Vessazioni e aggressione nei confronti dell’ex compagna, del figlio, dei genitori e della sorella. L’ennesimo caso di violenza domestica scoperchiato. Gli operatori della Polizia di Stato del Commissariato di Spoleto hanno dato esecuzione alla misura cautelare del divieto di avvicinamento, messa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Spoleto, nei confronti di un uomo – classe 1981 – indagato del reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti dell’ex compagna, del figlio, dei genitori e della sorella.
Gli accertamenti eseguiti dai poliziotti, costantemente coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto, hanno messo in luce le numerose vessazioni fisiche e psicologiche perpetrate negli ultimi anni dall’indagato. È emerso che l’uomo in più occasioni, a causa anche dell’abuso di alcol, si era lasciato andare a minacce, aggressioni verbali, fisiche e pesanti offese contro la donna procurandole uno stato di sofferenza, depressione e paura. Era arrivato persino a percuoterla durante il periodo di gravidanza, comportamenti che erano proseguiti anche dopo la nascita del figlio e che l’avevano indotta ad interrompere la relazione.
Nell’ultimo periodo, inoltre, le aggressioni erano state rivolte anche nei confronti del figlio – più volte percosso, minacciato e indotto a comunicare tutti gli spostamenti della madre – dei genitori e della sorella, vittime di maltrattamenti abituali e continuativi. La vittima, esasperata dalla situazione, aveva chiesto aiuto ai poliziotti per uscire dall’incubo che stava vivendo.
In ragione della gravità degli episodi, terminati gli accertamenti della Polizia di Stato e ricostruita compiutamente la vicenda, la Procura della Repubblica di Spoleto ha contestato all’uomo il reato di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, facendo richiesta di applicazione di una misura cautelare a suo carico.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Spoleto ha emesso un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna, al figlio e agli altri familiari coinvolti nonché ai luoghi di lavoro o quelli abitualmente frequentati dalle persone offese, prescrivendo all’indagato di mantenere una distanza dalle vittime e dai precitati luoghi non inferiore ai 200 metri. Il divieto, peraltro, è stato corredato da quello ulteriore di mettersi in contatto con qualsiasi mezzo con le persone offese dal reato. Per assicurare il rispetto della misura cautelare, il G.I.P. ha disposto, altresì, il controllo dell’indagato mediante installazione del braccialetto elettronico. Una volta emesso il provvedimento, gli agenti hanno provveduto a rintracciare l’indagato e ad eseguire la misura cautelare; il soggetto deve comunque presumersi innocente sino alla sentenza di condanna definitiva.