Carlo Ceraso
Sono anni che queste colonne, ancor più chi scrive, chiede che il Ponte delle torri venga messo in sicurezza. Non certo per competenze in campo psicologico o psichiatrico e neanche in scienze sociali. Solo per il buon senso, in nome di quella logica che sembra lontana anni luce dai pochi neuroni presenti nelle esimie testoline di amministratori e politici. Incapaci, per volontà, comodo o pigrizia, di prendere una soluzione che scongiuri definitivamente il pericolo (anche simbolico) che il monumento rappresenta. L’esperienza di quanto attuato più di trenta anni fa alla Rocca Paolina di Perugia con l’installazione delle reti sembra non interessare a nessuno. Le cronache del tempo parlano chiaro: undici persone, nei tempi successivi alla installazione, tentarono ugualmente il “salto”, ma solo una di queste si lasciò cadere dalla rete nel vuoto. Le altre dieci, in pratica, chiamarono i soccorsi e furono messe in salvo. Pian piano quell’effetto ‘calamita’ che la Rocca rappresentava venne scemando fino ad esaurirsi totalmente. A conferma che il momento ‘no’, il black-out può capitare ma che non sempre il gesto coincide con la volontà vera. Anche perché da simili estremi gesti non c’è possibilità di ripensamento, di tornare indietro.
E’ drammaticamente evidente, anche a chi non può vedere e sentire, che una soluzione simile a quella perugina andrebbe applicata anche al Ponte di Spoleto. Che sarà bello quanto la Rocca Paolina, anche di più (così gli amanti dell’estetica ad ogni costo potranno raggiungere l' orgasmo), ma non per questo può continuare a essere teatro di tragedie.
Perché come il monumento del capoluogo di regione, quello della città del festival rappresenta una sorta di ‘calamita’, una sorta di attrazione mortale che doveva essere disinnescata già da anni.
Invece il nulla, a parte l’installazione di un vetro sulla finestrella – lasciando scoperto l’intero camminamento sulla parte opposta – che ben presto qualche criminale ha sfondato e il comune ha pensato bene di non reinstallare magari sostituendolo con una grata. Di quelle utilizzate in mezzo mondo per consentire ugualmente ai turisti di ammirare il panorama.
L’allarme a Spoleto è altissimo e i due tentativi di suicidio messi in atto solo nelle ultime 48 ore da altrettanti minorenni – miracolosamente salvati da carabinieri e polizia – ne sono la riprova. Chi già pensa di risolvere la questione affermando che “ci sono decine di altri modi per farla finita” farebbe meglio a tacere. Abbiamo infatti chiesto a due rappresentanti delle forze dell’ordine se in questi ultimi anni risultano agli atti casi di tentati suicidi e suicidi messi in atto da giovani e giovanissimi con ‘mezzi’ diversi dal ponte: “no, neanche un caso” rispondono in maniera sicura. “E' chiaro che il Ponte – continua uno dei due – viene sempre più visto come il mezzo per risolvere un problema e magari il sapere che ci sono stati tanti 'precedenti' aiuta ad attuare il gesto estremo. E' orribile che ci siano sempre più giovanissimi attratti da questo, sono dei cuccioli indifesi. Non possiamo continuare a restare a guardare“.
L'installazione di una ringhiera, di una rete o di quello che tecnici e politici riterranno opportuno attuare, va ricercata e realizzata nel giro di poche ore. Se poi ne occorreranno di più si può sempre chiudere temporaneamente il ponte, come aveva giustamente chiesto poche settimane fa il capogruppo del Pdl.
Comune e soprintendenza invece sembrano continuare a fare orecchie da mercante su un problema così drammatico e urgente. Convinti che neanche la soluzione proposta dal M5S di installare dei cartelli con collegamento telefonico a un centro di ascolto – mozione votata all’unanimità lo scorso mese ma rimasta ancora inattuata – risolverà il problema, anche se indubbiamente deve aver mondato la coscienza dei più.
Anche se c’è una novità proprio di questi minuti. L’assessore Giancarlo Cintioli, contattato telefonicamente, ha confermato di aver dato incarico ai propri uffici di convocare immediatamente i responsabili della Soprintendenza. “La lettura dei quotidiani di oggi e i recenti lutti che la città ha dovuto registrare mi hanno impressionato; ho così ritenuto opportuno dare un preciso mandato all’ingegner Coccetta di trovare una soluzione immediata convocando già per la prossima settimana la soprintendenza. Il mio assessorato ha una competenza limitata su tale problematica ma è arrivato il momento di dire ‘basta’. Stiamo parlando della vita dei nostri figli”.
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