Audizione al Parlamento europeo sui temi della biodiversità. All’ordine del giorno, tre questioni che interessano direttamente i cacciatori: l’eventuale deroga per i divieti del piombo nelle zone umide; il declassamento del lupo da specie particolarmente protetta a protetta; importazione dei trofei di caccia.
Ma nella riunione di Bruxelles si è parlato anche dell’eccessivo aumento dei nocivi, dei corvidi, delle volpi, dei cinghiali, oltre alla presenza, in alcuni Paesi giudicata drammatica, del lupo e dello sciacallo dorato. Ma anche dei nocivi nella pesca, dai pesci siluro ai cormorani.
Audizione importante per tutti gli argomenti trattati dai rappresentanti di Bulgaria, Romania, Austria, Spagna, Svezia e tanti altri.
Per l’Italia erano presenti il ministro della Transizione ecologica Lolobrigida e il sottosegretario La Pietra con delega alla caccia.
Per le associazioni venatorie era presente il solo presidente della Libera Caccia, Paolo Sparvoli. “La severa intransigenza dei legislatori che configura come reato penale il semplice possesso di munizioni nell’attraversamento di zone umide anche di dimensioni molto ridotte – spiega Sparvoli – è un problema che va affrontato con grande senso di responsabilità e pragmatismo. Innanzitutto, con una congrua proroga dei tempi di attuazione e poi con una più puntuale definizione e individuazione delle zone umide, limitando le sanzioni all’uso effettivo delle munizioni in piombo e non al loro semplice possesso”.
E poi, il tema del lupo: “Non credo che i 3.300 esemplari, stimati da ISPRA e oltre 5000 esemplari risultanti dalle nostre stime, presenti nelle nostre campagne, colline e montagne (e anche a ridosso dei centri urbani) – ha detto Sparvoli a questo proposito – possano passare inosservati senza che lo stato intervenga adeguatamente, con coraggio e coerenza. Nonostante gli animalisti minacci fuoco e fiamme giudicando molto severamente le decisioni del governo svedese, che intende ridurre i lupi presenti sul territorio nazionale (che è quasi il doppio di quello italiano!) dagli attuali 450 – giudicati eccessivi e pericolosi –al numero ottimale di 170. Chissà cosa farebbero gli svedesi se ne avessero 5.000!”.
Altro tema che interessa i cacciatori, il divieto di importazione dei trofei. Un argomento, ha evidenziato Sparvoli, che forse interessa un numero abbastanza limitato di cacciatori italiani, “ma serve a far capire in maniera chiara – ha sottolineato Sparvoli – il valore della caccia nel mondo e soprattutto nel continente africano”.
Il rappresentante della Namibia, infatti, ha illustrato con parole accorate l’enorme danno che una simile decisione arrecherebbe all’economia del suo Paese (dove la caccia rappresenta il 5% del PIL) e il reale rischio di sopravvivenza di piccole e poverissime tribù locali.
“Come si vede – il commento di Sparvoli – la caccia è una questione complessa e di carattere globale e va affrontata e risolta con rigore scientifico e coraggio politico dai vari Paesi membri. E con la partecipazione attiva dei cacciatori e delle loro associazioni”.