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POLITICA E 'NDRANGHETA: IL CONO D'OMBRA SECONDO CHI LO RACCONTA SOTTO MINACCE

“I primi a parlare di Ndrangheta in Calabria sono i politici, che però parlano di 'ndrangheta con la lupara, quella di 'Osso, Mastrosso e Carcagnosso”. Mentre “l'informazione in Calabria è quella di giornalisti maggiordomo… quelli che le carte non le leggono, gliele spiegano, gliele raccontano, che è ben diverso”.

A parlare è Lucio Musolino, oggi corrispondente di La7 e del Fatto Quotidiano, sotto scorta da diversi anni, da quando per una testata calabrese ha osato portare sulle colonne del suo giornale il connubio tra criminalità organizzata e politica. Rimediando un licenziamento e un pacco con una bottiglia incendiaria recapitato al suo appartamento.

Un giorno dopo l'anteprima targata Saviano, si è tornati a parlare di Mafia, secondo le parole consapevoli di giornalisti che vivono sotto scorta da svariati anni, ieri al Festival internazionale di Giornalismo. Anche se l'incontro di ieri pomeriggio non ha raggiunto i numeri record dello scrittore simbolo di Casal di Principe, erano davvero tantissime le persone che hanno assistito ai racconti denuncia di Musolino, di Riccardo Giacoia del Tg1, di Pierpaolo Bruni, Pm della procura di Catanzaro, di Roberto Rossi, giornalista e scrittore, sui “volti e le storie dei giornalisti minacciati dalla 'ndrangheta”, organizzato dal Festival insieme all'Associazione degli ex studenti della scuola di giornalismo di Perugia, di cui ha coordinato l'incontro Andrea Gerli.

Carichi di verità e di esperienza diretta gli interventi dei giornalisti intervenuti all'incontro, che hanno raccontato la quotidianità calabrese di un “cono d'ombra”, un'”area grigia” dove si intrecciano, in un reticolo di interessi e conoscenze, soggetti “in odore di mafia”, politici e giornalisti “maggiordomo”.

“Noi magistrati abbiamo il compito di far emergere tutti i fatti di reato che ci sono in questo cono d'ombra”, ha detto il pubblico ministero di Catanzaro Pierpaolo Bruni. “Ma i giornalisti hanno un compito altrettanto importante, che è quello di far luce in questa zona d'ombra. Il giornalista deve rendere conto a tutti di un comportamento, o di quello che succede nei 'salotti', in cui si trova il politico e il soggetto in odore di mafia”.

Gli interventi, focalizzati sulla Calabria, hanno poi assunto un respiro nazionale, con il duro intervento del giornalista del Tg1 Riccardo Giacoia, anche lui sotto scorta per diversi mesi: “Non vi posso dire quello che succede alla Rai. A volte mi sono chiesto: come ho fatto a far passare certe cose?”, ha detto Giacoia, alla platea fatta in gran parte di aspiranti giornalisti della radiotelevisione usciti dalla scuola di Perugia.

“Ho raccontato per anni le vicende che riguardano la ndrangheta, i legami della ndrangheta, del malaffare che regna in questa Calabria, tormentata da questi personaggi”, ha detto poi Giacoia. “Il problema della Calabria non sono solo le cosche. Il problema della Calabria è la politica, quella dei politici che ogni tanto vengono arrestati… dietro questi attentati, queste minacce, queste lettere, queste cose, credo che ci sia molto molto di più. Ha dato fastidio il mio modo di tentare di andare oltre”.

(Francesco de Augustinis)