E’ stato presentato ieri stamattina in segreteria un atto d’indirizzo contro l'ipotesi di chiusura dell’ufficio provinciale della Polizia Postale a Terni sottoscritto dal presidente del consiglio comunale Giorgio Finocchio (Pd) e dal consigliere Giuseppe Boccolini (Psi).
Nell’atto si chiede che il consiglio comunale impegni il sindaco e la giunta ad “attivarsi, in rappresentanza di un interesse legittimo della nostra città, presso gli organi governativi-ministeriali e parlamentari, nonché di rappresentanza degli enti locali (ANCI), affinché sia scongiurata l’ipotesi di chiusura selvaggia degli uffici provinciali, come quello di Terni, con conseguente grave danno per i cittadini utenti di un servizio moderno e qualificato”.
“La Polizia Postale e delle Comunicazioni è infatti l’unico ufficio di sicurezza che attualmente contrasta tutti i reati che avvengono con l’utilizzo della rete informatica e della rete telefonica”. Reati in forte aumento, dicono i firmatari dell’atto: basti pensare alle frodi informatiche, allo stalking, al cyber bullismo, alla diffamazione a mezzo web, alla pedofilia. Reati per contrastare i quali è necessaria una risposta immediata e una presenza fisica degli operatori sul territorio, che l’accentramento in un’unica sede regionale del servizio e una diminuzione degli organici, non potrebbero certo garantire, lasciando così di fatto scoperto il territorio ternano e rendendolo maggiormente appetibile alla criminalità”.
“Non bisogna infatti dimenticare che i tantissimi reati commessi nel mondo virtuale del web, producono effetti negativi ed in alcuni casi drammatici nel mondo reale e che spesso le indagini sono molto delicate e richiedono grande attenzione, vicinanza e tutela della privacy delle vittime”.
C’è poi il capitolo della prevenzione che verrebbe meno, considerato che attualmente la Polizia Postale di Terni “svolge un’opera di formazione e sensibilizzazione ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie sui rischi dell’utilizzo del web, che nel 2013 ha riguardato ben 3600 studenti dell’intera provincia”.
“L’accentramento regionale degli uffici – si legge ancora nell’atto – comporterà una grave perdita delle numerose professionalità formatesi in 15 anni di lavoro a Terni e il personale impiegato nell’unica sede regionale superstite alla soppressione, non sarà in grado di far fronte all’accresciuta mole di lavoro, che si sommerà a quello attuale già sovrabbondante, con la certezza di non poter far più fronte alle esigenze minime di sicurezza del territorio”.