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Perugia: no ad un “Italia senza Province”

È partita oggi, a Perugia, un’iniziativa destinata a segnare un punto importante nella lotta all’abbattimento dei costi della politica, contro la decisione governativa di chiudere gli organismi provinciali. Il Presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi, ha infatti espresso, durante il convegno dal titolo “L’Italia senza le province”, tenutosi questo pomeriggio presso il centro congressi Aldo Capitini di Madonna Alta, il suo no al provvedimento che prevedrebbe la cancellazione di questi enti locali. “Siamo qui per ribadire con forza, in questa giornata di mobilitazione, la centralità e il ruolo delle Province che, oggi, devono essere ridefinite in un'ottica di riorganizzazione, riducendo e contenendo i costi: non si possono cancellare, con un colpo di spugna, enti di natura elettiva che hanno assolto una funzione storica in questi 150 anni di storia italiana”. Guasticchi ha precisato come il suo non sia un discorso sterile e futile, ma preveda piuttosto una reale riqualificazione del ruolo delle province: “non ci vogliamo barricare in una strenua difesa dell’ente provinciale tout court, ma rilanciarne il ruolo significativo e importante e ribadirne l'utilità, troppo spesso e in maniera superficiale, messa in discussione, anche a causa della non conoscenza di quanto l'ente ogni giorno si spende per il bene della collettività tutta”. Un affondo, poi, alla questione dei costi della politica: “vogliamo far capire che affrontare il problema dei costi della politica, non è sinonimo di abolizione delle Province, il vero spreco è annidato altrove: basti ad esempio prendere atto di un dato che ripetiamo sempre, quello del costo di enti intermedi non elettivi che ammonta a ben 7 miliardi di euro”. Abolire enti locali come le Province, secondo il Presidente, dunque, significherà “gettare nel caos istituzionale l’Italia”. Il tutto si è poi concluso con una previsione non proprio rassicurante: “se si vorrà procedere nella direzione sbagliata dovremo fare i conti addirittura con un aggravio della spesa pubblica, che si avrebbe dal passaggio dei dipendenti provinciali alle Regioni o dal trasferimento di competenze di area vasta ai Comuni”.

Ale.Chi.