Categorie: Economia & Lavoro Perugia

Perugina – Nestlè | Pd “no ai licenziamenti. Situazione grave”

Arriva fino a Palazzo dei Priori l’urlo dei lavoratori della Perugina – Nestlè: a rischio licenziamento ci sono 300 dipendenti, anche in base a quanto dichiarato da Rsu e sindacati. E’ questo il motivo del loro stato di agitazione, dichiarato per via della mancanza di un piano industriale della multinazionale e della riduzione dei volumi produttivi.

Perugina, paura per esuberi | Lavoratori chiedono risposte a Nestlè

Dal Comune di Perugia, il consigliere Tommaso Bori ha presentato quest’oggi, a nome del gruppo del Partito Democratico, un ordine del giorno in cui si chiede un impegno forte da parte di Sindaco e Giunta sulla vertenza Nestlé-Perugina. “Ormai non c’è più tempo da perdere – sostengono i consiglieri PD a Palazzo dei Priori – la situazione è grave ed occorre un cambio di passo da parte dell’amministrazione cittadina. Dichiarazioni rassicuranti, ma prive di fondamento, come quelle fatte da parte di alcuni membri della Giunta nei mesi scorsi non bastano più. Occorre aprire un tavolo su una vertenza che riguarda l’intera città. Auspichiamo che il nostro ordine del giorno – continuano i democratici – venga sottoscritto da tutti i gruppi, sia di maggioranza che di opposizione, che siedono a Palazzo dei Priori.”

Bori ricorda inoltre come nei mesi precedenti l’assessore Fioroni a precisa domanda sulla situazione dell’azienda abbia risposto: “le informazioni ottenute in realtà ci fanno sperare che la situazione sia meno grave di quanto appare. I dati sulla performance di mercato dei prodotti Perugina nel 2014 non danno un calo dei volumi, anzi, ci dicono che la criticità non è su questo brand. Tanto è vero che all’interno del mercato di Expo i due brand scelti da Nestlé saranno S. Pellegrino e Baci perugina. Certo, un monitoraggio attento va fatto, occorre anche confidare nella politica, che molte aziende stanno facendo, di saturazione degli impianti con produzioni in conto terzi ai fini di realizzare economie di scala. La relazione sindacale tra la dipendente e la Nestlé non ci riguarda – prosegue l’assessore – ma l’impatto sul territorio del destino di Perugina ci interessa. Per ora – conclude – il malato non mi sembra così grave, se dovesse peggiorare, ci sarà tempo per correre ai ripari”.

Perugina smentisce, “mai incontrato Fioroni” / Nestlè “impegnata nel rilancio di San Sisto”

Ma il Partito Democratico smentisce e dichiara: “la situazione Nestlé – Perugina è molto complessa da anni per la precarizzazione del personale e, nell’ultimo periodo, vi è stato un aumento della tensione tra lavoratori, sindacati e vertici aziendali per il continuo ricorso ad ammortizzatori sociali, precarizzazione del personale, paventati licenziamenti e riduzione della produzione. Sono ormai in scadenza i contratti di solidarietà stipulati nel 2013, dunque con sacrificio dei lavoratori che rinunciano a parte dello stipendio per evitare il licenziamento dei colleghi, si è cercato di mettere in sicurezza l’impianto della fabbrica di San Sisto. È stato fatto dopo le occasioni perse nella campagna 2013/14 per ricreare le condizioni di competitività ed efficienza utili a riposizionare la Perugina nel sistema Nestlé Europa. Nonostante i sacrifici dei lavoratori la Nestlé ha continuato a ridimensionare lo stabilimento della Perugina dismettendo produzioni perché fuori mercato e delocalizzando molte commesse”.

Una posizione rincalzata dagli stessi delegati Rsu di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, Luca Turcheria, Mirco Mezzasoma e Fabiano Rosini, i quali nei giorni precedenti hanno denunciato i mancati segnali di ripresa ed i piani di investimento che traballano. “Non aspetteremo che si esaurisca l’accordo di solidarietà per ritrovarci in mano la patata bollente di ridimensionamenti del sito ma, insieme alle segreterie di categoria, è nostra intenzione, se non avremo risposte convincenti, avviare subito un percorso vertenziale insieme ai lavoratori. L’obiettivo è ridare alla nostra fabbrica un ruolo da protagonista all’interno del gruppo Nestlé”. Così vuole fare anche il Partito Democratico, evitando che “dalla crisi siano colpiti gli anelli più deboli“.