di Movimento S5s
A giugno, dopo averne discusso a lungo, abbiamo fatto la nostra proposta circa una potenziale soluzione del problema dei tanti suicidi che avvengono dal Ponte delle Torri.
Quello dei suicidi al Ponte delle Torri è una questione profonda, più grandi di noi se consideriamo le tematiche sociali, economiche, culturali e psicologiche che vi sono legate. Un problema così grande di fronte al quale noi ci siamo posti in maniera sommessa cercando di capire cosa realmente è possibile fare per quel luogo, simbolo di Spoleto, ma prima di tutto per quelle persone che lo scelgono come posto per togliersi la vita.
Reti, cancelli, body guards, telecamere e altre cose proposte sono oggettivamente irrealizzabili, vuoi perché architettonicamente incompatibili col Ponte, vuoi per i costi, vuoi perché spesso queste “soluzioni” non tengono in considerazione se quella proposta è realmente fattibile o meno e vuoi perché, tutte queste “proposte”, oltre ad essere discutibili per vari motivi, non prendono in considerazione una cosa: l’ascolto e la persona che ne ha bisogno. Così la nostra proposta ribalta le altre, proprio perché va in questa direzione.
Spesso chi commette un gesto estremo come il suicidio, arriva a fare ciò proprio perché prima non ha trovato ascolto, perché non ha trovato quella “voce” che riesce ad andare oltre quel momento di disperazione che fa vedere tutto nero e che riesce a far tornare sui propri passi. Ecco, la nostra idea prende spunto da un metodo che all’estero è una realtà funzionante e che prevede cartelli, apposti in luoghi delicati quali ponti, viadotti, scogliere ecc. con su scritto un numero dedicato al quale risponde personale preparato in materia che riesce a seguire in quel momento di disperazione la persona che ha chiamato, prima di tutto ascoltando, e poi, nella maggioranza dei casi, nel far desistere l’imminenza del gesto. Quindi, dando per appurato, purtroppo, che il Ponte delle Torri è, anche, il luogo dove sempre più spesso arriva qualcuno che decide di farla finita, allora, prendendo spunto dalle altre esperienze internazionali e nazionali*, forse è il caso di apporre in questo luogo cartelli che dissuadano dal commettere atti estremi e che indichino un numero dedicato dove dall’altro capo del filo ci sia personale specializzato su casi del genere, che aiuti chi vuole togliersi la vita a superare quel momento di disperazione per poi farlo tornare sui propri passi e, soprattutto, non farlo sentire solo, inascoltato. Forse ciò non risolverà la questione, forse di cento persone che proveranno a suicidarsi, solo una chiamerà quel numero, maervisse anche solo a salvare una persona, già sarebbe tanto.
La nostra umile proposta ora è diventata una mozione che tramite il nostro consigliere Davide Placidi è stata presentata al Consiglio Comunale qualche giorno fa e sottoscritta da tutti i capigruppo, ad eccezione di Pdl e socialisti. Speriamo sia messa presto all’ordine del giorno e che non rimanga nei cassetti del Comune.
*In Veneto la Regione ed il suo sistema sanitario e dei servizi alla persona hanno creato un servizio di ascolto telefonico tramite numero verde a disposizione degli imprenditori, delle loro famiglie e di tutti i cittadini in difficoltà per fronteggiare uniti le ripercussioni della crisi economica che sta segnando profondamente la nostra comunità. Il numero verde 800-334343 è in funzione 24 ore su 24 7 giorni su 7 ed ha già ricevuto 150 richieste d’aiuto andate a buon fine. Se questa cosa funziona in Veneto e all’estero (ad esempio, in Nord Europa tramite l’associazione Samaritans o in America tramite Hopeline), perché non può funzionare da noi?