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Perugia, mistero fitto sul delitto di Cenerente. Nessuna traccia dei responsabili

Proseguono senza sosta ma ancora senza una pista prioritaria le indagini della Squadra mobile di Perugia, nel tentativo di far luce sul delitto scoperto venerdì scorso in una villetta bifamiliare di Cenerente, nella prima periferia di Perugia.

Sebbene siano ancora in corso i rilievi sul posto alla ricerca di qualche traccia che possa tradire l'identità del responsabile o dei responsabili di quello che è considerato in maniera ormai assodata un duplice omicidio, sembra che all'interno del casolare non siano stati finora ritrovati indizi utili in questo senso.

“Sicuramente hanno usato dei guanti”, ha commentato il dirigente della Squadra mobile Marco Chiacchiera, relativamente alla totale assenza di impronte e di altre tracce fisiche sul luogo del delitto, setacciato per giorni interi dagli uomini della polizia scientifica di Roma.

L'unico, notevole ma forse inutile, elemento offerto dal luogo del delitto, trovato dagli iquirenti sul letto di una delle vittime, è un martello del tipo utilizzato in edilizia, arma usata per colpire più volte alla schiena Sergio Scoscia, l'uomo di 52 anni, morto secondo l'autopsia per soffocamento. La madre 74enne Maria Raffaelli, secondo l'esame, sarebbe invece deceduta per infarto, forse dopo un tentativo di soffocamento.

Più ipotesi sul tavolo – Restano ancora tante le ipotesi alle quali sta lavorando la polizia per tentare di far luce sul complesso delitto, in un'indagine che ha visto fin'ora una cinquantina di persone interrogate. Oltre ai familiari, gli uomini della Mobile hanno cercato indizi e informazioni utili tra tutti i lavoratori del cantiere adiacente alla bifamiliare, da cui si ritiene provenisse il martello, e parlando con diverse persone del vicinato.

Per il momento la polizia sembra non credere troppo alla pista della rapina, inizialmente ipotizzata per via dell'attività di orafo per cui Scoscia era noto e che continuava a fare in tempi recenti in una porzione della sua abitazione. Secondo gli inquirenti, però, alcuni oggetti in oro sarebbero stati trovati nel laboratorio, frazione della casa rimasta inviolata dalla visita degli assalitori. Altra ipotesi ritenuta poco attendibile dagli inquirenti è l'eventuale coinvolgimento di qualche familiare nella vicenda, ventilata da alcuni organi di stampa nei giorni scorsi. La sorella di Scoscia, che abita con il figlio e il compagno nella porzione adiacente del casolare, gestiva insieme a lui fino a circa dieci anni fa l'attività di orafo.

Una pista non esclusa, ha invece confermato Chiacchiera stamattina, è quella ipotizzata nell'edizione odierna de Il Messaggero, secondo cui gli aggressori potrebbero essere gli stessi autori di una rapina avvenuta un mese prima del delitto, forse per il timore di essere stati riconosciuti. Nella precidente vicenda, Scoscia fu sorpreso e colpito dai ladri durante un tentativo di rapina messo in atto con dinamiche molto simili a quelle della notte del delitto. In quegli istanti l'uomo potrebbe aver riconosciuto qualcuno degli aggressori, finendo per divenire un testimone scomodo.

Francesco de Augustinis