Era stato uno dei fatti di cronaca che aveva destato più clamore, negli ultimi tempi, nell’Alta Valle del Tevere, creando apprensione ed allarme sociale nella comunità di San Giustino e non solo. Erano le ore 4 circa del 7 gennaio scorso, quando una pattuglia dei carabinieri, nel transitare nei pressi di un bar del centro, era venuta in soccorso del gestore che, seduto su una sedia, legato alla stessa con mani e piedi, e il volto palesemente tumefatto, aveva raccontato di essere stato picchiato all’interno del locale e derubato.
Sin da allora un’attenta disamina della versione fornita dall’uomo, dello stato dei luoghi e il modus operandi dei presunti malfattori aveva lasciato non poco perplessi gli investigatori, tanto da ritenere non pienamente plausibile il fatto così come riferito. Da qui l’inizio di un’articolata e complessa attività investigativa, condotta dai carabinieri di San Giustino e di Città di Castello, coordinati dal Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia Giuseppe Petrazzini che, nei giorni scorsi, ha permesso di notificare al gestore di quel bar, un 39enne italiano, e al suo complice, un 36enne di origine albanese, un ”Avviso della Conclusione delle Indagini Preliminari”.
Pesanti le accuse per i due: concorso, a vario titolo, nella simulazione del reato di rapina, nell’appropriazione indebita di sigarette, gratta e vinci e ricariche telefoniche e nel furto di denaro dalle slot machine del bar. Al solo extracomunitario è stato anche contestato il reato di lesioni personali ai danni del sopracitato gestore. Con questa certosina e non facile attività, i carabinieri sperano di aver ridato serenità ad un ambiente sociale non certo abituato a certi fatti di cronaca.