Non serve aprire il Manuele Cencelli. Il risultato delle urne è chiaro e consegna alla neo governatrice umbra Stefania Proietti e alla maggioranza di centrosinistra che la sostiene un quadro piuttosto definito. Una maggioranza trascinata dal Pd, il 30 per cento dei consensi raccolti, grazie anche allo sbarramento previsto dal sistema elettorale assunto, viene premiato con ben 9 consiglieri. Uno a testa per gli alleati minori che navigano tra il 4 e il 5 per cento: M5S, la lista civica Umbria Domani e Alleanza Verdi Sinistra.
Il giusto compromesso tra giudizio delle urne ed equilibrio di coalizione appare lo schema 2-1-1-1. Con quel 2 – misero rispetto al voto in Consiglio – che sarà rafforzato dalla Presidenza dell’Assemblea, oltre che dalle scelte sulle Commissioni. In attesa di mettere mano a partecipate (a partire da Punto Zero) e incarichi dirigenziali (su tutti, quelli della sanità) per i quali potrà esserci spazio anche per gli alleati che la soglia di sbarramento al 2,5 per cento ha lasciato fuori da Palazzo Cesaroni: la civica Umbria per la Sanità pubblica, che tanto bene ha fatto in alcuni territori (vedi il Trasimeno) che si sentono orfani di un ospedale degno di tale nome; il contenitore riformista di Umbria Futura (tra i quali sarà poi complicato scegliere all’interno, tra anime politiche di appartenenza e peso del singolo) e i Civici Umbri capitanati dall’entusiasta sindaco di Spoleto Andrea Sisti.
Al momento, però, l’attenzione è rivolta soprattutto a coloro che la neo governatrice Proietti potrà chiamare a Palazzo Donini. Tra rispetto del voto popolare (leggasi preferenze) e tecnici di sua fiducia. “Che non necessariamente potranno dovranno entrare in Giunta” ha chiarito la stessa Proietti.
Così come non è detto che gli assessori “politici” debbano essere tutti chiaramente identificabili con i partiti. Certo, la regina delle preferenze a sinistra, Simona Meloni, non potrà sfuggire dall’accomodarsi su una meritata poltrona di peso: da assessore (si parla dell’Agricoltura o del Turismo) o da presidente di quell’Assemblea che l’ha già vista vicepresidente di minoranza.
L’altro nome forte è quello del secondo in lista, Tommaso Bori. E non solo perché è il segretario umbro del Pd. Bori è stato l’artefice dell’operazione Ferdinandi a Perugia, che poi, pur nella diversità delle donne scelte, è stata di fatto replicata in Umbria, con la scelta del campo largo sull’asse Pd-M5S. L’insistenza con cui ha incalzato Tesei e il suo governo in tema di sanità – tema che poi si è rivelato decisivo – sembrerebbe spingerlo verso l’assessorato alla Sanità, materia che ben conosce. Così come il fatto di essere dirigente medico. Cosa che però potrebbe anche essere un limite, spingendolo verso altre deleghe. O sullo scranno di presidente dell’Aula, traguardando anche le elezioni politiche, non così lontane da far lasciare in corsa un assessore con pesanti deleghe a metà del lavoro.
Se poi la priorità è la “terapia d’urto” in sanità per abbattere le liste d’attesa, potrebbe essere richiesto il supporto di una figura come Maria Gigliola Rosignoli. Per la Direzione, ma non solo. Quanto ai manager alla guida delle quattro Aziende, il nodo è se cambiare tutti e subito, dando subito una determinata impronta ma allontanando la “soluzione” del problema liste d’attesa da quei 100 giorni che Proietti ha poi chiarito essere indicativi, oppure provare a far lavorare da subito a pieno regime la macchina ereditata, cambiando via via le componenti che non rendono.
Scontata appare la chiamata del leader umbro dei pentastellati Thomas De Luca. Ambiente, Energia e Rifiuti le materie predilette. Magari da spacchettare, rispetto al precedente assetto, dall’Agricoltura. Coi nodi caccia e pesca, che tanto spaventano le due categorie di appassionati. Scettici sul fatto che Proietti confermi la volontà, presa in un incontro avuto coi rappresentanti delle associazioni venatorie, di tenere per sé questa delega.
Luca Ferrucci si è piazzato al terzo posto nella lista collegata alla presidente. Ma il riconoscimento al suo lavoro – non soltanto nell’ambito accademico – lo rende un candidato che sembra perfetto per le deleghe economiche.
In quota AVS, che ha piazzato in Consiglio il giornalista Fabrizio Ricci, si parla di una possibile chiamata del segretario di Sinistra Italia Fabio Barcaioli, verso l’Agricoltura qualora Meloni vada al Turismo. Il primo dei non eletti, Federico Santi, per i Lavori pubblici. O un tecnico d’area. A meno che non si preferisca puntare proprio su Ricci (Sociale o Lavoro, per l’esperienza maturata in Cgil), con Santi che, in caso di rinuncia, entrerebbe a Palazzo Cesaroni.
A proposito di slittamenti, in casa Pd escludono rinunce allo scranno di consigliere per chi sarà chiamato in Giunta. Diktat che così tanti problemi ha creato, nella precedente consiliatura, in casa Lega.
Per trovare una quadra, però, occorre mantenere la parità di genere. E poi c’è la rappresentanza territoriale, che potrebbe anche portare ad una compensazione per quegli ampi territori dell’Umbria rimasti fuori dal Palazzo.