L’Umbria pensa di tornare all’apertura della pesca sportiva l’ultima domenica di febbraio. Data già indicata da Lazio e Toscana. E all’unanimità dalla Consulta della Regione Marche, che però non ha ancora deliberato. E a Perugia si attende proprio la decisione delle Marche, alla quale ci si vorrebbe allineare.
Troppo presto per l’Università e per Legambiente. L’associazione ambientalista proprio alla vigilia della Consulta umbra aveva lanciato l’allarme per il ritardo nella riproduzione dovuto al caldo anomalo di questo inverno. Lettura che però, anche sulla base di pareri acquisiti da esperti, le associazioni sportive contestano. Ricordando anche che comunque, nel primo mese di pesca “a piede asciutto”, cioè fuori dall’acqua, non si arrecano danni agli avannotti.
L’assenza di freghe di trota, hanno lamentato alla Consulta della pesca i responsabili delle associazioni della pesca sportiva presenti all’incontro – il presidente provinciale di Perugia di Libera Pesca Marco Peccini, il presidente del Comitato regionale Fipsas Vanni Giorgioni, il presidente provinciale Enalpesca Marco Broccatelli, il presidente di Arci Pesca Claudio Vici – è dovuto al fatto che le trote, soprattutto nelle acque secondarie dell’Umbria, non ci sono, perché non sono state immesse.
Contestando, qualcuno anche con toni molto accesi, il fallimento dell’attività che da da un decennio svolge l’impianto ittiogenico della Regione a Borgo Cerreto. Un impianto da cui le famose trote mediterranee pure non sono uscite. Con un numero limitato di avannotti che sono stati liberati, ritenuti insufficienti dai pescatori. Il cui numero, in Umbria, sta conseguentemente calando in modo drastico, come rivelano i tesserini richiesti e le licenze rinnovate.
Anche perché la Regione Umbria, che nel Piano ittico in scadenza aveva recepito in modo più restrittivo l’indicazione comunitaria per la reintroduzione delle specie autoctone, non ha ottenuto lo scorso anno le deroghe sulle immissioni di cui hanno potuto beneficiare altre Regioni. Per l’anno in corso la richiesta, presentata più tardi, non ha ancora ricevuto una risposta. Quindi, semmai, solo tra qualche mese si potranno immettere iridee sterili.
Peccini parla di “settore distrutto in tre anni”. “Una catastrofe” è il commento, a proposito dei tesserini rilasciati, fatto da Broccatelli, che chiede alla Regione Umbria di avere un ruolo attivo nel cercare il giusto coordinamento con le Marche. Delusione è stata espressa anche da Giorgioni per l’ennesima seduta della Consulta in cui non si fa un passo in avanti, con ambientalisti e Università da un lato e pescatori dall’altro che restano sulle rispettive posizioni. Ma intanto, evidenzia, per le proprie gare agonistiche i pescatori umbri anche quest’anno dovranno emigrare in altre regioni. La situazione preoccupa anche Vici, per il quale l’attività dell’impianto di Borgo Cerreto, così come la politica sulle semine, va rivista.
Anche perché, evidenziano le associazioni di pesca sportiva, il crollo dei pescatori produce anche un evidente danno economico non solo al settore, ma anche ai territori interessati. Lanciando poi l’allarme su ulteriori rischi legati alla scarsità di trote: si avrà una concentrazione sul Nera, il Corno e i pochi altri corsi che ne hanno ancora. E se poi l’Umbria dovesse ritardare l’apertura, in quei fiumi si ritroverebbero anche pescatori di altre regioni.
A fronte delle ingenti risorse comunitarie che vengono destinate ai tentativi di far sparire la trota atlantica per tornare a ripopolare i fiumi umbri con le sole mediterranee, i pescatori lamentano l’assenza di un servizio di vigilanza pubblica sulle acque. Con le guardie volontarie che, a corto di disponibilità, non possono far fronte a situazioni di bracconaggio, inquinamento e altre problematiche che riguardano i corsi d’acqua della regione.
Altro nodo affrontato è quello dei cormorani. Le associazioni di pesca sportiva continuano a lamentare i danni prodotti da questa specie. Sulla quale però l’Ispra non autorizza a intervenire in assenza di richieste di risarcimento e dati certi sui danni prodotti. Sulle acque libere (al Trasimeno, a Corbara) le segnalazioni sono fatte da tempo dalle associazioni di pesca sportiva, che chiede alla Regione di analizzare e quantificare il problema. Impianti ittici e laghetti privati si sono dovuti organizzare, a proprie spese, per arginare la presenza dei cormorani.
Sul pesce siluro i tecnici della Regione hanno detto che stanno approntando degli interventi per l’azione di contenimento in prossimità degli sbarramenti. Azioni di cui, del resto, si parla da tempo.
In questo clima i tecnici regionali – Morroni era assente perché impegnato in Giunta – hanno annunciato, come aveva fatto l’assessore in Aula rispondendo a una interrogazione di Puletti, che a febbraio sarà avviato l’iter per redigere la nuova Carta ittica. Intanto, però, le associazioni di pesca sportiva attendono in tempi celeri la comunicazione circa l’avvio della stagione di pesca.