Pesca alla trota, la politica getta… l’amo. Non si sono raggiunti i toni della caccia, su cui la Lega ha chiesto nei giorni scorsi l’intervento di Salvini sulla presidente Tesei, ma la mozione sul ripopolamento di trote nei corsi d’acqua dell’Umbria poteva essere un altro argomento di aspro confronto tra gli esponenti del Carroccio e l’assessore azzurro Morroni.
In questo caso sono stati i consiglieri leghisti Carissimi e Rondini a raccogliere il malcontento delle associazioni della pesca sportiva e a presentare un mozione in cui, in sostanza, si invoca all’Assessorato maggior coraggio, anche rispetto alle indicazioni dei tecnici, chiedendo al Ministero una deroga sul ripopolamento delle trote. Una richiesta giunta anche da Mancini, che sulla caccia ha già incrociato, in più occasioni, la sciabola con Morroni.
Mozione sulla quale c’è stato anche il tentativo di convergenza con le opposizioni, con Bianconi e De Luca (uno della Valnerina, l’altro ternano, e quindi provenienti da zone particolarmente vocate per la pesca alla trota, ma anche molto delicate dal punto di vista ambientale) che alla fine non si sono sentiti soddisfatti delle modifiche proposte al documento iniziale ed hanno quindi votato contro.
L’assessore Morroni, nel suo intervento, oltre ad argomentare l’operato del suo Assessorato, ha mandato due messaggi politici per non essere messo all’angolo dai sostenitori dei pescatori oggi come dei cacciatori ieri.
Il primo, rivolto agli esponenti politici e soprattutto alle associazioni della pesca: non è sul tavolo della Regione (che applica direttive e norme) che dovete sbattere i pugni, ma su quello del Ministero.
Il secondo: l’operato è condiviso da tutta l’amministrazione regionale. E a livello nazionale, tutti gli assessori, in sede di Commissione politiche agricole, hanno concordato sull’opportunità di aprire un confronto con il Ministero su questo tema. Insomma, non è un problema creato dalla Regione Umbria – questo il messaggio – ne tantomeno dall’assessore Morroni.
Al Ministero della Transizione ecologica, entro la fine di settembre, la Regione Umbria invierà lo studio del rischio elaborato a supporto della richiesta di deroga per l’immissione di specie alloctone sulla base di interessi pubblici. Richiesta che la Regione Umbria inoltrerà per consentire lo svolgimento delle gare di pesca e in vista dell’apertura della pesca alla trota. Deroga che, sulla base di quanto fatto nelle Marche, sarà richiesta per la trota iridea sterile. E, in virtù della mozione approvata, della trota fario, almeno modificando il limite della purezza fissato al 98%. Un limite “prudenziale”, ha detto l’assessore, in attesa di una risposta dall’Ispra. Perché attualmente le immissioni possibili riguardano soltanto le trote mediterranee certificate geneticamente.
Morroni ha ribadito che sulla base della circolare esplicativa inviata dal Ministero il 15 marzo scorso e delle successive comunicazioni dello stesso Ministero e dell’Ispra, le Regioni non possono derogare, senza autorizzazione, al divieto di immissione di specie alloctone, tra le quali, per l’Umbria compare la fario atlantica.
Le deroghe, comunque, riguarderebbero soltanto esemplari sterili. E sul mercato, secondo quanto comunicato da Morroni, non esisterebbe al momento la disponibilità di trote fario sterili, per la cui produzione occorrerebbe dunque attendere due anni. Disponibili, invece, sono le trote sterili iridee, non particolarmente adatte per le gare.
Nel frattempo Morroni difende il processo di ripopolamento con la trota mediterranea, prodotta nell’impianto ittico di Borgo Cerreto. Un cambio, ha ammesso, che sta determinando disagi per la pesca sportiva a seguito dell’approccio “rigorista” del Ministero. Rivendicando però i “primi risultati di un impegno importante” da parte della Regione Umbria. Con i monitoraggi che avrebbero mostrato un buon livello di ambientamento della trota mediterranea sulle acque umbre.