Piccolo Carro, indagati i vertici ora arriva diffida della Regione - Tuttoggi.info

Piccolo Carro, indagati i vertici ora arriva diffida della Regione

Sara Minciaroni

Piccolo Carro, indagati i vertici ora arriva diffida della Regione

Barberini "atti già inviati alla Procura". Attività sanitarie non autorizzate segnalate a luglio
Ven, 30/09/2016 - 21:42

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Le attività di controllo sulla struttura Piccolo Carro erano partite già in luglio. Quando la Usl Umbria 1 svolge un sopralluogo in due strutture della cooperativa, quelle con sede nel Comune di Perugia che sarebbero il gruppo appartamento “La Tribù” e la comunità educativa “L’Isola che non c’è” (entrambe site in località Ripa, ce ne sono altre a Bettona ed Assisi) e autorizzate dalle autorità locali come socio-assistenziali, qualcosa non va.

La Usl relaziona che invece al Piccolo Carro le attività “risultano riconducibili anche all’area sanitaria” e che “le attività sanitarie sono esercitate direttamente dalla struttura con proprio personale. E’ la Regione dunque ora a mettere nero su bianco, in una nota che porta la firma del dirigente del servizio, che “a norma di legge, le attività sanitarie e socio sanitarie devono essere autorizzate all’esercizio dalla Regione” dunque si diffida la Cooperativa piccolo carro allo svolgimento di qualsivoglia attività sanitaria in quanto non autorizzata ai sensi del rr2/2000.

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Ce lo conferma anche l’assessore regionale alla Sanità Luca Barberini “in Umbria – spiega – per legge non esistono strutture autorizzate ad attività sanitarie e socio sanitarie per questa ragione a seguito dei controlli e delle relazioni pervenute è stata emessa la diffida a scopo cautelativo. Tutto il materiale comprese le relazioni che ci sono pervenute dai Comuni sono già state trasmesse alla Procura”. Perché la Procura indaga per frode in pubblica fornitura e truffa ai danni di enti. Ipotesi di reato per la quale sono finiti nel registro degli indagati la presidente della cooperativa, Cristina Aristei e il vice presidente, Pietro Salerno. Accuse, naturalmente, tutte da dimostrare e sulle quali il pm Michele Adragna potrà far luce anche grazie alla montagna di documenti acquisiti nel corso del blitz dei giorni scorsi dai carabinieri del Nas e dalla Guardia di Finanza tra la sede legale e le cinque sedi operative della cooperativa (appunto tra Bettona, Assisi e Perugia).

Ma il Movimento 5 Stelle (Cristina Rosetti dagli scranni del Comune di Perugia e Maria Grazia Carbonari dal Consiglio regionale) sostiene che il Gruppo tecnico di controllo, già da luglio 2015, aveva segnalato che “le strutture gestite dalla cooperativa il Piccolo Carro…presentano una spiccata connotazione sanitaria accanto a quella socio-educativa…tale da travalicare le competenze attribuite …dal R.R. n. 8/2005” e “chiedevano l’intervento di Comuni e Asl”. 

Perché a fronte di questa chiara segnalazione, gli enti di controllo si sono mossi solamente a marzo del 2016? – chiede la Rosetti – per il M5S la Regione non ignorava tale stato di cose”. E nel mirino dei Pentastellati finiscono anche altre questioni, sul fatto che pochi mesi fa, pur essendoci criticità segnalate dai servizi sociali dei Comuni, sia il sindaco Romizi che la presidente Marini hanno fatto visita al Piccolo Carro. Con loro la garante per l’infanzia, Serlupini.

Carbonari attacca su auto di lusso (Audi A7 e Range Rover, come mezzi ‘di servizio’ della cooperativa, con un fatturato di quasi 5 milioni euro e utili distribuiti tra i 50 soci per oltre 3 milioni) e presenza tra i soci proprio del figlio della garante regionale per l’infanzia. Chiedono una smentita e annunciano anche il coinvolgimento dei parlamentari e richiesta di verifiche da parte del Governo.

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