Sono passati tre anni esatti dalla firma dell’accordo di programma ma di Piazza Burri – che avrebbe dovuto essere già terminata entro giugno 2020 secondo la road map ufficiale – non è stato ancora posato nemmeno un mattone.
Come detto, nel giugno 2018, fu approvato dal Consiglio comunale l’accordo di programma integrativo tra Comune di Città di Castello e Fondazione Palazzo Albizzini (finanziatrice del progetto) per la realizzazione dell’ultimo grande sogno del maestro Alberto Burri. L’intesa fu sancita dalla sottoscrizione del sindaco Luciano Bacchetta e del presidente della Fondazione stessa Bruno Corà.
La piazza pensata da Burri, secondo l’accordo, ridisegnerebbe l’attuale Piazza Garibaldi (“piazza dei pullman”). Al posto dell’ex scuola elementare (il cui abbattimento rappresenta il primo step) è previsto un nuovo edificio tutto nero di 16.000 metri cubi con altezza al punto massimo di 20 metri, lunghezza 58 metri e 16 di profondità, al cui interno sorgerebbe il cosiddetto “Alveare”, un centro internazionale per la promozione di grandi progetti e talenti; davanti a quest’ultimo verrebbe collocata l’opera del maestro “Teatro Scultura”, 5 arcate su base circolare con diametro di 14 metri e altezza 9. La struttura “nera” prevede un costo di 15 milioni di euro, a cui se ne aggiungerebbero altri 15 della valutazione di mercato di “Teatro Scultura”.
La rispondenza giuridica e contrattuale dell’accordo di programma tra Comune e Fondazione permette al primo di mantenere la proprietà su piazza e manufatti, pur senza finanziare l’opera ma impegnandosi a rivedere ed adeguare la viabilità. Il compito di finanziare il tutto – sempre secondo l’accordo – compete alla Fondazione e alla società accreditata ad operare per interesse istituzionale dalle autorità degli Emirati Arabi che insieme, dentro la struttura, avrebbero dovuto gestire l’Alveare.
Il caso è tornato proprio giovedì (17 giugno) al centro del Consiglio comunale grazie ad una nuova interrogazione del capogruppo Fd’I Andrea Lignani Marchesani, che già un anno prima (era il 31 luglio 2020), con un altro atto, aveva chiesto (invano) informazioni sul clamoroso stallo del progetto.
Di certo la seconda ondata Covid non ha reso affatto semplici gli incontri istituzionali, specie su un argomento delicato e importante come Piazza Burri “ma oggi – ha ribadito Lignani – è doveroso convocare i rappresentanti della Fondazione eletti dal Comune per conoscere anche lo stato dell’arte sull’impegno degli sponsor esteri (se ancora presenti). In particolare sarebbe gradita la presenza dell’Onorevole Giovanna Melandri (membro del Cda, ndr), per conoscere il contributo apportato in questi anni. L’Amministrazione comunale è inoltre chiamata a rispondere sulla tempistica delle opere necessarie, sui ritardi rispetto al crono programma del 2018, e sul perché i rappresentanti del Comune nella Fondazione non hanno mai relazionato sul loro operato“.
Il sindaco Bacchetta – che ha sottolineato come Piazza Burri sia stato anche un punto importante del suo programma elettorale – ha garantito che questa resta ancora una priorità assoluta, dal punto di visto urbanistico, del richiamo turistico e dell’aspetto culturale. La firma dell’accordo vincolante con la Fondazione, tutela l’Amministrazione dal punto di visto giuridico. La stessa esistenza della Fondazione si basa sul raggiungimento di alcuni obiettivi voluti dal Maestro, tra cui quello di Piazza Burri, ‘conditio sine qua non’ dell’artista tifernate”.
Non si mette certo in discussione che si farà, c’è una convenzione e un contratto che vanno rispettati
“Sarà necessario e opportuno -ha aggiunto Bacchetta – fare un incontro con il Cda della Fondazione, che è già stato sollecitato. Quanto prima avrà luogo una Commissione con l’architetto Sarteanesi, che indicherà tempi e modi della realizzazione di questo progetto così importante, rallentato ma non certo cassato dalla pandemia. Ci sono obblighi scritti da cui non ci si può sottrarre in alcun modo.”
Sui finanziatori degli Emirati arabi Bacchetta ha spiegato che “il rapporto del Comune è esclusivamente con la Fondazione Burri. E’ quest’ultima ad avere obblighi con la città, non certo il finanziatore estero. Che vi siano investitori o mecenati provienienti da altrove non fa differenza se le risorse sono chiare e tracciabile. Il finanziatore, qualunque esso sia, è ben accetto. La convenzione è stata firmata da noi col presidente della Fondazione Corà, loro sono i nostri interlocutori e loro rispondono della realizzazione del progetto“. “Quando abbiamo adottato il protocollo d’intesa – ha precisato Lignani – era dato per assodato il finanziamento estero, non era una possibilità…Se ci sono siamo felici, se non ci sono più però gradiremo sapere perché…“
Riguardo alla Melandri, il sindaco ha chiarito che questa “ha partecipato ad una sola riunione, quella di insediamento. E’ stata nominata nel Cda ma non ha dato un contributo quantitativo né significativo, evidentemente qualcosa non ha funzionato“. “La Melandri è stata messa lì anche per le sue relazioni, così è stato detto da chi l’ha proposta. – ha concluso Lignani – Perché non approfittarne e promuovere un Art Bonus per Piazza Burri proprio sfruttando le abilità diplomatiche dell’onorevole?“