La dice lunga l’intitolazione dell’oratorio di Ponte San Giovanni, ormai quasi trentennale, con un gioco di parole tra Centro (termine quasi abusato, per designare un luogo di ritrovo) e C’entro, espressione che in questo caso richiama esplicitamente la frase evangelica: «Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» (Gv 20,8: la storia della resurrezione).
I locali al piano inferiore del complesso parrocchiale, già capienti e accoglienti, frequentati sin dai primi anni Novanta da gruppi giovanili [che tra gli altri videro la presenza piuttosto assidua di un certo Filippo Timi, NdR] sono stati completamente ristrutturati e adeguati alle norme vigenti, segnatamente in tema di abolizione delle barriere architettoniche e massima inclusività. È stata aggiunta una modernissima cucina secondo i parametri HACCP, di cui si sentiva la necessità per essere completamente accoglienti e poter preparare e servire pasti “in tempo reale” nelle numerose iniziative dell’oratorio.
La terrazza del complesso architettonico è diventata la terrazza dell’oratorio: ricoperta, dotata di gazebo e, a sua volta, delle strutture idonee come spazio GREST e per “varie ed eventuali” della pastorale giovanile. Si ricordi che l’Unità pastorale 14 (moderatore don Antonio Sabatini) abbraccia un bacino territoriale ampio e densamente popolato, ed è a sua volta polo di attrazione.
Il grand re-opening del 20 e 21 settembre fa perno sulla santa messa presieduta alle 18.30 di sabato 21 dal vicario generale mons. Simone Sorbaioli (tra momenti di festa e di intrattenimento gestiti dai ragazzi e offerti anche ai più piccoli). Così l’Oratorio si ripresenta in splendida forma, pronto a tagliare nel 2026 il traguardo dei trent’anni.
I nuovi lavori effettuati non escludono, infine, la prospettiva di offrire servizio di ospitalità e foresteria, dato che il territorio è snodo viario centrale sin dall’antichità, e si trova oggi inserito nel frequentatissimo Cammino francescano.
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