Carlo Ceraso
Nazzareno D’Atanasio si è dimesso dalla carica di presidente della Banca Popolare di Spoleto. La notizia, clamorosa, ancor più perché smentita a Tuttoggi.info ancora nel tardo pomeriggio di ieri dal diretto interessato, arriva poco prima dell’ora di pranzo, al termine di un board sui cui contenuti resta il massimo riserbo. Al posto di D’Atanasio, che mantiene la carica di consigliere (occupando così il posto di Gabriele Chiocci dimessosi nell’ottobre scorso), entra il professor Alberto Brandani – guarda la photogallery delle new entry – già docente di lettere al liceo di Colle Val d’Elsa e un passato di manager legato a doppio filo con la Democrazia Cristiana prim e ’Udc di Casini poi, anche se nella corrente di Cesa.
Ma non è l’unico colpo di scena: a chiamarsi fuori dal board è stato Aldo Amoni al cui posto subentra l’avvocato Donatella Tesei (legale da sempre vicina alla famiglia del dominus Antonini), attuale sindaco di Montefalco.
Dunque la svolta ‘clamorosa’ c’è stata ma non nella direzione che aveva annunciato più volte il n. 1 della Holding Scs Giovannino Antonini – ovvero l’ufficializzazione del nuovo partner che dovrebbe sostituire Banca MPS dopo la rottura dei patti parasociali dello scorso agosto in scadenza il prossimo 26 gennaio – bensì nella direzione di modificare, poco per la verità, l’assetto della governance Bps.
Un ‘movimento’ che richiama in qualche modo alla mente la Relazione della Vigilanza che a gennaio 2011 impose il defenestramento del vertice della Banca (Antonini e Bellingacci, rientrati poi dalla finestra alla guida della controllante): il documento infatti indicava un “cambiamento del board a partire dal vertice”. A piazza Pianciani ci si limitò invece solo al n. 1 e n. 2, lasciando inalterato il resto del Cda.
Che quella di oggi sia una mossa per recuperare il tempo perso e prepararsi alla Relazione che gli ispettori di Palazzo Koch stanno preparando dopo la seconda ispezione terminata due mesi fa? Difficile dirlo. Dalla sala del consiglio non trapela nulla e il telefonino di D’Atanasio risulta spento da più di un’ora.
Di certo sul tavolo del board c’era da discutere anche la proposta del d.g. Francesco Tuccari, il quale da tempo va richiedendo un sostanzioso aumento del proprio compenso, ritenuto da D’Atanasio e da diversi consiglieri fin troppo eccessivo (si parla di una cifra annua superiore a 800mila euro).
Appare difficile però credere che una simile richiesta abbia portato il n. 1 a dimettersi dalla carica. Resta inspiegabile anche la solo uscita di Amoni, visto che ieri in città giravano voci che tutti i membri in quota Scs si sarebbero dovuti dimettere oggi per far posto ad altri indicati dalla holding.
Proviamo a contattare il segretario regionale di Confcommercio: “guardi ho inviato la mia lettera di dimissioni perché non intendevo partecipare al consiglio, sono sicuro di aver dato sempre il massimo del mio contributo e concludo serenamente questa esperienza” ci dice Amoni. Sulle cause che lo hanno portato a questa decisione afferma che “si deve ai troppi impegni che ho nel frattempo assunto, specie quelli in Confcommercio, tutto qui. Chi altro si è dimesso?” ci chiede. E quando rispondiamo “nessun altro”, cala il silenzio. “Consigliere è ancora in linea?”. “Sì, sì, sono qui, sapevo che doveva andare diversamente, ma va bene lo stesso così, non ci capisco più niente….”.
Il profilo di Brandani – per anni il professore è stato in Monte dei Paschi, carriera iniziata grazie all’incarico di responsabile economico della Dc senese. Nella deputazione (il Cda di Mps) è entrato nel 1977 e riconfermato per altri due mandati. E’ stato presidente della Calp, presidente dell’Istituto di credito agrario della Toscana, consigliere di Centrofinanziaria (merchant bank di Rocca Salimbeni), vicepresidente della Cfi (finanziaria del gruppo Agnelli), presidente della compagnia assicurativa Ticino. Consigliere di amministrazione di Ferrovie dello Stato, è presidente di Federtrasporto-Confindustria.E’ anche presidente della Giuria letteraria del Premio Isola d’Elba. E’ la prima volta nella storia della Popolare Spoleto, lunga più di un secolo, che la presidenza non viene retta da uno spoletino. Nel suo passato ha avuto un paio di guai giudiziari: arrestato nel 1992 quando era amministratore del Monte venne prosciolto da ogni addebito su richiesta stessa della procura. Nel 2008 i suoi uffici furono perquisiti nell’ambito dell’inchiesta “stradopoli” condotta dalla Finanza di Roma su presunti illeciti dell’Anas, ma anche in questo caso né uscì indenne. Politicamente si era definito ‘fanfaniano’, anche se la sempre maggiore frequentazione dei salotti buoni di Roma lo hanno visto molto vicino ad Andreotti. Per non parlare dei suoi stretti rapporti con Francesco Gaetano Caltagirone, il tycoon del settore cementiero che dallo scorso anno è uscito dalla quota detenuta in Mps (sotto il 2%) abbandonando anche lo scranno nel board.
Difficile quindi capire se l’esser stato cooptato da Scs risponda ad una logica pro Rocca Salimbeni (che, come anticipato da Tuttoggi.info, appoggerebbe una cordata di imprenditori perugini pronti a rilevare Bps, riducendo la propria quota dal 26% al 10%) oppure a cercare di ostacolare questa cordata, che vede in prima linea un altro tycoon del cemento, l'eugubino Carlo Colaiacovo, accontentando al tempo stesso Bankit che sul nome di Brandani non avrebbe nulla da eccepire. Non resta che attendere le comunicazioni ufficiali che a breve verranno rese note da PopSpoleto. A piazza Pianciani i motori – ma anche i nervi – sono caldi, anzi caldissimi, e non si escludono a breve altri colpi di scena.
La nota Bps (aggiornamento h. 19.58) – non aggiunge molto di più a quanto si sapeva già da stamattina la nota emessa nel tardo pomeriggio dalla Banca Popolare Spoleto. Sembra però che il nome di Brandani sia uscito dal cilindro di Antonini solo nelle ultime ore dal momento che, a quanto dicono i bene informati, il presidentissimo aveva in mente un altro nome, quello di Antonio Rosati, già d.g. di Consob, e dallo scorso aprile superconsulente di Gianni Alemanno per il riordino della “holding Campidoglio”. Cosa abbia potuto far sfumare la nomina non è dato sapere. Ecco di seguito il comunicato stampa: “Banca Popolare Spoleto – scrive il vicepresidente vicario Michelangelo Zuccari – comunica che in data odierna il Cda ha cooptato e poi nominato Presidente il Prof. Alberto Brandani. Banchiere di comprovata professionalità ed esperienza, il prof. Brandani è presidente nazionale federtrasporto, consigliere di amministrazione delle Ferrovie dello Stato Italiane, Responsabile dell’Organismo di Vigilnanza dell’Anas e presidente della Fondazione Formiche. Nella stessa seduta il sig. Nazzareno D’Atanasio ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di Presidente del CdA, motivando la decisione con l’impossibilità di adempiere alle incombenze connesse al ruolo, a causa di rilevanti impegni legati alla propria attività imprenditoriale. Inoltre, sempre in data odierna, il sig. Aldo Amoni ha comunicato le proprie dimissioni immediate da Consigliere della Banca per motivi strettamente personali. Sulla base delle informazioni a disposizione, il sig. Amoni Aldo possiede n. 1.025 azioni della Banca e risultava essere non indipendente. Il Cda e il collegio sindacale hanno espresso sentiti ringraziamenti ai due esponenti per l’impegno e illavoro svolto negli anni. Altresì, il Consiglio di Amministrazione ha cooptato come Consigliere l’avvocato Donatella Tesei, professionista esperta di affari legali e sindaco del comune di Montefalco, già componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Spoleto”
“Attendiamo risposta, poi…” – Intanto Fabrizio Viola, a.d. di Rocca Salimbeni, a margine di un esecutivo Abi ha commentato la vicenda circa il nuovo partner che dovrebbe rilevare le quote di Banca Mps dopo la rottura dei patti parasociali. Siena, in buona sostanza, resta ancora in attesa di un segnale, poi “si comporterà di conseguenza”. “C'e' una scadenza a fine gennaio, entro la quale il socio di maggioranza (Scs, n.d.r.) deve rispondere, aspettiamo la risposta e poi ci comporteremo di conseguenza. Adesso la palla non sta a noi”.
La quota Mps vale qualcosa come 103milioni di euro fra pacchetto Bps e i 30milioni versati a suo tempo alla holding di piazza Pianciani.
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