Politica, le sorprese nell'uovo - Tuttoggi.info

Politica, le sorprese nell’uovo

Massimo Sbardella

Politica, le sorprese nell’uovo

Chi teme il ritorno alle urne, chi mostra i muscoli, chi rialza la cresta e chi vuole evitare di essere l'agnello sacrificale
Lun, 02/04/2018 - 07:02

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Il Pd umbro aspettava una Pasqua di resurrezione, ma dopo la Quaresima e. il quasi digiuno (elettorale), il calendario sembra essersi fermato al Venerdì Santo, giorno della Passione.

A portare la croce, il capo-reggente Chiacchieroni, per il quale, come era nelle previsioni, la visita nelle città dove si andrà al voto (10 giugno la data fissata dal Ministero, con l’eventuale ballottaggio, per i comuni più grandi, il 24) si è trasformata in una Via Crucis.

Del resto, lo avevamo pronosticato: i territori, specie dopo il decisionismo spinto pre 4 marzo, nella scelta del candidato sindaco e delle alleanze avrebbero preteso di avere le mani libere. “Insomma, non si può sbagliare sempre e solo a Roma ed a Perugia, lasciateci sbagliare anche in provincia!”. Il sospetto è che i reggenti siano lì per reggere (o meglio, per puntellare) gli interessi di qualcuno. E allora, meglio l’autogestione. Anche se questa appare piuttosto un’anarchia.

Ambasciator non porta pena, ma Chiacchieroni e soci, a Terni, sono stati messi alla porta peggio degli esattori marchigiani. E la benedizione in Consiglio regionale non sembra aver scacciato gli spiriti maligni, che soffiano sul fuoco e paventano nuove scissioni nel Pd, tra beghe locali (vedi i casi di Umbertide e Spoleto) e minoritarie tentazioni grilline nazionali.

L’agnello sacrificale

Ci vorrebbe un agnello sacrificale per redimere il Pd umbro dai suoi peccati. Ma in giro, i big del partito si sono professati tutti animalisti e vegani. “Non sia mai che la festa, poi, toccasse a me!”. Leonelli si è dimesso da segretario, per rituffarsi però subito nella dimensione di consigliere regionale, proponendo un marchio di qualità per le eccellenze umbre. Quanto a Chiacchieroni, si sta impegnando nel difficile ruolo di serrare le fila del partito con l’ostinazione di un montone e non è certo tenero come un agnelino da latte. Marini è volata in Cina. Bocci in ritiro spirituale.

E allora, meglio rimandare la resa dei conti. A dopo Pasqua. E dopo ancora, se tanto alle amministrative si andrà in regime di autogestione.

Le (brutte?) sorprese nell’uovo

A proposito degli avvenimenti romani, molti parlamentari umbri hanno scartato l’uovo di cioccolato col timore di trovare una brutta sorpresa. Non hanno fatto il tempo ad arrivare a Roma che già si paventa un ritorno alle urne. Mattarella può rivelarsi un alleato fidato (e trasversale) per ritardare lo spettro delle elezioni troppo anticipate.

Basta guardare chi alza le barricate contro ipotesi di accordo penta-dem per comprendere se si considera certo di avere un posto buono in caso di politiche-bis o teme invece di tornare a casa una volta per tutte. Tra i neofiti di centrodestra si assicura comunque che non si andrà al voto così presto. Una fine e lungimirante lettura politica o un auspicio pasquale?

Primavera socialista

Sente profumo di primavera l’area socialista, che in Umbria pare attraversata da un fermento ormonale. Il fatto che né in Regione, né nei Comuni sia scattata la vendetta del Pd ha ridato fiducia agli amministratori socialisti. E si discute se posizionarsi ancora all’interno della coalizione di centrosinistra o tornare a sostenere Berlusconi come avvenne nel dopo Craxi.

A Perugia, ad esempio, in risposta al ritrovato spirito socialista di Monni, si tenta di mettere in piedi una lista laico-socialista per sostenere Romizi. Insomma, sia che guardino a destra, sia che guardino a sinistra, nell’area socialista più di un galletto sta rialzando la cresta. Attenzione, però, a non fare la fine del cappone.

La pillola verde

Non hanno paura di far cilecca gli esponenti della Lega, sicuri di ripetere anche alle amministrative i successi ottenuti alle politiche anche a queste latitudini. E lo dimostra il proliferare di sedi territoriali. Il celodurismo di bossiana memoria è passato, insomma, dalle parole ai fatti.

Del resto, non sembrano temere troppo il ritorno alle urne neanche i leghisti approdati in Parlamento, nella convinzione di avere le stesse chances di affermazione in un turno considerato un ballottaggio, a quel punto, tra Lega e Cinquestelle. Tanto più se fossero queste due forze politiche a gestire gli eventuali ritocchi alla legge elettorale.

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