Maurizio Landini che cerca consensi tra i lavoratori dello stabilimento di San Sisto della Perugina (nella foto) in vista della sfida di gennaio per la segreteria nazionale della Cgil; Carla Spagnoli, pronipote di quella Luisa che, con le sue intuizioni, ha reso leggendario quel marchio ora in mano degli svizzeri della Nestlé, che coglie l’occasione per puntare ancora una volta l’indice contro i rappresentanti locali della Cgil che hanno gestito la vertenza, Michele Greco e Luca Turcheria.
Lo stabilimento Perugina, pur con le limitazioni legate all’accordo che ha posto fine alla dura vertenza, fa sempre notizia.
Landini ricorda la “dura vertenza” della Perugina e, rispondendo alle sollecitazioni di alcune lavoratrici, afferma: “Credo che dopo quell’accordo, che era il massimo che si poteva ottenere in quella situazione, sia necessario tirare fuori le paure, i risentimenti e tutte le preoccupazioni e discuterne insieme, anche litigando se necessario. Ma deve essere chiaro – conclude Landini – che se qualcuno pensa di risolvere i propri problemi da solo, allora il sindacato finisce e siamo tutti più deboli. Al contrario, solo attraverso l’unità del lavoro, in tutte le sue forme, possiamo trovare la forza di cambiare”.
Spagnoli: “Un accordo capestro”
Le valutazioni di Landini sull’accordo non vanno giù a Carla Spagnoli, esponente del Movimento per Perugia e soprattutto pronipote di Luisa Spagnoli, come lei stessa ricorda nella lettera aperta indirizzata all’ex numero uno dei metalmeccanici Cgil. “In realtà quello è stato un accordo capestro, disastroso – replica Carla Spagnoli – che ha portato solo esuberi, costretto maestranze a lasciare l’azienda (anche se lo hanno fatto passare per uscita volontaria incentivata!!!) e ha ‘ucciso’ la storia e la natura stessa della Perugina, che prima di allora non era mai stata un’azienda di solo cioccolato, ma un immenso mondo dolciario, fatto di Bacio, cioccolato ma anche di dragèes, caramelle, torroni, panettoni e molto altro“.
Spagnoli ricorda invece che ora “lo stabilimento di San Sisto è stato in parte svuotato, sono stati portati via macchinari, sono stati esternalizzati i reparti dei biscotti, delle caramelle e delle strenne e prodotti storici sono stati cancellati (penso alle caramelle “Cinzia”) senza essere sostituiti da nuovi prodotti o nuovi volumi produttivi“. E di tutto questo accusa il sindacato e in particolare la Flai Cgil. Per un atteggiamento al ribasso che, a giudizio di Carla Spagnoli, ha consentito a Nestlé di poter “cedere senza colpo ferire le ‘Ore Liete’ e le caramelle, due reparti che occupavano centinaia di operai“. E la caramella “Rossana”, uscita dalla Perugina “senza nemmeno un minuto di sciopero“.
“Eppure ai tempi di mio padre Lino – afferma Carla Spagnoli – la Cgil, per molto meno, organizzò le barricate, con tanto di scioperi feroci e ad oltranza: facevano il loro mestiere, difendere gli interessi dei lavoratori. Su quelli di oggi, meglio stendere un velo pietoso: non penso sia un caso se nel 1988, all’arrivo di Nestlè, i dipendenti erano tra i 3000 e i 4000, mentre oggi sono poco più di 600“.
L’erede di Luisa e Lino Spagnoli veste i panni della sindacalista, affermando di essere stata lasciata sola a “battere i pugni e incalzare Nestlé” per difendere le produzioni dello stabilimento di San Sisto. Mentre “certi sindacalisti” si mostravano “sempre più distaccati dal mondo operaio“.
Carla Spagnoli conclude il suo messaggio con un appello accorato all’ex numero uno della Fiom: “Ripeto, gentile Landini, questa mia lettera non vuole essere un attacco, anzi: è un invito a riflettere, a valutare bene le informazioni che riceve, specie sulla Perugina. Meglio ascoltare direttamente le maestranze“.
Il mondo, intorno allo stabilimento Perugina, appare insomma capovolto.