Il ‘Piccolo Carro’, la struttura di accoglienza per minori al centro di un’inchiesta per “truffa aggravata” partita scorso settembre, è stato dissequestrato.
Il PM Michele Adragna ha accolto ieri (26 gennaio), la richiesta della difesa per la struttura ‘Piccolo carro’, che era stato sottoposta a sequestro preventivo nel novembre 2016.
Sono stati i militari della guardia di finanza di Assisi a notificare il documento con cui il magistrato ha dato, in parte, ragione ai legali dei titolari, Pietro Salerno e Cristina Aristei, fondatori della cooperativa di Bastia Umbra che, con sedi ad Assisi e Perugia si occupa di minori con problemi di dipendenza e di tipo psicologico.
Entrambe i titolari sono, come detto, sono indagati per frode in pubblica fornitura e truffa. L’inchiesta ruota sul nodo delle autorizzazioni rilasciate alla cooperativa e quanto realmente sarebbe accaduto, in virtù, anche di un vuoto normativo regionale, che non rendeva chiaro se le strutture di accoglienza come il ‘Piccolo Carro’ in Umbria, pur avendo medici all’interno del proprio organico potesssero o meno effettuare attività terapeutica, senza la supervisione della ASL di competenza.
Sulla scorta delle indagini i titolari della struttura si sarebbero fatti pagare 400 euro al giorno per ogni ragazzo ospitato e non le 120 previste per chi riceve solo il trattamento socio riabilitativo.
Le prescrizioni
Gli avvocati Massimo Marcucci e Mario Tedesco hanno dunque portato a casa una vittoria solo a metà, il pm gli ha infatti imposto una serie di divieti e prescrizioni. Secondo quanto disposto dal magistrato infatti, la revoca sussiste solo in presenza “di una costante verifica da parte pubblica di ogni aspetto sanitario ricompreso nel trattamento degli stessi soggetti deboli “.
Serve la supervisione della Asl
Il magistrato scrive inoltre che “deve ritenersi vigente e cogente la necessità dell’intervento dei Servizi di Neuropsichiatria Infantile locali nei percorsi di accoglimento e cura dei pazienti minori con problematiche di tipo terapeutico, non potendo, da soli, i medici interni alla struttura privata “Il Piccolo Carro” prescrivere percorsi di cura, anche di concerto con i servizi invianti, né partecipare ad attività di presa in carico – sotto il profilo sanitario – delle mentovate esigenze“.
La classificazione della Regione, spunta la delibera
Prescrizioni che il magistrato ha fatto, “in attesa che vengano definite procedure di autorizzazione ed accreditamento delle comunità terapeutiche, percorso funzionale a garantire professionalità e controllo pubblico della sanità”.
Nel frattempo, sul Bur regionale del 23 novembre 2016, è stata pubblicata la delibera che classifica una volta per tutte le strutture residenziali a valenza terapeutica e terapeutiche per il trattamento delle problematiche di salute mentale e delle dipendenze dei minori.
Nessuna decisione invece sulle strutture residenziali sociosanitarie. Il vulnus non è ancora completamente sanato.