Si discute ancora di polizia provinciale, e sul futuro riservato agli agenti dopo la riforma Delrio riguardo alle province. Una soluzione definitiva al momento non c’è, anche dopo mesi di riunioni, proteste e dopo l’occupazione dei dipendenti della polizia nella sala dell’Assemblea del Consiglio provinciale. Così, il consigliere regionale Andrea Liberati (M5S) ha sollevato ieri, in prima Commissione a Palazzo Cesaroni, un’interrogazione alla presenza dell’assessore competente, Antonio Bartolini. Perché, a suo avviso, restano anche “i rischi di smantellamento del corpo a Terni, territorio che avrebbe tanto bisogno di controlli in materia ambientale”. Un corpo, quello della polizia provinciale, che mantiene la sua peculiarità e le sue competenze, e che, con la nuova riforma, rischiano di essere perse.
Nel rispondere all’interrogazione, l’assessore Bartolini ha spiegato che “la situazione è complessa e in Giunta ancora non abbiamo trovato un punto di caduta. Siamo un laboratorio aperto. Sulla polizia provinciale la Regione ha assunto l’impegno di mediazione e regolazione del sistema, non ha problemi di assunzioni. Ciò che la Regione aveva l’obbligo di fare l’ha fatto e confermo che il nostro obiettivo rimane quello di avere esuberi zero. Ora, per trovare una soluzione definitiva, stiamo dialogando con il Governo nazionale, con gli enti locali e con i sindacati. C’è comunque uno scompenso oggettivo tra i componenti della polizia provinciale di Perugia e Terni, visto che i primi sono 90 e i secondi 15. Attualmente, applicando la normativa, rischiamo di avere 5-6 agenti a Terni e 20-30 a Perugia. Un disequilibrio evidente, con il rischio smantellamento per Terni. Il problema è che il portale per far incontrare domanda e offerta non sta funzionando: non c’è corrispondenza tra i posti offerti e quelli per cui c’è domanda. L’offerta è di 100 posti, la domanda di 108-110. Però molti dei posti disponibili non hanno contratto omologo di quello della polizia provinciale. La questione della polizia provinciale è importante e significativa, però non c’è obbligo di riassorbimento per la Regione, che ha un unico obbligo giuridico e lo ha adempiuto a dicembre riprendendo le funzioni delegate. La soluzione trovata con il decreto legge 78 del 2015 è insoddisfacente, con lo Stato che, di fatto, ci ha girato il problema. Però ci sono situazioni molto più complicate dell’Umbria. Per questo dal Governo c’è la disponibilità ad agevolare l’incrocio tra domanda e offerta. Comunque la Regione in questa fase transitoria mantiene tutti i presidi nei territorio, anche grazie al rapporto con il corpo Forestale dello Stato. Il problema è per il dopo”.
A conclusione di questa audizione, il presidente Smacchi ha deciso che la Commissione tornerà ad occuparsi dell’argomento e ha concordato con l’assessore Bartolini nuove sedute per aggiornare la Commissione rispetto allo stato di avanzamento della riforma in atto, via via che ci saranno novità.
Intanto, sempre in sede di Commissione, il consigliere regionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha comunicato di aver rassegnato le proprie dimissioni da vice presidente della Prima commissione dell’Assemblea legislativa, organismo di cui resterà però componente. Nevi ha spiegato di aver compiuto questa scelta “per consentire al Movimento 5 Stelle di avere un ruolo apicale nelle Commissioni. Non era giusto – valuta il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Cesaroni – che il Movimento 5 Stelle fosse fuori dagli uffici di presidenza di tutte le Commissioni consiliari. In questo modo potrò dedicare più tempo a fare il capogruppo e il presidente del Comitato di Monitoraggio e vigilanza. Questo atto di cortesia istituzionale è stato chiaramente concordato con tutti i consiglieri regionali di centro destra e con il portavoce Claudio Ricci”.
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