Claudio Bianchini
Da oggi l'oasi verde al centro di piazza San Domenico non c'è più, e mai più ritornerà. La piazza più grande del centro storico cambia volto: per qualcuno è stata sfregiata, deturpata, in qualche modo 'violentata'. Per i tecnici comunali che si occupano dei progetti di pavimentazione è stata invece epurata da 'alberature non autoctone' e da un'aiuola inutile quanto anti estetica, che impediva di godere a pieno dell'impatto scenico della Chiesa di Santa Maria Infraportas – la più antica della città – e dell'Auditorium San Domenico. In questi ultimi due anni non sono state risparmiate critiche e contestazioni. Da un lato cittadini sul piede di guerra che – almeno virtualmente, tramite internet – hanno combattuto senza tregua il progetto. E poi Legambiente che ha presentato ufficialmente un progetto alternativo “salva verde” e ancora, giù con le interrogazioni da parte di consigieri comunali di opposizione, e l'indignazione degli operatori economici preoccupati di perdere il piccolo giardino e – specialmente – i comodi posti auto tutt'intorno. Dall'altra tecnici comunali e persino illustri storici, schierati a sostegno dell'opera di restyling. Ma le chiacchiere stanno a zero. Di contestazioni, manifestazioni, sit-in, striscioni nemmeno l'ombra. Nessuna voce s'è levata contro il cantiere. Sono arrivate le ruspe, le motoseghe, gli escavatori e via: le quattro palme sono state estirpate e reimpiantate a ridosso del Cimitero centrale – ironia della sorte, qualcuno le considera già avviate a morte sicura – ed i tre pini marittimi sono stati abbattuti e sradicati. Poche ore, quattro colpi ben assestati ed è stato spazzato via – nel vero senso del termine – quasi un secolo di storia. La piazza tornerà “libera” com'era sempre stata sino agli inizi del '900. Ognuno resterà della sua convinzione, dopotutto “de gustibus non disputandum est”. Ma una cosa è certa, e vale per tutti: da questa mattina tanti folignati si sono recati sul posto a dare uno squardo, a “vedere l'effetto che fa”, a rendersi conto di persona. Bambini stupiti, rimasti orfani dei giardinetti. Scolari disorientati per aver perso un luogo di sosta e di ritrovo, particolarmente 'utile' per scambiarsi qualche coccola prima e dopo le lezioni. E qualche anziano persino con gli occhi lucidi, come se avesse perso vecchi amici, e quelle panchine compagne di mattinate e pomeriggi di meritato riposo. Tutto questo non c'è, e non ci sarà più! Resta una piazza vuota, senza verde, senza senza panchine, senza alberi: da ora in poi la si potrà attraversare – anche in auto – ma non si potrà vivere. Questo è un dato di fatto. Se sarà più o meno bella, quello è un altro discorso ed ognuno ha la sua legittima opinione.