“In queste ore apprendiamo dagli organi di informazione che il Mise avrebbe dato il via libera al piano Arvedi per Acciai Speciali Terni. Una modalità che, se venisse confermata, sarebbe inedita e solleverebbe non poche perplessità”. Ad affermarlo in una nota sono Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni, e Alessandro Rampiconi, segretario generale della Fiom di Terni.
“In questo modo – spiegano i due sindacalisti – il ministero sembrerebbe fare propri quei facili e prematuri trionfalismi che avevano preceduto la presentazione delle linee guida al piano industriale, linee guida che come Fiom e Cgil abbiamo definito credibili, perché riteniamo fattibile l’incremento produttivo della parte a freddo, ma che non vanno confuse con il cuore del piano industriale, che deve ancora essere discusso, per capire eventuali ricadute sull’occupazione”.
Per Fiom e Cgil di Terni, l’importante accordo sottoscritto come premessa al piano industriale (aumento dei turni dell’area a caldo e contestuale stabilizzazione di tutti gli interinali, che di fatto chiude la stagione del lavoro somministrato), porterà Acciai Speciali Terni ad attestarsi intorno alle 2450 unità di personale, con un indotto che va oltre le 1000. “Come e perché si possa parlare oggi di 2700 dipendenti, a cui sommare i 130 stabilizzati non lo sappiamo – sottolineano Cipolla e Rampiconi – dato che la presentazione non è arrivata a queste specificità. Chiaramente auspichiamo la difesa e l’incremento dell’occupazione sia dei lavoratori diretti che di quelli dell’indotto (ben più di 2700 dunque)”.
Al di là degli annunci e del legittimo confronto tra istituzioni e azienda, Fiom e Cgil di Terni si aspettano dal Mise una convocazione del tavolo con tutti gli attori per definire gli impegni di ciascuno. “Il miliardo di euro di investimenti è vincolato ad alcuni fattori – rimarcano Cipolla e Rampiconi – come il costo e la produzione di energia verde per supportare la totale decarbonizzazione degli impianti e su questo il ruolo del Governo è decisivo. Dalle istituzioni locali, invece, ci aspettiamo soluzioni su altri fattori localizzativi a partire dalla congestione del trasporto di merci in entrata e in uscita dalla conca ternana, che aumenterà proporzionalmente all’aumento della produzione”. Insomma, se si vuole arrivare ad un patto di territorio per la Cgil è necessario passare immediatamente dai proclami ai fatti: “Abbiamo di fronte importanti sfide che ridisegnano il profilo industriale di una comunità. Ognuno faccia la propria parte e si assuma le proprie responsabilità”, concludono Cipolla e Rampiconi.
A sollecitare la convocazione da parte del Mise è anche la Cisl, in particolare il segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia.
“Il piano industriale presentato una settimana fa dal gruppo Arvedi per le acciaierie di Terni, recentemente acquisite, – evidenzia Benaglia – costituisce uno dei principali elementi di rilancio della siderurgia italiana che ha bisogno di essere accompagnato da un accordo di programma importante ed efficace che sostenga lo sviluppo del polo siderurgico ternano. E’ rilevante non solo lo sforzo finanziario di 1 miliardo di investimenti che Arvedi metterà in campo nel sito, ma soprattutto la scelta, apprezzata dal sindacato, di potenziare le capacità produttive e di innovare con le migliori tecnologie la produzione, con effetti positivi sull’occupazione”.
“Ora – incalza la Fim Cisl – serve accelerare il percorso per definire al MiSE, l’accordo di programma da tempo ipotizzato attorno a questa importante industria: l’adozione di sistemi di energie rinnovabili e dell’idrogeno, la sostenibilità ambientale delle produzioni e la modernizzazione delle infrastrutture, sono tutti elementi indispensabili per la competitività dell’AST di Terni. Aspetti che devono essere messi al centro delle scelte di politica industriale del governo e degli enti locali. Per questo sollecitiamo un rapido avvio dell’iter dell’accordo di programma in questione, decisivo per realizzare il salto di qualità che il sindacato ha da tempo chiesto sull’acciaieria e che ora è alla portata. La vicenda di Terni ci fa toccare con mano come si può creare sviluppo industriale su un settore strategico come la siderurgia in Italia. Ora tocca al MiSE e alle istituzioni dimostrare insieme alle parti sociali che si può fare bene e presto buoni progetti di politica industriale a sostegno. E’ una occasione da non sprecare”.