Si conoscerà solo il prossimo 28 novembre se i responsabili del Piccolo Carro, la cooperativa di recupero minori finita al centro di una inchiesta avviata nel 2016, dovranno affrontare il processo. Il Gup di Perugia Piercarlo Frabotta ha infatti aggiornato l’udienza che questa mattina ha visto l’intervento del Pm Gennaro Iannarone che ha ereditato il fascicolo dal collega Adragna.
L’accusa ha confermato la richiesta di rinvio a giudizio per i responsabili della coop, Aristei e Salerno, ai quali viene contestato il reato di truffa e frode in pubbliche forniture.
– Piccolo carro, spunta un documento della Asl.
– L’inchiesta, tra luci e ombre
Subito dopo è stata la volta delle parti civili ovvero le Asl di Emilia, Bologna, Friuli Occidentale e Udine che sono state tutte ammesse. Riconosciuta solo parzialmente la costituzione della associazione Colibrì, alquanto attiva sulla vicenda sin dalle prime battute.
La difesa intanto, che sulla vicenda continua a mantenere il massimo riserbo, si prepara alla controffensiva. Gli avvocati Giovanni Zurino e Sandro Picchiarelli (Piccolo carro), Giancarlo Viti (Aristei) e Mario Tedesco (Salerno) si dicono pronti a dimostrare l’estraneità dei propri assistiti grazie alla documentazione rilasciata nel tempo da diversi enti sanitari. Un ruolo chiave potrebbero giocarlo le dichiarazioni acquisite durante le indagini difensive.
Un punto a favore della difesa lo costituisce la sentenza della Cassazione che, accogliendo i ricorsi del pool difensivo, ordinò il dissequestro di tutti i beni della cooperativa e personali dei due responsabili della struttura.
Il sequestro, operato nel 2017, comportò l’anno successivo la morte della cooperativa.
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