Sette anni per avere una sentenza di primo grado per una cosa tanto brutale quanto può esserlo una violenza sessuale sono tantissimi. Soprattutto se a praticarti quella violenza è stato addirittura un tuo parente e tu non vorresti altro che un po’ di giustizia. E così, quanto accaduto ieri in aula a Perugia, davanti al collegio del tribunale penale, inizia ad averne un po’ il sapore.
Il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, ha infatti contestato la recidiva specifica ora che all’imputato sono arrivate delle condanne definitive relative a reati contro la persona. Una riguarda il tentato omicidio di una sua ex fidanzata e un altro una sentenza per stalking. E questa novità che sembra solo tecnica e processuale, per la donna che si è costituita parte civile con l’avvocato Laura Modena, vuol dire invece una prescrizione più lunga che, in un processo tirato avanti per troppi anni, può fare la differenza.
La vittima all’epoca rimase in ospedale molti giorni, il suo aguzzino, già conosciuto alle cronache locali per numerosi precedenti penali specifici e non, le aveva rotto sette costole, oltre a varie contusioni e altre fratture. L’aveva stuprata in casa sua perché lei era andata a trovarlo. Un orrore riassunto nel drammatico capo d’imputazione.
Ieri, ad ogni modo, i giudici hanno fissato una nuova data per ottobre prossimo quando potrebbero essere sentiti gli ultimi testimoni. L’imputato intanto si trova in carcere perché recentemente arrestato con la stessa accusa per cui è a processo. Nel corso dell’estate infatti anche un’altra donna lo ha accusato di stupro e lui, dopo essere scappato per qualche giorno,poi si è consegnato ai carabinieri che lo hanno portato in carcere.