Mobilità aerea, ferroviaria e stradale: un piano trasporti a tutto tondo quello discusso oggi a Palazzo Cesaroni, con i consiglieri riuniti in Assemblea legislativa, che hanno discusso appunto di come integrare nella maniera più efficace lo spostamento di persone e merci. Due i punti centrali nella discussione, ossia il trasporto ferroviario nell’ambito delle reti ferroviarie europee e nazionali, e il miglioramento del collegamento ferroviario con l’aeroporto di Roma-Fiumicino accanto al ruolo dell’aeroporto San Francesco di Perugia come snodo per il Centro Italia. A presentare il piano, oggi pomeriggio, c’era in aula il relatore di maggioranza, Giuseppe Biancarelli.
Con il piano, si vorrebbe puntare dunque al miglioramento dell’accessibilità ferroviaria all’aeroporto di Roma Fiumicino, ad affermare il ruolo dell’aeroporto ‘San Francesco’ all’interno del bacino ‘Centro Italia’ sia come scalo per il traffico turistico e business, sia come scalo sussidiario rispetto al sistema aeroportuale di Roma per il traffico low cost. Torna al centro poi la discussione sull’accessibilità all’alta velocità da parte del bacino centro-settentrionale dell’Umbria, attraverso la realizzazione di una fermata nel tratto Roma-Firenze a sud di Arezzo. Tra gli altri obiettivi previsti nel documento, il collegamento ferroviario verso il nodo Alta velocità di Roma; l’accessibilità all’aeroporto ‘San Francesco’ da parte del bacino regionale da e per Roma/Firenze; l’accessibilità verso l’hub aeroportuale di Roma Fiumicino. Per quanto riguarda il trasporto regionale, ogni giorno circa 18mila passeggeri salgono in treno in una delle 161 stazioni umbre. Ma il 92 per cento del traffico viene assorbito da 32 di esse. L’obiettivo è quello di “far risalire la domanda, consolidare il traffico mettendo a sistema le tratte, integrando i servizi con metrobus sostitutivo, ad orario integrato, utilizzabile con lo stesso abbonamento”.
Le strade – Migliorare e non tagliare fuori l’Umbria dalle reti centrali trans-europee di trasporto terrestri e marittima: questo il punto centrale del piano per quanto riguarda i collegamenti stradali. E ancora migliorare le caratteristiche prestazionali e di sicurezza della rete stradale di interesse nazionale; affermare il ruolo della ‘Piattaforma Logistica Umbra‘ come sistema a servizio di tutto il bacino del Centro Italia; garantire adeguati livelli di fluidità e di sicurezza della viabilità primaria in corrispondenza del nodo di Perugia.
Umbria cerniera – In seduta, si è dunque discusso di “strategie specifiche“, con il piano previsto per il nodo stradale di Perugia. In generale, sul fronte specifico delle infrastrutture stradali, l’Umbria vuole confermare il proprio ruolo di cerniera del traffico nell’Italia centrale. Nel calderone finiscono poi anche la questione della ex Fcu, così come la mobilità alternativa con scale e tappeti mobili, people mover (come il minimetrò di Perugia), Metro Bus, Ibridi e Tram Treni, o le piastre logistiche. Il tutto in vista dell’assetto futuro che si profilerà con l’arrivo delle macroregioni. Da mettere a punto poi la digitalizzazione della mobilità, utile ad
eliminare code con sistemi realtime.
Ad avanzare i primi “dubbi” sulla possibilità che il nuovo piano regionale dei trasporti possa contare sulle risorse (450 milioni circa in dieci anni) di cui ha bisogno per realizzare i suoi obiettivi, il relatore delle opposizioni di centrodestra, è stato Claudio Ricci.
Tra le problematiche individuate da Ricci nel piano in questione, il fatto che “nel 40 per cento degli autobus pubblici ci siano soltanto una decina di passeggeri” e la sottoutilizzazione delle 161 stazioni ferroviarie dell’Umbria, con il 92 per cento dei movimenti che interessano soltanto 32 scali. Tra gli aspetti positivi, Ricci ha elencato la riqualificazione dell’aeroporto San Francesco e l’acquisizione, per questo scalo, della concessione ventennale. Infine Ricci ha definito “una priorità nazionale” il nodo stradale di Perugia, “da finanziare interamente con risorse nazionali“.
Il M5S, con Andrea Liberati, ha parlato invece di “sprechi per una tratta ferroviaria che funziona poco e male, come la Fcu”, di problematiche viarie di un “nodo di Perugia destinato a peggiorare il suo impatto“, di mancanza di un piano trasporti sul fronte logistico e di un piano trasporti ad uso turistico. Liberati, secondo il quale nel piano trasporti “sono troppe le problematiche non affrontate“, ha evidenziato “l’annoso problema della scarsa qualità del servizio ferroviario in Umbria, come ci ricorda il grido di dolore che sale dai pendolari che usano il treno soprattutto per andare ogni giorno al lavoro”. Infine, per la E45, Liberati ha auspicato “un nuovo rapporto con Anas per affrontare la sua riqualificazione in modo sostenibile”.
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