Spoleto

Mancano medici all’ospedale di Spoleto, Uil: “Usl fa il gioco delle tre carte”

Sempre meno medici negli ospedali e sempre più difficoltà per gli utenti. Con l’ospedale di Spoleto che sembra essere l’emblema di una situazione critica dei nosocomi umbri, che tuttavia interessa diverse altre realtà come ad esempio Orvieto ma anche Foligno.

Che la coperta sia estremamente corta in particolare nell’Usl Umbria 2 (che sarà al centro lunedì pomeriggio di una conferenza stampa di Cgil, Cisl e Uil a Terni) lo mostra quanto accaduto in questi ultimi giorni: due chirurghi, uno di Foligno e uno di Spoleto, sono stati trasferiti temporaneamente ad Orvieto. Al Santa Maria della Stella, infatti, si rischiava di chiudere il reparto altrimenti.

Ma per non paralizzare l’ospedale di Orvieto si paralizza l’attività del San Matteo degli Infermi, mai del tutto ripresa dopo la trasformazione in Covid hospital. Il reparto di chirurgia dell’ospedale di Spoleto, infatti, deve fare già a meno di due chirurghi in pianta organica, mentre attualmente un terzo medico è assente per motivi di salute. Ed ora, appunto, un altro è stato spostato a Orvieto. Una situazione che si aggiunge alla carenza di medici in altri reparti (irrisolta la questione dei pediatri e dunque la riapertura del punto nascita) così come del personale paramedico, critica già prima del Covid e ancora peggiorata.

E se l’Usl Umbria 2 spiega che il trasferimento dei chirurghi ad Orvieto sarà temporaneo, fino al 3 dicembre, – in attesa della definizione di convenzioni con altre aziende sanitarie e di un apposito bando – ad insorgere è la Uil con il responsabile dell’area valle umbra sud Andrea Russo.

Uil: “Sui medici Usl fa il gioco delle tre carte”

“Futuro sempre più buio – sostiene il sindacalista – per l’Ospedale di Spoleto. Da mesi è ormai sotto gli occhi di tutti il progressivo smantellamento della sanità pubblica, sempre più precaria, sempre meno organizzata, sempre meno attrattiva per i professionisti della sanità, che non di rado scelgono di andare a lavorare nel privato o in altre regioni. Spoleto non fa eccezione ma, anzi, sembra essere la realtà capofila di questo percorso che sta impedendo ad un numero sempre crescente di umbri di potersi curare adeguatamente. L’emergenza Covid richiedeva investimenti straordinari che, purtroppo, sono mancati: ora è impensabile ipotizzare che il ritardo accumulato negli ultimi due anni possa essere recuperato senza procedere realmente a nuove assunzioni di qualità (a tempo indeterminato) ed una migliore organizzazione.

Gli organici a disposizione rispetto ai servizi da erogare, al di là della propaganda, sono ormai del tutto inadeguati: la coperta è troppo corta e sempre più spesso la Direzione della ASL2 sembra fare il gioco delle tre carte, scoprendo da una parte per coprirne un’altra.

“Così fine della chirurgia a Spoleto anche programmata”

L’ultimo ordine di servizio emanato dal Direttore Generale della ASL2 va proprio in questa direzione: col trasferimento dei chirurghi ad altre sedi, viene di fatto cercato di dare soluzione in altri territori, decretando la fine della chirurgia a Spoleto, non solo d’urgenza ma anche programmata.

Tutti i territori vanno tutelati ma ciò deve accadere con investimenti ed assunzioni, non mettendoli in competizione tra loro, depauperando altre realtà: un dividi et impera che dovrebbe essere rigettato a prescindere, perché alla lunga non può che danneggiare tutti, nessuno escluso.

Come UIL lanciamo quindi l’ennesimo grido d’allarme, confidando che la sensibilità dei sindaci di questo territorio li porti a far sentire forte ed all’unisono la voce dei propri concittadini. Auspichiamo, quindi, che gli amministratori si esprimano con chiarezza contro lo smantellamento della sanità pubblica che è in corso e, nello specifico, dell’ulteriore depotenziamento della chirurgia spoletina e, quindi, contro il costante depauperamento di questo territorio, affinché venga garantito, sempre, ovunque e per tutti, il diritto alla salute. Chi dovesse scegliere di rimanere silente – conclude Russo – si assumerà in prima persona la responsabilità dei danni che non avrà contribuito ad evitare“.