La Cisl dell’Umbria guarda con forte preoccupazione al nuovo progetto di riorganizzazione di Enel. Un piano che prevede ulteriori chiusure di presidi territoriali nella nostra regione, dove la forza lavoro di Enel è diminuita in tre anni di 89 unità al netto delle assunzioni effettuate. Il nuovo progetto di E-distribuzione prevede infatti il superamento dell’Unità Operativa di Spoleto, quella che ad oggi si occupa dell’intera area della Valnerina colpita dagli ultimi eventi sismici.
Nella precedente ristrutturazione Enel Distribuzione (oggi appunto e-distribuzione) aveva già chiuso in Umbria la Zona di Foligno, quella di Terni e l’Unità Operativa di Orvieto. Come sempre l’azienda ha inteso sminuire l’impatto del progetto giustificandolo come un efficientamento che non penalizza il territorio e i lavoratori.
“Le precedenti riorganizzazioni – lamenta il segretario generale della Cisl dell’Umbria Ulderico Sbarra -hanno in realtà portato una forte diminuzione di figure professionali che se di fatto, al momento, sono rimaste al loro posto, nel tempo saranno superate e non più recuperate. In Umbria l’ultimo giro di assunzioni poste in essere sull’intero territorio nazionale ha portato ad una solo unità operativa in più a fronte di molte posizioni vacanti nei turni di reperibilità”.
Ma la preoccupazione della Cisl riguarda comunque la complessiva presenza della multinazionale nel nostro territorio. “Leggendo i dati riportati nella lettera unitaria delle Federazioni di categoria, inviata alle istituzioni e ai parlamentari umbri – prosegue Sbarra – si evince che la forza lavoro di Enel nella nostra regione è diminuita in tre anni di 89 unità al netto delle assunzioni effettuate. Questo forte calo occupazionale di Enel in Umbria non è dovuto solo alle varie riorganizzazioni, ma anche a scelte strategiche che negli anni hanno sempre penalizzato il nostro territorio portando ad un progressivo abbandono dello stesso. Ne sono l’emblema le due centrali termoelettriche del gruppo Bastardo e Pietrafitta. Per la prima, Enel ne ha deciso da tempo la chiusura che di fatto non è ancora stata autorizzata dagli organi competenti perché la centrale è ritenuta ancora necessaria per la stabilità della rete elettrica nazionale. Per Pietrafitta invece non ci si può più fidare delle sole rassicurazioni aziendali di volerla mantenere in funzione. Infatti, nonostante la SEN (Strategia Elettrica Nazionale) attribuisca alle centrali a metano un ruolo strategico nel medio-lungo periodo, l’azienda non prevede nel sito investimenti per poterne aumentare l’efficienza e la redditività nell’attuale scenario del mercato elettrico, cosa avvenuta per centrali simili situate in altre regioni. Inoltre non sono previste assunzioni per poter sostituire il personale uscito negli ultimi tempi e quello che uscirà da qui a pochi mesi”.
Sbarra definisce “drammatica” anche la situazione delle Officine Meccaniche di Terni, una volta polo di eccellenza nazionale in fatto di manutenzione idroelettrica “ed oggi totalmente dimenticate da Enel Green Power, altra società del gruppo che sta investendo in tutta Italia, ma non nella nostra regione”.
La situazione che si va determinando in materia di produzione e distribuzione energetica in Umbria secondo la Cisl è estremamente preoccupante, in particolare per quanto riguarda la scelte e il comportamento di Enel. “Per questo – è l’appello di Sbarra – riteniamo che le istituzioni locali debbano interessarsi di più di queste vicende, per comprendere ed evitare il depauperamento di strutture, professionalità e occupazione e verificare con Enel le strategie del Gruppo nella nostra regione e se esistano possibilità alternative capaci di garantire produzione e fornitura energetica, occupazione e professionalità di altro profilo e qualità”.