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Perugia ricorda le vittime delle foibe | Corona d’alloro a Madonna Alta

Questa mattina, in occasione della “Giornata del ricordo”, istituzionalizzata con legge dello stato numero N. 94 del 2004, il Comune di Perugia, l’Associazione “Venezia Giulia Dalmazia” e “Il Comitato 10 Febbraio” hanno ricordato una delle pagine più dolorose della storia nazionale: l’esodo di circa 350mila nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia e l’eccidio di diverse migliaia di uomini e donne finiti nelle foibe del Carso.  Per tenerne vivo il ricordo, alle ore 12, presso il parco perugino intitolato alle “Vittime delle Foibe” nel quartiere di Madonna Alta, è stata deposta una corona di alloro ed è stato suonato il Silenzio. Hanno partecipato alla cerimonia il presidente del Consiglio comunale Leonardo Varasano, l’assessore Teresa Severini, il vice presidente Lorena Pittola, i consiglieri Michelangelo Felicioni, Carlo Castori e Massimo Perari, oltre a rappresentanti delle istituzioni militari.

Il Giorno del ricordo è una solennità che vuole conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe (8 settembre 1943-10 febbraio 1947), dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. La data prescelta cade nel giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati molti dei corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, “foibe”.

Il fenomeno dei massacri delle foibe è da inquadrare storicamente nell’ambito della secolare disputa fra italiani e popoli slavi per il possesso delle terre dell’Adriatico orientale, nelle lotte intestine fra i diversi popoli che vivevano in quell’area e nelle grandi ondate epurative jugoslave del dopoguerra, che colpirono centinaia di migliaia di persone in un paese nel quale, con il crollo della dittatura fascista, andava imponendosi quella di stampo filosovietico, con mire sui territori di diversi paesi confinanti.

Aprendo l’incontro, il presidente Varasano ha sottolineato che l’Amministrazione comunale celebra oggi per il sesto anno consecutivo il “giorno del ricordo”. L’importanza del 10 febbraio è confermata dalla presenza massiccia dei rappresentanti delle Istituzioni. Varasano ha precisato che il giorno del ricordo è collegato ad una eredità civile e storica che si è manifestata in due modi differenti: innanzitutto il male, contraddistinto da due fenomeni orribili, ossia le Foibe del Carso e l’esodo, che ancora oggi “parla ed ha sangue e carne”. “In secondo luogo questa commemorazione ci consente di ricordare una lunghissima “smemoratezza” che per tanti anni ha permeato questa vicenda e che non dovrà più ripetersi. Noi siamo qui, infatti, per testimoniare questa esigenza”.

Chiudendo il suo intervento, Varasano ha letto una preghiera di Monsignor Antonio Santin (1895-1981) che fu vescovo di Fiume, Trieste e Capodistria: “Quello che è stato non deve più esserci, ma deve ergersi a cattedra per il futuro” e ricordato due “infoibati”, ossia Beato Francesco Bonifacio e Norma Cossetto. Alla cerimonia hanno partecipato il rappresentante dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia Franco Papetti e la rappresentante del Comitato 10 febbraio dell’Umbria Avv. Raffaella Rinaldi, che hanno voluto ricordare tutti i nostri connazionali, compresi due umbri, vittime dell’eccidio.