Stava tranquillamente effettuando una battuta di caccia in compagnia di altri cacciatori, nelle campagne del marscianese, quando, sottoposto ad un normale controllo da parte dei vigili della Polizia Provinciale, è risultato sprovvisto del porto d’armi per l’uso venatorio. A finire nei guai, un quarantasettenne del posto, con specifici precedenti penali per bracconaggio, a causa dei quali gli era stata sospesa la licenza di porto di fucile per uso caccia. All’uomo – sul quale già gravava un provvedimento di divieto di detenzione di armi e munizioni emesso dalla Prefettura di Perugia – è stato sequestrato il fucile, in più è stato denunciato a piede libero all’Autorità Giudiziaria per porto abusivo d’arma (reato che prevede la pena dell’ arresto fino a 18 mesi).
Dagli accertamenti effettuati successivamente dagli agenti provinciali, è emerso che il fucile utilizzato dall’uomo era in realtà di proprietà del figlio, anche lui impegnato nella stessa battuta di caccia, il quale, incurante dei rischi che avrebbe potuto comportare, lo aveva affidato al padre. Anche per il giovane è quindi scattata la denuncia alla Magistratura per “non aver assicurato con ogni diligenza e nell'interesse della sicurezza pubblica la custodia di un’arma da fuoco, affidandola incautamente a persona che non ne aveva titolo”, reato per il quale rischia l’arresto da 1 a 3 mesi.