Niente proroga alla caccia al cinghiale in braccata in Umbria. L’assessore Roberto Morroni respinge le richieste avanzate da esponente della maggioranza e dell’opposizione per arginare i possibili contagi della peste suina africana tra i cinghiali. Un problema che al momento non riguarda l’Umbria, ma solo le aree della zona infetta di Piemonte e Liguria.
“In Umbria non sono stati segnalati ancora casi di peste suina africana (Psa). Proseguirà pertanto il contrasto alla diffusione dei cinghiali, vettori della malattia, secondo la programmazione regionale, ma non potrà essere prorogata la caccia in battuta, poiché non è consentito dalla normativa e potrebbe, anzi, accrescere i rischi di propagazione della Psa” afferma l’assessore regionale alle Politiche agricole e alla Caccia, Roberto Morroni.
“In merito alla problematica della peste suina africana e sulle strategie da mettere in campo per fronteggiarla – dice – la gestione del cinghiale è uno dei nodi cruciali da affrontare. Considerato che la specie è il veicolo del virus fra la fauna selvatica, la diminuzione della densità di popolazione è senz’altro uno degli obiettivi da perseguire, come già stabilito dal Piano di sorveglianza e prevenzione in Italia della Psa 2021 inviato dal Ministero della Salute alle Regioni”.
“Il prelievo venatorio, infatti, costituisce lo strumento più diretto ed efficace – continua Morroni – per ridurre la diffusione dei cinghiali sul territorio, ma va coniugato con i criteri di gestione e di controllo della propagazione della malattia. Nelle ordinanze emanate per le zone dove è stata rilevata la presenza della Psa e nei Piani regionali – evidenzia – vengono individuate, bloccate o limitate tutte le attività che comportano frequentazione delle aree infette e che rischiano di causare stimoli alla mobilità della specie cinghiale. In questa ottica, nelle zone di presenza del virus, in attesa di specifici e mirati piani di abbattimento, è stata sospesa anche la caccia”.
“Di conseguenza, fin tanto che sul nostro territorio non sarà rilevata la presenza della Psa – sottolinea ancora l’assessore – continueranno tutte le ordinarie attività di controllo e di contenimento che, come più volte ribadito, non devono essere considerate attività venatoria e, come tali, non rientrano nella sfera delle prescrizioni previste dal calendario venatorio. Proseguirà, altresì, il prelievo venatorio del cinghiale attraverso la caccia di selezione, come previsto dal calendario venatorio”.
“Non potrà essere prorogata la caccia al cinghiale in battuta – aggiunge Morroni rispondendo a chi prospettava provvedimenti in tal senso – perché non lo consente la normativa in vigore, che prescrive la limitazione del periodo di prelievo della specie cinghiale a un arco temporale di massimo tre mesi, individuati nel calendario venatorio regionale 2021-2022 nel periodo 3 ottobre – 2 gennaio, come regolarmente effettuato. Inoltre, motivi precauzionali spingono a limitare il più possibile le attività che aumentano la dispersione dei capi di cinghiale con il potenziale pericolo di incentivare la diffusione della Psa, nella eventualità che, sebbene non ancora rilevato, il virus sia già presente. Questo principio – rimarca – è indicato e motivato nel Piano di sorveglianza e prevenzione in Italia della Psa 2021 del Ministero della Salute e nel documento allegato al Piano, Elementi di indirizzo per la redazione del piano di gestione a livello regionale”.
“A fronte di quanto appena spiegato – conclude l’assessore Morroni – mi appaiono fuori luogo le dichiarazioni di quanti esortano a una proroga del calendario venatorio”.