Sui social scattano le petizioni pro e contro la pillola abortiva RU 486, dopo la delibera con cui la Regione Umbria, adeguandosi alle linee guida del Ministero, ha tolto l’obbligo del ricovero ospedaliero. Un passo indietro considerato un “tradimento” da parte del Family Day e delle altre associazioni firmatarie del Manifesto dei valori sottoscritto da Donatella Tesei in campagna elettorale.
Ma dall’altra parte ci si indigna per i manifesti shock comparsi nelle città umbre, fatti affiggere dal comitato Pro vita & famiglia. Che a sua volta ha lanciato una petizione per l’abolizione della pillola abortiva.
Intanto, però, c’è una petizione affinché quei manifesti vengano rimossi. Una “violenza psicologica” contro le donne, ha tuonato il consigliere regionale Tommaso Bori. Nel mirino, in particolare, la frase che compare nel manifesto (sopra l’immagine di una moderna Biancaneva avvelenata dalla mela) secondo cui la pillola RU 486 “mette a rischio la salute e la vita della donna”.
Sulla vicenda interviene anche il parlamentare umbro Walter Verini: “Le opinioni, anche le più lontane, vanno rispettate. Quando sono opinioni. I manifesti che un sedicente Comitato Pro vita ha fatto affiggere in Umbria non sono opinioni, ma insulti all’intelligenza, attacchi alla dignità delle donne e di tutte le persone. Il Paese e l’Umbria non torneranno a questi livelli, nonostante queste manifestazioni volgari e incivili”.