Il giorno della verità, l’ennesimo, per i lavoratori dello stabilimento Perugina Nestlé di San Sisto. Ma questa volta, l’incontro fissato giovedì al Ministero dello Sviluppo economico sarà veramente uno spartiacque per i dipendenti, in attesa di conoscere il loro futuro. E lo sarà soprattutto per Nestlé Italia. Perché a due settimane, poco più, dalle elezioni politiche, lo scenario, e gli interlocutori istituzionali, potrebbero cambiare. Il vice ministro Teresa Bellanova, nell’ultimo incontro a gennaio, aveva offerto il massimo del tempo a disposizione ad azienda e sindacati per giungere ad un accordo. Il tempo ora è scaduto e le parti sono lontane.
Il nodo è soprattutto la richiesta di attivazione, da parte della multinazionale, della cassa integrazione “speciale” prevista per gestire le crisi delle grandi aziende. Gli ammortizzatori in essere scadranno infatti il 30 giugno. I sindacati lanciano l’ultimatum: basta ambiguità, Nestlé dica sì o no alla cassa integrazione. Ma la multinazionale copre le sue carte, fino all’ultimo. Il direttore delle relazioni industriali di Nestlé Italia, Gianluigi Toia, alla vigilia del tavolo al Mise, usa la carota e il bastone. Ha infatti spiegato all’Ansa che “si sta valutando” la proposta di proroga della cassa integrazione straordinaria. “Non siamo contrari – ha detto – e ben venga se può essere utile a dare maggiore tempo alle persone per trovare una ricollocazione sul territorio”. Una risposta ai sindacati, che avevano accusato l’azienda di fare melina sulla cigs per togliere di fatto potere contrattuale ai lavoratori e costringerli ad accettare le soluzioni prospettate dalla multinazionale. Lo stesso Toia ha però aggiunto: “Ci sono comunque dei vincoli normativi da approfondire. Quindi è una soluzione possibile ma non certa. Può essere un aiuto, ma nel frattempo non perdiamo altro tempo”.
Difficile capire quali aspetti siano ancora da chiarire, visto che il Governo spinge perché venga attivato un ammortizzatore sociale tagliato su misura per la Perugina e poche altre vertenze. E soprattutto, quando i manager di Nestlé hanno eventualmente intenzione di approfondire questi aspetti normativi. Di certo, la richiesta in questo caso sarebbe gestita dal nuovo Esecutivo.
E sempre Toia sposta però il confronto su un altro piano, quello della gestione degli esuberi (364 quelli annunciati dall’azienda un anno fa): “Finalmente siamo entrati in un’ottica di gestione degli esuberi e non di sogni su improbabili soluzioni legate a poli logistici del tutto fantasiosi”. Tant’è che Nestlé starebbe per pubblicare l’elenco delle imprese del territorio già disponibili ad assumere 43 lavoratori in uscita volontaria dalla Perugina. Aziende a cui la multinazionale darebbe un bonus di 30mila euro a lavoratore riassorbito. A questi poi, andrebbero aggiunti i 50 posti assicurati dalla Servizi associati. Un punto, quest’ultimo, su cui i sindacati vogliono vederci chiaro, perché si teme che questi posti vadano a discapito di altri lavoratori.
Alle parole di Toia è giunta la replica immediata di Luca Turcheria (Rsu Perugina Flai Cgil) impegnato in un incontro istituzionale con la presidente del Consiglio regionale, Donatella Porzi: “Chiediamo a Nestlé di approcciare correttamente l’appuntamento di giovedì e di ricorrere a tutti gli strumenti messi a disposizione dalle leggi dello Stato”.
Incontro con le istituzioni, quelle locali, anche a Magione, dove lavoratori ed Rsu si sono confrontati con i sindaci Betti (Corciano) e Chiodini (Magione). L’assenza del primo cittadino di Perugia, Romizi, è diventata subito una questione di scontro politico. I temi trattati, invece, gli stessi degli ultimi appuntamenti: la cassa integrazione straordinaria e le aziende del posto disposte a riassumere chi esce dalla Perugina. Sul primo punto, tutti concordano. Il secondo aspetto, invece, sta ormai dividendo anche i lavoratori.