a leggere le carte, non si muoveva foglia. Anzi, sembra proprio che tutto ruotasse intorno a lui: consiglieri di amministrazione, revisori dei conti, dirigenti e funzionari; molti dei quali al servizio di colui che da un ventennio sale le scale di piazza Pianciani, gli ultimi 10 da presidente.
L’ispezione – la Relazione, che Tuttoggi.info può anticipare, è quella firmata dalla Vigilanza, approvata dal Direttorio di Bankit lo scorso 24 maggio e recapitata a Bps a fine giugno. Una trentina di pagine in cui vengono ripercorse le ‘tappe’ dell’ispezione avviata da Palazzo Koch il 1 febbraio 2010, le controdeduzioni degli amministratori coinvolti e, infine, le sanzioni comminate a Cda, d.g. e revisori dei conti legati al periodo sottoposto ad accertamento. Multe che sembrano per la verità “minime” rispetto alle stesse decisioni della Vigilanza che, come si ricorderà, impose a Antonini e al vicepresidente vicario Bellingacci le dimissioni dal board. Dimissioni rassegnate dopo un estenuante braccio di ferro con la Vigilanza che sollevò non poco clamore sulle pagine di tutti i quotidiani nazionali. Una vicenda che offusca non poco la brillante carriera di questo 59enne imprenditore di provincia, agente assicurativo, diplomato al liceo scientifico spoletino e con una laurea honoris causa consegnatagli da una non meglio precisata Università Americana (il titolo italiano deve ancora conseguirlo visto che, leggendo un recente c.v., ha riportato di esser “iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Perugia”). Le azioni contestate dagli ispettori di Palazzo Koch, lo si scopre leggendo il documento, non sono neanche del tutto nuove: molte di quelle odierne gli erano state già sollevate (e sanzionate) nel 2006.
Le relazioni ‘pericolose’ – come l’utilizzo di conti Bps per la “gestione di proprie relazioni finanziarie con soggetti in stato di difficoltà”, come ebbero a scrivere cinque anni fa gli ispettori che sanzionarono il Cda dell’epoca, incapace di prendere le misure e persino le distanze da Antonini. La lezione però non è servita visto che Antonini ha continuato come se nulla fosse. Così la nuova Relazione sembra una copia della precedente, anche nelle responsabilità dei consiglieri. Con l’aggiunta però che Bankit evidenzia come su alcune vicende siano in corso iniziative della magistratura. Leggiamo: “con ottica sostanzialmente acritica il consesso ha accolto le risultanze degli accertamenti richiesti alla “Revisione Interna” sulla condotta del Presidente, benchè significative anomalie gestionali fossero rilevate, oltre che sulla esposizione principale oggetto dell’indagine, anche su ulteriori creditorie (SS Immobilare Srl, a sofferenza, e Olimpia, tuttora in fase di preammortamento) ed evidente risultasse il rischio reputazionale per l’organismo amministrato, in ordine al quale non possono trascurarsi le iniziative nel frattempo intraprese dall’Autorità Giudiziaria”. Ma c’è anche un’altra immobiliare su cui la Vigilanza ha acceso i riflettori, la Baronci Costruzioni Generali Srl.
I debiti sanati e quelli da sanare – del crack Baronci a Spoleto si parla da tempo. Una azienda cresciuta dal nulal in via esponenziale e finita sul lastrico per cause non ancora del tutto chiare. E’ risaputo che il titolare vantasse una forte amicizia con Antonini. Quello che non si sapeva, almeno ufficialmente, era la posizione dello stesso ex presidente. Antonini, scrive Bankit, è risultato “debitore verso la Baronci (già affidata) di una fattura di € 180mila anticipata alla stessa nel gennaio 2007, tra l’altro in misura integrale, anziché all’80%, come previsto dalla normativa interna”. Ma non è tutto. Anche un figlio dell’ex presidente ha una posizione analoga e ancor più pesante: “La Baronci ha altresì beneficiato, nell’aprile 2008, dell’accredito, anch’esso riconosciuto per intero in elusione alle regole interne, di un contratto di appalto di € 600mila avente come controparte il sig. Alberto Antonini, figlio del Presidente”. Alla ditta edile, la cui situazione finanziaria è già abbastanza compromessa, la Bps concede credito fino all’ottobre 2008, appena 2 mesi prima che venga messa in sofferenza per 2,6 milioni di euro. E i debiti dei due? L’ex presidente informò il Cda della propria esposizione solo il 9 febbraio 2009 ma si dovrà attendere ancora 2 mesi prima che si dichiari formalmente disponibile a sistemare il proprio debito: saldato in comode rate e compensando per di più parte degli emolumenti derivanti dalla carica di presidente. Insomma un trattamento a dir poco di favore, che difficilmente sarebbe stato concesso al più liquido dei clienti. Ma lui è il dominus e tutto può. Ancor più eclatante la posizione debitoria del figlio che a luglio 2011, a distanza ormai di tre anni, “permane impagata”.
Il “giro di assegni” – ma è sui movimenti registrati dal conto corrente dell’ex presidente che gli ispettori hanno fatto un vero e proprio balzo sulla sedia. Un giro di assegni che coinvolge altri amministratori di controllata e controllante e per cifre iperboliche: 21 milioni di euro, spicciolo più, spicciolo meno, in appena 16 mesi. Leggiamo: “Non corretto è risultato, inoltre, l’utilizzo da parte del Presidente del rapporto di conto corrente intrattenuto con la Banca, in larga misura interessato da movimentazione (15 milioni di euro nel 2008 e 6,3 milioni di euro nei primi quattro mesi del 2009) finalizzata alla creazione di surrettizie disponibilità (mediamente non meno di 300 mila euro) attraverso traenza e versamenti incrociati di assegni propri e di controparti ricorrenti, tra le quali anche esponenti della Banca (avv. Marco Bellingacci, vicepresidente vicario) e della Controllante (sig. Danilo Solfaroli, vicepresidente)”. Una vera e propria bomba se si considera che i tre oggi ricoprono nella Scs rispettivamente le cariche di presidente (Antonini), vicepresidente vicario (Solfaroli) e vicepresidente (Bellingacci). Quest'ultimo è stato designato solo pochi giorni fa nel silenzio più assoluto (leggi)
Gli emolumenti – L’ex presidente Bps riusciva ad influenzare, a quanto dice Bankit, anche l’assemblea dei soci in merito ai propri emolumenti, più di 320mila euro l’anno, come riportò alcuni giorni fa Tuttoggi.info (clicca qui) . “Pervasiva e dominante è risultata l’azione esercitata in ambito aziendale dal Presidente, tra l’altro destinatario di consistenti emolumenti annui deliberato dall’Organo di appartenenza anziché in sede assembleare, stante l’assenza di formali incarichi aggiuntivi rispetto a quelli connessi all’espletamento del ruolo istituzionale. Appare censurabile anche la decisione dell’Assemblea di aumentare i compensi di amministratori e sindaci in corso di mandato (riunione del 21.04.2008)”
Il ‘buco’ nei controlli – dove sicuramente Antonini non ha colpe è sul servizio di controllo interno che, ante giugno 2010 (quando terminò l’ispezione della Vigilanza), sembrava far acqua da tutte le parti. “l’attività – scrivono da Roma – è connotata da metodologie e processi di verifica scarsamente estesi: gli accertamenti sono costituiti esclusivamente da sopralluoghi presso le filiali e da interventi straordinari relativi a frequenti episodi di malversazione, resi agevoli dalla carenza di riscontri di primo livello e di strumenti di monitoraggio a distanza inadeguati”.
Bacchettata a Cda e Revisori – quanto il dominus riuscisse a controllare i vertici Bps risulta chiaro continuando la lettura della Relazione. Neanche l’esposto presentato dall’ex presidente Scs Fabrizio Cardarelli (defenestrato la ‘notte di Natale’ 2008 perché probabilmente divenuto ormai scomodo) convince i 13 membri del Cda ad approfondire le vicende relative ad Antonini. Scrive Bankit: “le indagini sono state poco approfondite – come nel caso del denunciato ‘giro di assegni’ – e spesso basate sulla raccolta di mere dichiarazioni dello stesso Antonini che rassicurava il Cda sulla correttezza del proprio operato”. Un po’ come chiedere ad un figlio se ha marinato la scuola: 99 su 100 proverà a dire che lui a scuola c’è stato. Anche il collegio sindacale non è esente da responsabilità e da qualche maldestra manovra di guadagnare più gettoni di presenza: “non ha agito con la necessaria determinazione in ordine alle vicende che hanno interessato il Presidente Antonini – scrive Banca d’Italia – concentrando la propria attività più su aspetti e adempimenti di natura formale. Si è inoltre rilevato che i sindaci percepiscono più gettoni di presenza nel caso (non infrequente) di riunioni tenute nella stessa giornata con separate verbalizzazioni in relazioni agli argomenti trattati”.
La mano tenera – alla fine della Relazione le sanzioni pecuniare in merito alle violazioni commesse. Multe, tutto sommato, di valore relativo, forse perché l’obiettivo era quello di fare una nuova governance alla Banca umbra. La più pesante, ovviamente, ad Antonini (16.000) seguito da Bellingacci (12.000) e 9 dei 12 consiglieri del Cda (10mila). Agli altri 3 componenti (Raggi, Logi e Di Bello) e ai Revisori (Rossi, Bonelli e Fesani) 3.000€ avendo Bankit riconosciuto che, seppur in ritardo, presero le distanze dall’ex presidente arrivando anche a dare le dimissioni (come nel caso di Raggi e Logi). Stessa cifra minima all’ex d.g. Alfredo Pallini, anche lui “riabilitato” dalla Relazione di Bankit che ha sconfessato le motivazioni con cui Antonini convinse il Cda a revocargli l’incarico (leggi cosa ha scritto la Vigilanza a proposito di Cardarelli, Pallini e Raggi).
L’attualità – Intanto però la ‘nuova’ Bps, quella affidata dal 15 febbraio scorso al presidente D’Atanasio e al neo d.g. Tuccari procede per la propria strada, tanto da esser riuscita a smorzare le polemiche con i sindacati che sembrano apprezzare i nuovi metodi basati su meritocrazia e trasparenza. Ieri mattina il board ha tenuto un Cda a Perugia dove nel pomeriggio, nei locali prestati da Confindustria, ha voluto incontrare funzionari e responsabili di alcune filiali ai quali è stato illustrato il nuovo Piano Industriale. Difficile invece comprendere quali reazioni scatenerà la Relazione della Vigilanza, specie sul vertice Scs. Antonini già a suo tempo ha fatto sapere di non essere disponibile alle dimissioni dalla massima carica della controllante. Un atteggiamento che fa pendant con gli strali lanciati alla stampa che sioccupa del ‘caso Bps’ (dal Sole 24 Ore a Milano Finanza, Giornale dell’Umbria e Tuttoggi.info) e con i fantasiosi “complotti” denunciati all’indomani delle sue dimissioni. Certo, i comportamenti contestati dagli ispettori di Palazzo Koch hanno meritato – e vale ribadirlo – solo l’applicazione di una sanzione pecuniaria. Resta solo da attendere se il fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Spoleto sulle vicende della Bps avrà altri tipi di ripercussioni.
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