di Ada Urbani (*)
La disoccupazione giovanile – che ha raggiunto livelli insostenibili e che priva di dignità, oltre che di prospettive di vita, oltre 600 mila giovani tra i 15 e i 24 anni (secondo l’Istat siamo al 37,1% di disoccupati in questa fascia di età) – si combatte anche con il rilancio degli istituti professionali e tecnici, nel loro ruolo di scuole a stretto contatto col territorio, le sue necessità e potenzialità.
La cultura umanistica, profondamente radicata nel nostro Paese e che, giustamente, è un punto di orgoglio per la nazione, limita però di fatto le possibilità occupazionali per tanti ragazzi che, al termine del liceo, non se la sentono di proseguire nelle università o che non riescono a entrare nelle facoltà dove il numero chiuso impedisce, sempre più spesso, la realizzazione delle loro aspettative.
Negli istituti professionali, invece, qualora si riuscissero a compiere sinergie con le strutture produttive e le attività terziarie, i giovani potrebbero trovare, accanto ad una cultura di base comunque solida, le competenze per compiere tante mansioni che il mercato continua a richiedere e che sono spesso svolte da lavoratori stranieri.
Allo stesso modo è necessario un rilancio della formazione professionale, che dovrebbe essere un sostegno continuo per i lavoratori, per riqualificarli e tenerli al passo con le nuove tecnologie e le nuove modalità produttive.
Occorre portare avanti le riforme iniziate dal ministro Gelmini, trovando le risorse per adeguare le strutture e le strumentazioni di questi istituti. Un impegno, questo, che è nel programma del PdL e che ritengo prioritario, perché da imprenditore avverto fortemente l’importanza di questi strumenti per migliorare le possibilità occupazionali.
(*) Candidata PdL al senato